Presentato nell’Aula del Sinodo, alla presenza del Papa, il testo provvisorio con
le proposizioni finali dell’assise. Sabato prossimo, il voto sul testo definitivo.
Intervista con mons. Vincenzo Paglia
Mattinata intensa, oggi, per il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio in corso in
Vaticano: durante la 20.ma Congregazione generale, svoltasi alla presenza di Benedetto
XVI, è stato presentato l’elenco unico delle Proposizioni finali. Si tratta di un
documento ancora provvisorio, redatto in latino, che dovrà poi essere emendato e messo
ai voti sabato prossimo. Ce ne parla Isabella Piro:
Sono
stati il relatore generale ed il segretario speciale del Sinodo, rispettivamente il
cardinale Marc Ouellet e mons. Laurent Monsengwo Pasinya, a presentare in aula l’elenco
delle 53 Proposizioni unificate. Una lettura a due voci, quindi, in cui si è avvertita
chiaramente l’eco degli interventi in Aula dei giorni scorsi.
A
partire da una premessa sui grandi benefici, sia teologici che pastorali, portati
dalla Dei Verbum, la Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione siglata
40 anni fa, i Padri sinodali hanno innanzitutto espresso l’auspicio che i fedeli crescano
nella consapevolezza della Parola di Dio, della sua forza salvifica, ma anche che
la Chiesa rafforzi la sua vocazione missionaria.
Come
agire, allora? In primo luogo, l’elenco unico delle Proposizioni suggerisce di guardare
alla riconciliazione portata dal Verbo divino. In situazioni di conflitti etnici e
di tensioni interreligiose, quindi, si è auspicato l’impegno dei cattolici nella costruzione
di ponti di dialogo per costruire una società più armoniosa. In questo senso - si
è detto - è importante che ogni fedele abbia la propria Bibbia personale. Quindi,
la Liturgia: auspicato che la Sacra Scrittura abbia un posto visibile nelle Chiese
e che il ruolo dei lettori sia studiato ed approfondito, anche guardando alle nuove
tecniche della comunicazione e all’uso di impianti sonori adeguati. Centrale
la necessità di omelie che invitino alla missione, preparate con la preghiera e nutrite
con la dottrina. Possibile, quindi, l’istituzione di un direttorio omiletico. Così
come si è accennato alla revisione del Lezionario, per renderlo più adeguato ai tempi
moderni, e all’importanza della donna non solo nella famiglia e nella catechesi, ma
anche nel lettorato biblico. Affrontato anche il tema della Lectio divina,
da promuovere nelle parrocchie, nelle famiglie, nei movimenti ecclesiali, nella formazione
dei futuri sacerdoti, e della catechesi, perché la formazione del battezzati sia continua
e non si riduca solo all’amministrazione dei sacramenti. Poi, sulla scia dell’intervento
in Aula di Benedetto XVI, pronunciato il 14 ottobre, si è parlato dell’esegesi biblica
e della necessità di superare il dualismo tra esegesi e la teologia, così come di
guardare all’ermeneutica sia storica che di fede.
Quindi,
il grande tema della missione, in particolare verso i poveri, gli emarginati, i disabili,
perché l’inculturazione della Bibbia tocchi tutti i popoli della Terra. Preoccupazione,
in questo campo, è stata espressa per il fenomeno delle sètte, un fenomeno - si è
detto - da studiare per fronteggiarlo al meglio. E ancora: il dialogo con gli
ebrei, a partire dalla piattaforma comune dell’Antico Testamento, e quello con i musulmani,
centrato sull’elemento comune dell’unico Dio. Importante, però, ribadire il valore
della vita e i diritti dell’uomo e della donna. Ed un pensiero è andato anche all’ecologia,
perché venga promossa sulla base della Parola di Dio, con l’impegno della salvaguardia
del Creato.
