All'Angelus, appello di Benedetto XVI per la fine delle violenze anticristiane in
India e in Iraq e per la pace nel nord Kivu. Canonizzati dal Papa quattro nuovi Santi
Una donna di “eccezionale” statura spirituale che con il suo esempio può essere di
conforto ai cristiani dell’India che vivono “un difficile momento”. Davanti alla folla
strabocchevole di Piazza San Pietro, circa 40 mila persone, radunatasi per la Messa
solenne di questa mattina, Benedetto XVI ha preso spunto dalla canonizzazione della
prima Santa indiana per levare all’Angelus un appello di rinuncia alla violenza contro
la Chiesa indiana e di ritorno alla pace: appello poi esteso poi all’Iraq e al conflitto
nel nord Kivu. E’ terminata così la lunga celebrazione che ha visto il Papa proclamare
quattro nuovi Santi. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:
E’ all’Angelus
che quanto espresso in precedenza tocca il suo culmine sulla labbra e nel cuore del
Papa: pace per i cristiani perseguitati nel mondo, in India, in Iraq. Pace per le
popolazioni africane del nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Gli esempi
proposti da Benedetto XVI attraverso le figure dei quattro Santi canonizzati poco
prima confluiscono, al termine della Messa, in un'unica richiesta di non violenza
e di collaborazione a costruire la civiltà dell’amore. Una richiesta ispirata anzitutto
alle virtù della prima Santa dell’India, Alfonsa dell’Immacolata Concezione:
“As
the Christian faithful… Come i fedeli cristiani in India, rendo grazie
a Dio per la loro prima figlia presentata alla pubblica venerazione e desidero assicurare
loro le mie preghiere in questo difficile momento. Raccomandando alla cura provvidenziale
di Dio Onnipotente coloro che lottano per la pace e la riconciliazione, esorto i fautori
della violenza a rinunciare a questi atti e a unirsi ai loro fratelli e sorelle per
lavorare insieme alla costruzione di una civiltà dell'amore”.
(canto)
In
precedenza, era stato il brano evangelico di questa domenica - il banchetto imbandito
da Dio ma disertato dagli uomini “attratti da altri interessi” - a offrire a Benedetto
XVI la cornice nella quale inquadrare le esistenze dei quattro nuovi canonizzati,
vissute a servizio della Chiesa dall’Asia all’America Latina. E davvero Piazza San
Pietro si è trasformata per alcune ore in un piccolo planisfero, sotto l’insolito
sole caldo e luminoso di questo tratto d’autunno, con decine di migliaia di fedeli,
vescovi, sacerdoti e religiose provenienti da diocesi lontanissime fra loro. Punto
d’incontro, l’altare sul quale il Papa ha canonizzato, oltre ad Alfonsa dell’Immacolata
Concezione, il sacerdote napoletano, Gaetano Errico, la fondatrice Maria Bernarda
Bütler - svizzera di nascita ma apostola in Ecuador e Colombia - e la laica ecuadoriana,
Narcisa di Gesù Martillo y Moran. Le loro storie sono risuonate all’inizio della solenne
concelebrazione per essere poi riprese all’omelia da Benedetto XVI. La parabola del
banchetto nuziale contenuta nel Vangelo, ha osservato il Papa, “ci fa riflettere sulla
risposta umana”. Dio invita tutti, ma tranne i diseredati del mondo, in molti disdegnano
l’invito:
“Alla generosità di Dio deve però rispondere
la libera adesione dell’uomo. E’ proprio questo il cammino generoso che hanno percorso
anche coloro che oggi veneriamo come santi. Nel battesimo essi hanno ricevuto l’abito
nuziale della grazia divina, lo hanno conservato puro o lo hanno purificato e reso
splendido nel corso della vita mediante i Sacramenti. Ora prendono parte al banchetto
nuziale del Cielo”.
