Si è spento all'età di 83 anni il cardinale arcivescovo emerito di Quito, Antonio
José González Zumarrága. Il Papa: fino all'ultimo ha servito la Chiesa con generosità
Un pastore “che ha servito la Chiesa in modo intenso e generoso”, impegnato “fino
all’ultimo nella sua missione evangelizzatrice”. Benedetto XVI ha ricordato con queste
parole, in un telegramma di cordoglio, il cardinale ecuadoriano, Antonio José González
Zumarrága, arcivescovo emerito di Quito, morto ieri all’età di 83 anni. L’annuncio
è stato dato dalla Conferenza episcopale dell’Ecuador, i cui presuli sono in questo
periodo in visita ad Limina in Vaticano. Le esequie del porporato si svolgeranno tra
poche ore, alle 12, ora di Quito, nella cattedrale cittadina. Al termine, le spoglie
verranno inumate nella cripta della Chiesa. Questa mattina, informa un comunicato,
i vescovi ecuadoriani hanno celebrato una Messa di ringraziamento per la canonizzazione
di Santa Narcisa Martillo y Moràn, levando preghiere per l’anima del confratello defunto.
Con la morte del cardinale González Zumarrága, il Collegio cardinalizio risulta composto
da 192 cardinali, di cui 116 elettori e 76 non elettori.
Il cardinale González
Zumárraga nasce a Pujilí, nella diocesi ecuadoriana di Latacunga, il 18 marzo 1925.
Fin dall'infanzia mostra una chiara inclinazione al sacerdozio ministeriale. Viene
ordinato nel giugno del 1951 e tre anni dopo, terminate le prime esperienze pastorali,
si trasferisce in Spagna per gli studi di Diritto Canonico alla Pontificia Università
Ecclesiastica di Salamanca, dove consegue il dottorato. Tornato a Quito nel 1957,
entra a far parte del corpo accademico della Pontificia Università Cattolica dell'Ecuador
e nel 1960 gli viene assegnata la cattedra di Diritto Pubblico Ecclesiastico nella
Facoltà di Giurisprudenza. Dopo numerosi incarichi di docenza, e dopo aver svolto
l'incarico di rettore del collegio “Nuestra Madre de la Mercede”, il 17 maggio 1969
Paolo VI lo nomina ausiliare di Quito. All’interno della Conferenza episcopale ecuadoriana
assume varie responsabilità, tra le quali quello di presidente della Commissione di
evangelizzazione e catechesi.
Nel marzo 1976, la Santa Sede lo pone a capo
dell’amministrazione apostolica della diocesi di Machala finché Paolo VI lo nomina
vescovo della medesima diocesi. Con questa funzione pastorale si è dedicato a visitare
la sua giurisdizione e ad offrirle tutti gli aiuti di cui aveva bisogno e che il suo
zelo pastorale gli suggeriva. Nel 1980, Giovanni Paolo II lo nomina coadiutore di
Quito con diritto alla successione, che avviene nel 1985. Molto noti sono, in quel
periodo, i suoi interventi alla Radio Católica Nacional dell'Ecuador, nel programma
“La Palabra de Dios”, grazie ai quali offre un grande contributo alla formazione del
clero e dei fedeli. Come pastore di Quito, la sua attenzione va presto a quartieri
emarginati, che dota di piccole comunità religiose per garantire assistenza nell'evangelizzazione
e nella catechesi. Il 3 aprile 1987, è eletto presidente della Conferenza episcopale
dell'Ecuador e poi rieletto nell'aprile 1990 per un ulteriore triennio. Dal 1989 al
2004, svolge l’incarico di consigliere della Pontificia Commissione per l'America
Latina (CAL) e l'11 novembre 1995 riceve la nomina dalla Santa Sede a primate dell'Ecuador.
La porpora gli arriva per le mani di Giovanni Paolo II, che lo crea e pubblica cardinale
nel Concistoro del 21 febbraio 2001. (A cura di Alessandro De Carolis)