Denuncia dei vescovi del Guatemala: corruzione, violenza e miseria nel Paese
Come “segno di grande speranza” i vescovi del Guatemala vedono “gli sforzi che uomini
e donne, poveri, indigeni, contadini e giovani, realizzano ogni giorno per far fronte
alle difficili circostanze sociali ed economiche” che attraversano il Paese. Così
si è espresso ieri l’Episcopato guatemalteco, nella dichiarazione finale della Plenaria
in cui “sono state analizzate alcune realtà che meritano e necessitano dell’illuminazione
del Vangelo”, secondo quanto detto alla stampa locale dal presidente della Conferenza
mons. Pablo Vizcaíno Prado, vescovo di Suchitepéquez-Retalhuleu. “Questa fatica di
tanti guatemaltechi - secondo i vescovi - contrasta dolorosamente però con situazioni
insostenibili e insopportabili (…) come la mancanza di rispetto per la vita che si
palesa in un’ondata di violenza sempre più grande”. In particolare, i presuli denunciano
il “narcotraffico e il crimine organizzato” che in diverse regioni del Paese “recluta
sempre più giovani usati come agenti, sicari, e complici in atti criminali orrendi”.
“Le cifre sugli omicidi perpetrati e la crudeltà di tali atti ci indicano che siamo
ormai davanti a forze molto potenti e impunite”. E proprio in merito all’individuazione
e punizione dei colpevoli i vescovi ricordano che “purtroppo la magistratura gode
di poca credibilità e nel Paese è diffusa l’idea secondo la quale l’impunità è l’alleata
più potente del crimine”. Al riguardo, l’Episcopato denuncia “il crescente e grave
pericolo”, che spinge a molti a credere che la soluzione stia al di fuori della legge
e del diritto e a prendere iniziative personali per eliminare presunti o veri criminali”.
“Dall’altra parte - scrivono i vescovi del Guatemala - la profonda debolezza dello
Stato per affrontare, con efficacia e con il potere della legge, il crimine organizzato
sta spingendo il Paese verso scenari di ingovernabilità allarmanti”. Nel ricordare
che la polizia civile nazionale è debole, e in molti settori è stata colpita da corruzione
e infiltrata dalle forze criminali, i presuli salutano come una buona iniziativa,
destinata a rinforzare questo corpo senza fare ricorso ad un aumento del personale,
l'aver affidato all’Esercito compiti di ordine pubblico. L’Episcopato si preoccupa
anche delle condizioni economiche di buona parte dei guatemaltechi colpiti recentemente
da gravi e devastanti alluvioni e piogge torrenziali che hanno distrutto case e raccolti.
I vescovi chiamano alla solidarietà, ma soprattutto chiedono al governo la decretazione
di misure rapide e opportune sia per fare fronte alla realtà attuale sia per prevenire
ciò che si vede già all’orizzonte: la fame e carestia. “Salutiamo il sostegno che
il governo dichiara di voler dare ai più poveri, aggiungono i vescovi del Guatemala,
ma al tempo stesso censuriamo i tentavi di politicizzare tale aiuto creando legami
clientelari che possono aiutare materialmente, ma che però alla fine umiliano la dignità
umana e non favoriscono la produttività”. Infine, la Conferenza episcopale ricorda
alle autorità l’urgenza di prendere adeguate misure per proteggere l’economia nazionale
dalla crisi finanziaria statunitense e che già ha colpito l’America Latina e che avrà,
nelle prossime settimane, una conseguenza ancora più devastante: la drastica diminuzione
del denaro che gli emigrati inviano ai loro familiari che in molti Paesi dell’America
Centrale sono l’unico introito per milioni di persone. In molte delle situazioni denunciate,
concludono i vescovi del Guatemala, si riflette “l’esclusione di Dio dalla realtà
e dalla nostra vita quotidiana e, al tempo stesso, una mancanza di principi morali
per orientare le decisioni politiche, economiche e finanziarie”. (A cura di Luis
Badilla)