Ognuno dei
quattro nuovi Santi vi prese parte in epoche e in situazioni diverse. La Santa indiana,
Alfonsa dell’Immacolata Concezione, prima difendendo la propria scelta di consacrarsi
a Dio e poi patendo in suo amore e fra le sue consorelle la malattia che le minò gravemente
la salute:
“This exceptional woman… Questa
donna eccezionale, che oggi è offerta al popolo indiano come prima Santa canonizzata,
era convinta che la sua croce fosse il vero mezzo per raggiungere il banchetto celeste
preparato per lei dal Padre. Accettando l'invito a nozze, e adornando se stessa con
la veste della grazia di Dio attraverso la preghiera e la penitenza, ha conformato
la sua vita a Cristo e ora gode nel ‘banchetto di grasse vivande e di vini eccellenti’
del regno celeste”.
In Maria Bernarda Bütler,
“ricordata e amata soprattutto in Colombia”, dove fece approdare il suo Istituto delle
Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice, spicca - ha notato Benedetto
XVI - l’amore che nutrì verso l’Eucaristia e la Parola di Dio:
“Esta
es la fuente y el pilar... Questa è la fonte e il pilastro della spiritualità
di questa nuova Santa, così come il suo slancio missionario che la portò a lasciare
la sua patria natale, la Svizzera, per aprire altri orizzonti di evangelizzazione
in Ecuador e in Colombia. Tra le gravi difficoltà che dovette affrontare, tra cui
l'esilio, portò impressa nel suo cuore l’esclamazione del Salmo che abbiamo ascoltato
oggi: ‘Anche se camminassi per una valle oscura, non temerei
alcun male perché Tu sei con me’".
Sempre in
Ecuador, 50 anni prima dell’arrivo di Maria Bernarda Bütler, una giovane laica, dotata
di una fede bruciante, si era spenta a 37 anni dopo aver condotto una vita mirata,
ha affermato il Papa, all’obiettivo della “perfezione cristiana”:
“En
su amor apasionado a Jesús... Nel suo appassionato amore per Gesù, che
la spinse a intraprendere un intenso cammino di preghiera e di mortificazione, e a
identificarsi una volta di più con il mistero della Croce, ci offre una testimonianza
affascinante e un esempio nitido di una vita interamente dedicata a Dio e ai fratelli”. Gaetano Errico, il sacerdote italiano vissuto nell’Ottocento nel quartiere
napoletano di Secondigliano, fu un uomo di misericordia, perché insegnò alla gente
che Dio perdona l’uomo che sbaglia. E lo insegnò, ha detto il Pontefice, attraverso
quel ministero della Riconciliazione che, ha ribadito il Pontefice, “è sempre attuale”:
“Ad
esso il sacerdote Gaetano Errico, fondatore della Congregazione dei Missionari dei
Sacri Cuori di Gesù e di Maria, si è dedicato con diligenza, assiduità e pazienza,
senza mai rifiutarsi né risparmiarsi. Egli si inscrive così tra le figure straordinarie
di presbiteri che, instancabili, hanno fatto del confessionale il luogo per dispensare
la misericordia di Dio, aiutando gli uomini a ritrovare se stessi, a lottare contro
il peccato e a progredire nel cammino della vita spirituale”.
Poi,
gli appelli in sequenza all’Angelus. Dopo quello rivolto all’India, e i saluti in
cinque lingue ai presenti, Benedetto XVI ha parlato così ai fedeli napoletani che
ora venerano da Santo Gaetano Errico:
“Mi piace
sottolineare, in questo mese di ottobre, il loro attaccamento alla preghiera del Rosario,
quale mezzo di quotidiana unione con Gesù, quale fonte di ispirazione e di conforto,
quale strumento di intercessione per le necessità della Chiesa secondo le intenzioni
del Papa. A questo proposito, vi invito a pregare per la riconciliazione e la pace
in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza: penso alle popolazioni
del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, e penso alle violenze contro
i cristiani in Iraq e in India, che ricordo quotidianamente al Signore”. (canto)