Il cardinale Sepe presenta a Roma il suo libro "Non rubate la speranza"
“Non rubate la speranza” è insieme il titolo e la sfida del libro del cardinale Crescenzio
Sepe, arcivescovo di Napoli. Il testo è stato presentato ieri a Roma alla presenza
del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e di molte personalità
del mondo ecclesiale e politico. Il servizio è di Debora Donnini:
Un viaggio
nel cuore di Napoli, quella della camorra e dei rifiuti, nelle strade delle periferie
più dissestate: lo ha compiuto il cardinale Sepe per raccontare nel suo libro una
realtà difficile dove però non manca chi si impegna per non rubare la speranza, come
sacerdoti, medici, volontari che vogliono costruire. Il male non può vincere, ha detto
il porporato alla presentazione del libro, Napoli bisogna amarla per risvegliarla.
Sull’impegno concreto della Chiesa, sentiamo lo stesso cardinale Crescenzio
Sepe: “Abbiamo cercato non soltanto a parole, ma
con i fatti cosa potevamo realizzare e si sta realizzando ormai dappertutto un oratorio
in ogni parrocchia e nelle parrocchie stesse si stanno creando delle minicooperative
per insegnare ai giovani come lavorare il cuoio o la ceramica: tutte cose, queste,
che possono essere utili. In cento parrocchie abbiamo messo dei centri informatici
per insegnare ai giovani ad usare questi strumenti, che potranno dare loro domani
uno sbocco concreto nella società. Abbiamo tante, tante iniziative, magari piccole,
ma certamente sono segni di speranza per dire che si può, si può ricostruire partendo
soprattutto dai giovani”. ''Ha scritto un bellissimo libro su
Napoli e soprattutto è bellissimo il suo impegno per Napoli'', ha affermato il presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, a margine dell’incontro. Il capo dello Stato
ha poi assicurato che si veglia sulla sicurezza di Roberto Saviano, sotto scorta da
due anni perché con il suo libro, “Gomorra”, ha aiutato a fare luce sull’attività
criminale dei Casalesi. Oggi Saviano ha, però, espresso l’intenzione di lasciare l’Italia
per non vivere – ha detto – prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo.
A lui, ieri, la solidarietà del cardinale Sepe.