Proseguono le violenze anticristiane in Orissa: Chiesa preoccupata per le scelte del
governo
Sono inaffidabili le Commissioni di inchiesta scelte dal governo dell’Orissa per indagare
sulle violenze dei cristiani ad opera degli estremisti indù. A riferirlo in un comunicato
diffuso da AsiaNews, è mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar,
in Orissa, che ha aggiunto di “non avere fiducia” nei due giudici scelti dal governo
perchè sospettati di “voler coprire le malefatte” dell’esecutivo e delle sue forze
di polizia, “che hanno agito in modo vergognoso”. Dichiarazioni che arrivano dopo
la decisione dello Stato – accusato da tempo di inattività e di collusione con gli
estremisti indù – che ha detto di rifiutarsi di pagare la ricostruzione delle chiese
distrutte dagli integralisti. Intanto si registrano ancora violenze: stamane una chiesa
cattolica a Tikamgarh, nella diocesi di Satna nel Madhya Pradesh, ha rischiato di
essere bruciata. Il 19 ottobre scorso, nel Karnataka, 4 seminaristi sono stati picchiati
da membri del VHP, Vishwa Hindu Parishad, che li hanno accusati di “proselitismo e
conversioni forzate”. Mons. Cheenath, nella sua dichiarazione, critica lo Stato dell’Orissa
per aver scelto i membri della commissione “senza consultare la comunità vittima
delle violenze”, che voleva un giudice “indipendente” e di “volontà forte”, capace
anche di fare emergere le responsabilità dei rappresentanti dello Stato nelle violenze
in atto. Il presule inoltre evidenzia come, sebbene la Commissione sia nata dopo oltre
un mese dai fatti sanguinosi, ora il giudice voglia concludere in fretta la raccolta
di esposti da parte dei cristiani, fissando per il 15 novembre il termine massimo
per la presentazione della documentazione. Il vescovo ha inoltre aggiunto come le
violenze “sono ancora in corso”, che molti cristiani sono ancora “nascosti nelle foreste”
e pertanto non hanno la tranquillità per presentare le loro denunce inoltre a loro
non si garantisce alcuna incolumità e sicurezza. Infine mons. Raphael Cheenath afferma
di avere rispetto per l’induismo, “una religione di pace, non-violenza e tolleranza”.
Per questo, egli dice, “chi ha attaccato i cristiani in nome della religione è profondamente
anti-indù e anti-nazione. Essi cercano di dividere e indebolire la nostra meravigliosa
nazione, fatta di persone dal cuore generoso e nobile”. A causa di ciò, si dice “profondamente
dispiaciuto che la nostra leadership nazionale non sia capace di agire con coraggio
e in modo decisivo, con passione e chiarezza per sfidare queste forze”. Negli attacchi
contro i cristiani in Orissa “non è in gioco solo il futuro dei cristiani, ma il futuro
democratico della nostra nazione”.(B.C.)