L'intervento del cardinale Zen al Sinodo: la Cina non abbia paura della libertà religiosa
È stata una riflessione sulla Chiesa cattolica di Hong Kong ad aprire, stamani, il
Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in corso in Vaticano. Al centro della 16.ma
Congregazione generale anche il problema dell’alfabetizzazione, in relazione alla
diffusione della Bibbia, e la questione dell’esegesi biblica, sulla scia dell’intervento
pronunciato ieri da Benedetto XVI. Il servizio di Isabella Piro:
La Parola
Rivelata non è ancora arrivata ad Hong Kong, ma esiste comunque armonia tra le principali
religioni locali: gli echi dell’Oriente sono arrivati così in Aula del Sinodo, stamani.
In particolare, è stato notato come insegnare ai giovani le virtù della tradizione
cinese significhi aiutarli a fare un passo verso la santità, evitando il declino dei
valori sacri della vita, del matrimonio, della famiglia. Declino – si è ricordato
– che porta persino ad inquinare il latte in nome di facili guadagni. Particolare,
poi, la riflessione del cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo
di Hong Kong, che ha citato una sorta di alleanza tra la Chiesa cattolica in Cina
e il confucianesimo. Ascoltiamolo ai nostri microfoni:
R.
– Ad Hong Kong, noi abbiamo una grande amicizia con tutte le religioni. Il confucianesimo
non è di per sé una religione, anche se ad Hong Kong è considerato come se fosse una
religione. Noi lavoriamo bene insieme, anche perché gli iscritti del confucianesimo
sono tutte persone che hanno una preparazione classica e che hanno studiano a scuola.
Sono, quindi, presenti molti valori cristiani, anche se senza il nome. In questi tempi
in cui siamo minacciato ovunque da questo forte materialismo, la dottrina confuciana
è certamente una grande alleata. Già una volta i vescovi presenti in Taiwan avevano
fatto un buon lavoro ed uno sforzo di sintesi tra il confucianesimo e il cristianesimo.
Dobbiamo anzitutto difendere l’onestà naturale e quindi tutte le ingiustizie che vengono
compiute contro l’onestà naturale. La Parola di Dio è creatrice della coscienza e
continua a parlare alla coscienza umana: è la Parola. Quando vediamo che non c’è ancora
un’altra parola di rivelazione esplicita e soprannaturale, facciamo allora forza su
quella voce che Dio ha già dato, quella voce della coscienza che è molto preziosa.
E’ per questo che spero che entro la conclusione di questo Sinodo si dia un accenno
sufficiente anche a questo aspetto, che è molto prezioso.
D.
– Lei ha fatto riferimento anche ai rapporti tra scienza e fede?
R.
– Sì, perché anche la scienza per un non cattolico è una via per arrivare a Dio. Le
meraviglie dell’universo si fanno ancora più evidenti allo scienziato quando fa una
grande scoperta, quando prova questo senso di meraviglia, quasi di paura davanti al
mistero grandioso dell’universo. E’ questa una via alla fede e, quindi, diamo importanza
a questa via, a questo metodo che il Signore stesso ha scelto.
D.
– Possiamo fare un bilancio sull’attuale situazione dei cattolici in Cina?
R.
– Nessuno è in grado di poter fare questo bilancio, anche perché nessuno è in possesso
di cifre attendibili. E’ vero che si sente un vuoto e che la gente allora cerca la
religione; ma è anche vero che il secolarismo sta invadendo il mondo e molti credono
di poter vivere senza i valori trascendenti. E’ difficile, quindi, poter fare un bilancio.
Speriamo che i cuori si aprano sempre alla voce del Signore.
D.
– Sappiamo che la Cina continentale non è rappresentata qui al Sinodo: possiamo fare
però un auspicio per i prossimi Sinodi?
R. – Lo speriamo,
ma è necessario che il governo si apra veramente e che capisca che la libertà religiosa
non è a danno di nessuno, ma è anzi a vantaggio di tutti.
Altro
tema centrale, l’alfabetizzazione dei fedeli che hanno bisogno di testimonianze concrete
per accostarsi alla Bibbia. Ma esiste anche il problema opposto, di chi è troppo colto
e non comprende il valore umano della Parola di Dio. A costoro, ha suggerito il Sinodo,
bisogna insegnare il significato dell’ispirazione della Sacra Scrittura per aprirli
al vero senso del Verbo divino.
E un valido aiuto
può arrivare dai nuovi mass media, strumenti che stanno profondamente influenzando
la cultura stessa delle comunicazioni, rendendo il pubblico più autonomo nelle scelte.
La sfida della Chiesa oggi, si è detto in Aula, è proprio quella di sviluppare forme
più esplicite e dialogiche per diffondere la Parola di Dio. Un ruolo speciale, in
tutto questo, spetta alla radio, soprattutto in Paesi come l’Africa: qui, i Padri
sinodali hanno suggerito di creare una sorta di “banca dati” per l’informazione, cui
le diocesi possano attingere per ascoltare riflessioni e suggerimenti per la vita
liturgica.
Ma l’Africa, in particolare il Burundi,
è stata di scena anche per il ricordo delle violenze etniche subite dalle popolazioni
locali, raggiunte a stento dall’evangelizzazione. Così come accade anche nello Sri
Lanka o nell’isola di Malta, in cui la Chiesa è costretta ad affrontare una cultura
ostile.
Quindi, si è tornati a parlare di ecumenismo:
in questo cammino, ha ricordato il Sinodo, la Parola di Dio è lo strumento-guida per
l’una e l’altra Chiesa, in quanto elemento comune su cui è possibile incontrarsi e
confrontarsi. Riflessioni che hanno fatto eco a quelli pronunciati ieri dai delegati
fraterni rappresentanti della Chiesa ortodossa di Russia e di Romania: entrambi, infatti,
hanno ribadito la necessità di rendere le Sacre Scritture accessibili a tutti, riaffermando
il ruolo del Verbo divino nella dinamica missionaria.
Comunque,
a fare da filo conduttore tra molti interventi, resta l’esegesi biblica, su cui proprio
ieri si è soffermato il Papa, parlandone ai Padri sinodali. In particolare, Benedetto
XVI ha messo in guardia dai rischi di un’esegesi esclusivamente storico-critica: se
da un lato, infatti, essa aiuta a capire che il testo sacro è storia e non mitologia,
dall’altro può portare a pensare alla Bibbia solo come ad un testo del passato. Di
qui, l’invito del Papa a non tralasciare l’ermeneutica della fede a favore dell’ermeneutica
secolaristica, che riduce tutto all’umano, negando l’apparizione del divino nella
storia. In conclusione, ha detto il Santo Padre, nessun fossato separi esegesi e teologia
e la formazione degli esegeti sia il più completa possibile, per aprire il senso della
Scrittura al mondo di oggi.