Nuove restrizioni all’interruzione della gravidanza è la volontà espressa dall’84%
degli statunitensi: il risultato è offerto da un sondaggio elettorale condotto dal
Marist College negli Stati Uniti per conto della principale organizzazione cattolica,
“Cavalieri di Colombo”. La ricerca, resa nota dal quotidiano “Avvenire”, arriva a
35 anni di distanza dalla sentenza “Roe contro Wade”, che rese legale l’aborto. Lo
studio rivela che su una popolazione di circa 70 milioni di cattolici, il 65% è praticante.
Di questi il 59% risulta contrario all’aborto, mentre il 65% dei non praticanti si
dice favorevole. Sì all’interruzione di gravidanza per un terzo del campione complessivo
degli americani, pari al 32% degli intervistati, in caso di stupro, incesto, o per
salvare la vita della madre. Inoltre il 24% degli statunitensi chiede che venga limitato
ai primi tre mesi di gestazione, mentre l’8% ai primi sei. “Il sondaggio - ha commentato
Carl Anderson, responsabile dell’organizzazione - indica che il termine ‘pro choice’,
quando utilizzato senza specificare, polarizza in modo non necessario la discussione
sull’interruzione della gravidanza e maschera il fatto che c’è ampio consenso tra
gli americani sul fatto che l’aborto dovrebbe essere significativamente ristretto”.
Diverse le posizioni sul tema di chi è in gara per la Casa Bianca: dalla netta oppositrice
Sarah Palin per i repubblicani, alla “pro choice” di Joe Biden per i democratici.
Un altro dato emerge dal sondaggio: sia il 75% dei cattolici praticanti che il 46%
dei non praticanti è contrario ai matrimoni gay. Una percentuale che corrisponde al
30% della popolazione generale americana. (F.A.)