Borse mondiali ancora in forte ribasso. L'UE prova a dare fiducia ai mercati
Borse mondiali di nuovo in picchiata. Netto calo in apertura per quelle europee, trainate
in basso anche le piazze asiatiche, con Tokyo che perde questa mattina quasi il 10%.
I leader europei, a conclusione del vertice di Bruxelles, hanno definito un ulteriore
pacchetto di interventi per costruire una posizione comune contro la crisi. Il servizio
di Marco Guerra:
Avallare
le misure per stabilizzare il sistema finanziario approvate domenica dall’Eurogruppo,
rilanciare la proposta di un sistema di vigilanza a livello europeo per banche e assicurazioni
e rinviare, a dicembre, la scadenza entro cui trovare un accordo sul pacchetto del
clima. Dopo le divisioni espresse ieri sull’ambiente, i 27 leader europei si ritrovano
su queste tre linee guida della bozza conclusiva, stilata al termine del vertice di
Bruxelles. Dal vertice emerge anche la richiesta di decisioni rapide sull'elaborazione
di norme europee in materia di sicurezza sui depositi per assicurare la tutela dei
risparmiatori. ''Per cominciare – si legge nel documento - il Consiglio invita i supervisori
nazionali ad incontrarsi almeno una volta al mese, per uno scambio di informazioni''.
Si tratta di proposte fortemente sostenute dalla presidenza francese che hanno raccolto
il plauso di tutti gli Stati membri. Diversamente è andata invece sull’attuazione
del piano per la riduzione delle emissioni di gas serra approvato a gennaio. Per il
momento, sono state accolte le istanze di Italia e Polonia, entrambe preoccupate par
la produzione industriale già provata dalla recessione economica; una decisione definitiva
è stata rinviata al consiglio Europeo di dicembre. L’ulteriore risposta corale dell’Europa
ha dato una boccata di ossigeno ai listini del Vecchio Continente, che fanno registrare
un leggero rialzo dopo l’apertura in forte ribasso, sulla scia dell’ennesimo
tonfo delle Borse asiatiche. Sull’andamento dell’economia e della
finanza internazionale, Giada Aquilino ha intervistato Lucio Caracciolo,
direttore della rivista di geopolitica Limes, che domani sarà in edicola con un numero
dal titolo “Il mondo dopo Wall Street”:
R. – La mia
impressione è che, comunque, non bisogna troppo agganciare la nostra attenzione alle
oscillazioni della Borsa; altrimenti, rischiamo di perdere di vista la sostanza. E
la sostanza – secondo gli indicatori disponibili – è quella di una recessione, già
parzialmente in atto, ma che rischia di diventare una vera e propria depressione,
con possibilità di durata superiore a quell’anno, anno e mezzo di cui si parlava fino
a poco tempo fa. D. - Il ruolo assunto dallo Stato nelle banche
americane; i vertici europei per frenare la crisi; una prossima riunione del G8, se
non addirittura del G14; si è parlato di una nuova Brenton Woods: che assetto può
scaturire da questi interventi? R. – Ne esce soprattutto lo
'iato' tra quella che è la realtà economica e finanziaria e quella che è la potenza
della politica: i politici, o comunque i manager, non sono in grado di gestire un’emergenza
di questo tipo perché non sono culturalmente preparati a farlo o perché non dispongono
dell’autorità sufficiente. Per quanto possiamo intervenire e per quanto stiamo intervento
in vari Stati iniettando direttamente liquidità nelle banche o acquistandone parzialmente
o totalmente la proprietà, è chiaro che ci sono poi dei fenomeni che sfuggono al controllo
della politica. Fenomeni che prevedranno poi una loro logica interna di assestamento. D.
– Quindi che tipo di provvedimenti sono le massicce iniezioni di aiuti pubblici nel
sistema finanziario? R. – Probabilmente, rappresentano l’unico
provvedimento possibile in questo momento. Certamente, la questione fondamentale è
quella di fare in modo che le banche continuino, o meglio riprendano, a prestarsi
il denaro fra loro e ad immetterlo nell’economia reale. In caso contrario, questa
recessione - di cui stiamo vedendo i prodromi - diventerà molto più severa.