2008-10-17 14:23:50

Il direttore della Caritas italiana, mons. Nozza: per rispondere alla crescita della povertà in Italia serve creatività nella solidarietà e forza che viene dal rapporto con Dio


Ha suscitato molta impressione il recente Rapporto della Caritas sulla povertà in Italia, stilato in collaborazione con la Fondazione Zancan. Il quadro che ne emerso raffigura una situazione di grave allarme sociale, con 15 milioni di persone a rischio, metà delle quali vivono al di sotto della soglia di povertà e l'altra metà poco al di sopra. Luca Collodi ha chiesto al direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, di tratteggiare l'identikit di questa troppo vasta categoria di indigenti:RealAudioMP3

R. - La stragrande maggioranza sono persone solitamente consegnate alle strade, che hanno il loro vissuto, parecchio condiviso, sulla strada. Di conseguenza, le loro situazioni di vita sono frantumate. Si tratta di persone che, in un certo senso, chiedono in maniera costante risposte al bisogno di alimentazione, del vestire, dell’igiene personale e ultimamente, in maniera sempre più insistente, anche di sussidi economici. Accanto a questi, negli ultimi anni, entrano nel gruppo interi nuclei familiari che hanno soprattutto il grande problema dell’essere sostenuti da un punto di vista del cibo e del vestiario, ma anche soprattutto da un punto di vista dell'economia, perché non sanno come far fronte al pagamento di utenze e di affitto.

 
D. - Don Nozza, voi avete presentato questo Rapporto mentre in Vaticano è in corso il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio. Questo rapporto ci fa riflettere sulla povertà. Si può coniugare la riflessione sulla Parola di Dio con questo spaccato concreto della vita sociale italiana?

 
R. - Si sta dentro questo mondo di povertà: si cerca di avere più fantasia possibile, più forza possibile per considerare la sofferenza di questi milioni di persone, perché nella Caritas le persone che vi operano, in termini di operatori o di volontari, hanno fortemente radicato la loro vita nella Parola e nell’Eucaristia. Diversamente, saremmo un buon segretariato sociale e niente più. Si cerca di esserci, di esserci nel modo migliore, proprio a partire, quotidianamente, dall’aver condiviso con l’intera comunità l’ascolto e l’accoglienza della Parola e la celebrazione: quindi l’assunzione della grazia, della forza, della gratuità di Dio per poter poi continuare nonostante i grandi problemi con grande speranza.

 
D. - Un’esperienza, quindi, che incarna la Parola di Dio nel concreto, nella vita quotidiana...

 
R. - E’ un’esperienza che si "impasta" con tutto quanto sa di parola di Dio, con tutto quanto sa di grazia proveniente dai Sacramenti e con tutto quanto diventa testimonianza. Il testo di evangelizzazione e testimonianza della carità negli anni ’90 diceva: “Il pane della Parola, il pane dell’Eucaristia, il pane della carità non sono pani diversi, ma sono la stessa persona di Gesù”.







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