Infine, due ringraziamenti: il primo,
a coloro che annunciano il Verbo divino in condizioni disagiate, con l’auspicio che
tutti siano chiamati ad impegnarsi per la giustizia. Il secondo, al Patriarca ortodosso
ecumenico Bartolomeo I: la sua partecipazione ai Vespri di sabato scorso, presieduti
dal Santo Padre - si è detto - è segno di comunione profonda, anche se non ancora
perfetta. La supplica da innalzare al Signore, allora, è che si giunga alla vera unità.
Questi, dunque, in sintesi, i temi principali trattati
nell’elenco unico delle Proposizioni, che ora i Padri sinodali dovranno emendare e
votare. Ma ascoltiamo un primo commento di mons. Vincenzo Paglia,
vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Federazione Biblica Cattolica:
R.
- Si notano, nella sequenza delle Proposizioni, alcuni filoni particolarmente significativi.
Il primo, riguarda la sottolineatura indispensabile della Parola di Dio da intendere
come una persona. Ma il cristianesimo non è una religione del libro, è l’incontro
con una Persona, che è Dio stesso che si è incarnato. Questa è la Parola che noi incontriamo.
L’altro punto mi è parso il posto alto che viene dato alla Scrittura, in rapporto
all’Eucaristia. La Chiesa, lo dice già il Concilio, venera da sempre queste due mense,
che sono un’unica mensa in verità: la Ccrittura, la Parola di Dio nello scritto, e
il Verbo che si fa carne nella presenza eucaristica. Questo sollecita il modo corretto
di confrontarsi con la Bibbia. Il Sinodo sottolinea che la Bibbia bisogna leggerla
come la si legge in Chiesa, cioè in un clima di preghiera. Un terzo elemento, che
a me pare importante, è che la Bibbia non è un libro per i credenti, è per tutti:
è la lettera che Dio ha mandato a tutti gli uomini. Tra gli altri punti, c’è quello
di un corretto rapporto tra esegesi e teologia, l’importanza della formazione nei
Seminari di ispirare tutta la vita sacerdotale alla Bibbia. E poi - punto importante
che è emerso - è quello dell’omelia, che non deve essere né catechesi né moralismo,
ma deve portare nel cuore la Parola del Signore, ascoltata nella Scrittura, perché
susciti un dialogo e un incontro con il Signore. Il cristianesimo non è un’opera di
persuasione, ma di grandezza dell’amore.
D. - Si
è accennato all’ecumenismo, reso possibile dalla piattaforma comune della Bibbia… R.
- Da una parte, la Bibbia resta il terreno sul quale l’ecumenismo può fare passi più
profondi e più ampi, anche perché - come giustamente sottolineava Papa Benedetto -
l’ecumenismo non è opera nostra, ma è opera di Dio e la Bibbia ci permette di porci
in ascolto. Quindi, se ascoltiamo il Signore, più che parlare tra noi dovremmo lasciare
che Dio parli a noi e il cammino verso l’unità sarebbe più veloce. In questo senso,
l’incontro con il Patriarca Bartolomeo I è stato straordinario. Il suo discorso, le
sue parole, l’immersione nella tradizione patristica, che hanno fatto dire al Papa:
“Se abbiamo insieme questi padri, come possiamo non essere fratelli”.
D.
- Quanto al rapporto interreligioso, si è detto “I cristiani costruiscano ponti di
dialogo”…
R. - La Bibbia non chiude, apre. Già nella
Bibbia ci sono tante tradizioni che si sono intersecate e che sono state fermentate
dalla Parola di Dio. La Parola di Dio, il Logos, non è incatenato. Il Logos
ci spinge ad incontrare quei semina verbi che fin dalla creazione sono stati
immessi nel Creato. Ecco perché l’ascolto della Bibbia ci fa diventare uomini e donne
universali: perché universale è il Verbo che stava nel principio. Senza di lui, nulla
è stato fatto. E se noi lo accogliamo, coglieremo tutto ciò che nel mondo c’è di bello
e di buono e aiuteremo gli uomini e le donne a vivere in pace e in pienezza di vita.