Dall’UE 55 milioni di euro per combattere lo sfruttamento di minori via internet
55 milioni di euro per contrastare pedo-pornografia e violenza attraverso internet:
è il programma votato stamane dal Parlamento europeo che sarà operativo dal primo
gennaio 2009. Il 30% dei minori interpellati in Europa ha confermato di essersi imbattuto
almeno una volta in messaggi di estrema violenza o in trappole di abusi sessuali o
in messaggi che incitano al suicidio o all’anoressia. Non è il solo dato di un fenomeno
agghiacciante. Fausta Speranza ne ha parlato con l’on. Roberta Angelilli,
relatrice del provvedimento:
R. – Noi
dobbiamo pensare che soltanto negli ultimi dieci anni i siti che propongono materiale
pedo-pornografico sono aumentati, in Europa, del 1.500 per cento. Gli obiettivi sono
la riduzione dei contenuti illegali o nocivi e il contrasto dei comportamenti dannosi
on-line, e poi informazione, partecipazione e prevenzione per sensibilizzare il pubblico
sia sulle opportunità, ma anche sui rischi connessi all’uso delle tecnologie on-line.
Poi, ancora, la creazione di una base di conoscenze, di informazioni per favorire
lo scambio di buone prassi e di dati a livello internazionale.
D.
– E' sicuramente una questione di polizia... ma è soltanto questo il problema?
R.
– E’ una questione di polizia, è una questione di responsabilità che gli Stati membri
si devono assumere, però è una questione che deve vedere coinvolte le famiglie, le
scuole, gli insegnanti, gli educatori perché senza questa partecipazione, senza questa
mediazione, i minori sono lasciati abbandonati a loro stessi. Voglio fare un esempio
che ci fa capire qual è il problema: noi abbiamo ormai dei minori che sono considerati
“nativi” nel contesto delle nuove tecnologie, quindi bambini di cinque anni che sanno
navigare in internet e che sono abili utilizzatori dei videogiochi, e adulti – quindi
genitori o anche insegnanti – che non sanno accendere un computer o che non sanno
inviare un sms e che comunque hanno una diffidenza, una ritrosia nei confronti dei
media. E quindi, sostanzialmente, si crea un divario tecnologico generazionale.
D.
– Onorevole Angelilli, parliamo di pedo-pornografia: attraverso internet, quali sono
i meccanismi? Ci fa qualche esempio?
R. – La Commissione
ha lanciato un grido d’allarme su un nuovo fenomeno: il grooming, cioè l’adescamento
on-line dei minori attraverso tecniche di manipolazione psicologica molto sofisticate
che sono poi finalizzate, ovviamente, ad un contatto con il minore nella vita reale.
Il grooming è molto insidioso perché l’approccio è apparentemente più soft: non ci
sono all’inizio richieste sessuali esplicite, il minore viene sostanzialmente disorientato
dal comportamento affettuoso e confidenziale, non capisce il pericolo, anzi: diciamo
che si compiace del rapporto che si instaura, che è un rapporto di confidenza, un
rapporto esclusivo, e non ne parla con nessuno, tanto meno con i genitori. Quindi
si tratta di una situazione altamente pericolosa perché non è percepita come tale
e spesso, purtroppo, si conclude con l’incontro di persona e l’abuso vero e proprio.