Si chiude la prima settimana di lavori al Sinodo dei Vescovi sulla Parola con interventi
su giovani ed ecumenismo
Nel giorno in cui la Chiesa ricorda il 46.mo anniversario del Concilio Vaticano II,
che prese il via l’11 ottobre 1962, il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, in
corso in Vaticano, conclude la sua prima settimana di lavori. Molti i temi trattati
stamani in Aula, nel corso della decima Congregazione generale, conclusa dagli interventi
di un delegato fraterno, l’archimandrita Ignatios Sotiriadis, rappresentante della
Chiesa ortodossa di Grecia, e da un invitato speciale, frère Alois, priore della Comunità
ecumenica di Taizé. Ci riferisce Isabella Piro:
Una testimonianza
comune, un segno visibile di unità: è quanto esige la società attuale da tutti i cristiani,
cattolici, ortodossi, protestanti e anglicani. Questo il fulcro dell’intervento dell’archimandrita
Ignatios, che ha poi ribadito la necessità del rispetto per ogni persona umana, a
prescindere dalla razza o dalla religione. Dal suo canto, frère Alois ha auspicato
nuovi passi verso un ecumenismo spirituale ed una maggiore attenzione alla sete religiosa
dei giovani.
Giovani che sono stati il tema di diversi
interventi della mattinata, poiché – si è detto – rappresentano una delle sfide più
grandi per la proclamazione della Parola di Dio ed hanno bisogno di testimoni, più
che di maestri. Il compito della Chiesa, allora - hanno ricordato i Padri sinodali
- deve essere quello di avvicinarsi ai ragazzi e di insegnare loro a sopportare quel
che accade, in loro e attorno a loro, aiutandoli a rileggere gli eventi alla luce
della Parola di Dio.
Tra gli altri temi più rilevanti,
le toccanti testimonianze delle persecuzioni subite dai cristiani in Vietnam e nella
Cecoslovacchia dell’epoca comunista, ma anche i segni di speranza che arrivano dal
Bangladesh, Paese in cui – è stato detto – cristiani e musulmani vivono in armonia.
E poi, spazio ai bambini: per loro, infatti, è stato proposto un incontro mondiale,
affinché giunga anche ai più piccoli la Parola del Dio della vita.
Monotematica,
invece, la sessione pomeridiana di ieri, incentrata sulla "Sacramentum Caritatis".
Il cardinale Angelo Scola, infatti, ha presentato una dettagliata relazione sull’attuazione
dell’Esortazione apostolica post-sinodale, pubblicata nel 2007. Il rapporto si basa
su un questionario inviato, all’inizio dell’anno, dalla Segreteria generale del Sinodo
a tutte le Conferenze episcopali. In generale, i risultati dicono che la "Sacramentum
Caritatis" ha ricevuto una buona accoglienza in tutti i continenti, anche grazie alle
traduzioni nelle lingue locali. Come è avvenuto in Indonesia, Paese in cui il documento
pontificio è stato tradotto da mons. Anicetus Sinaga, arcivescovo
coadiutore di Medan. Ecco cosa ha raccontato ai nostri microfoni della sua esperienza:
R.
– Il documento è molto interessante per me. Innanzitutto perché parla dell’amore di
Dio per tutta la vita. Dio ha dato il suo Corpo e il suo Sangue per la salvezza degli
uomini. In nessuna religione al mondo si trova questo amore. Dio offre se stesso per
gli uomini e ciò non si trova in nessuna religione. Il Papa ha fatto sì che si parli
della carità umana e questo è molto toccante. Poi, il documento parla per tutti gli
uomini, non è chiuso solo al mondo cattolico. E’ per tutti. Per esempio, i miei amici
musulmani lo hanno chiesto e gli è stata data la traduzione. Ed io sono rimasto molto
toccato da questa cosa e sono così innamorato di questo documento tanto da aver fatto
un cd da distribuire al popolo della Malaysia e dell’Indonesia. In Malaysia è, infatti,
difficile trovare un documento come questo. Sono davvero toccato da questo documento.
I miei amici mi hanno detto che è molto prezioso e, quindi, il mondo cattolico deve
diffondere questo documento.
D. – Cosa spera che
il Sinodo possa fare per i cristiani in Indonesia?
R.
– Da questo Sinodo io mi aspetto tre cose. Uno: predicare il Vangelo alle tribù indonesiane.
Loro, infatti, aspettano la predicazione del Vangelo. Secondo: la preparazione dei
preti e dei sacerdoti. Noi dobbiamo cercare, attraverso il Verbo di Dio, l’educazione
e la formazione. Terzo: poiché in Indonesia mancano i preti, dobbiamo praticare il
culto divino domenicale e diffondere la Parola del Signore. Dobbiamo fare una sintesi
tra la Messa e il culto della Parola di Dio. Questo è ciò che auspico da questo Sinodo. Significative,
poi, le giornate di studio dedicate alla "Sacramentum Caritatis" in tutto il mondo,
il suo inserimento nei programmi pastorali ed il forte impulso dato dal documento
all’Adorazione eucaristica, soprattutto fra i giovani. Ma ci sono ancora delle difficoltà,
tra cui il mancato riscontro del testo in alcuni Paesi dell’America Latina, dell’Europa
centrale e dell’Asia, e una certa “timidezza” – così l’ha definita il cardinale Scola
– nel proporre la dimensione sociale dell’azione eucaristica. In conclusione, ha detto
il porporato, la strada da compiere è lunga, ma la "Sacramentum Caritatis" sta comunque
contribuendo ad una maggiore ricentratura della vita cristiana sull’Eucaristia.