2008-10-22 14:23:58

Storico accordo in Bolivia sulla nuova Costituzione. Scongiurata la guerra civile


Accordo storico in Bolivia sulla nuova Carta costituzionale: il parlamento ha approvato ieri con oltre due terzi dei voti una legge che permette di convocare un referendum popolare, in programma per il 25 gennaio prossimo, per ratificare la nuova Costituzione. L’intesa, frutto di un braccio di ferro di un paio d’anni, scongiura il pericolo di una guerra civile. Grande soddisfazione da parte della Chiesa. Ma qual è il valore di questo accordo? Lo abbiamo chiesto a Luis Badilla, esperto dell’area latinoamericana:RealAudioMP3

R. – Grandissimo, tutta la stampa boliviana e latinoamericana, in queste ore, usa la parola “storico” e penso che non sia una parola sprecata. Primo perché evita una guerra civile, lo dobbiamo dire con sincerità: la Bolivia camminava in modo galoppante verso una guerra civile. In qualche modo questa guerra civile si è prolungata in questi due anni in modo strisciante con dolori, lutti, e via dicendo. La seconda considerazione che va fatta, è che questo accordo dovrebbe consentire una Carta costituzionale condivisa non solo da una parte del Paese, seppure maggioritaria, bensì da tutto il popolo boliviano, che concorda sull'insieme di regole del gioco della convivenza.

 
D. – Quale è stato il ruolo della Chiesa in questo cammino, in questi due anni?

 
R. – Fondamentale, centrale: stanotte il segretario generale della Conferenza episcopale boliviana ha emesso un breve comunicato nel quale sottolinea il contributo della Chiesa che è stato quello di richiamare proprio a questo metodo, cioè al metodo del negoziato, del dialogo, della ricerca del consenso. Di fatto, l’accordo raggiunto stanotte nel seno del parlamento boliviano, non è altro che quello che la Chiesa e altre Chiese cristiane, non solo quella cattolica, hanno chiesto fin dall’inizio della crisi: trovare, tramite il dialogo, tramite il negoziato, tutto quello che unisce il popolo boliviano per poter discutere poi su quello che lo divide.

 
D. – Quale è stato, invece, il ruolo del nuovo organismo dell’UNASUR, l'Unione delle Nazioni Sudamericane?

 
R. – Questo organismo ha avuto un ruolo molto determinante, seppure più politico. Non più di un mese fa, l’UNASUR, unito in modo straordinario a Santiago del Cile, ha espresso solidarietà al presidente Evo Morales, dopo che c’erano stati degli incidenti; poi si erano espulsi a vicenda, l’ambasciatore statunitense in Bolivia e quello boliviano negli Stati Uniti. Al tempo stesso però, ha chiesto al presidente Evo Morales di raggiungere un accordo, di non continuare il braccio di ferro. Evo Morales ha avuto l’intelligenza di capire, di accettare, ha aperto il negoziato e, come stiamo dicendo adesso, dopo due settimane, si è arrivati ad un accordo.

 
D. – In particolare, quale è stato il ruolo del presidente Evo Morales che ha fatto comunque delle importanti concessioni?

 
R. – Sì, il presidente Morales ha, da una parte ottenuto delle cose fondamentali: innanzitutto che il testo fosse sottoposto ad un referendum con una data già precisa, specifica, che non era stata possibile fissare prima. In secondo luogo ha potuto introdurre alcuni articoli sul latifondo, però al tempo stesso, le opposizioni sono riuscite ad ottenere dal presidente – e in questo va dato atto alla lungimiranza di Evo Morales – di poter modificare il testo che ha, per così dire concluso l’Assemblea costituente, in modo tale che, al referendum, possa essere presentato un testo che considera anche l’opinione delle opposizioni.







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