Angoscia e paura tra i cristiani di Mosul per il rischio di nuove aggressioni
La comunità cristiana di Mosul si lascia dietro una settimana di morte e di paura.
E nel giorno di preghiera islamica nelle moschee, il venerdì, dagli imam locali non
è risuonata nessuna parola di vicinanza e di solidarietà verso i cristiani. A riferirlo
al Sir è padre Amer Youkhanna, sacerdote caldeo di Mosul, ma residente a Roma che
cita fonti dirette della città irachena. "Tutti a Mosul hanno prestato attenzione
alle parole degli imam delle moschee ieri. La maggior parte di loro, così mi è stato
detto, non ha minimamente accennato alle violenze dei giorni scorsi e solo qualcuno
ha genericamente invitato i fedeli a mantenere rapporti di buon vicinato con tutte
le componenti della città”. Per quanto riguarda la vita quotidiana, ha detto il sacerdote,
“ogni giorno che passa si fa più difficile. Nessuno può uscire per fare la spesa se
non nelle ore in cui la città è semideserta. Le donne, se proprio devono farlo, stanno
bene attente ad indossare il velo sui capelli e cercare di passare per musulmane.
Chi lavorava non può più farlo e così, senza soldi non si possono acquistare né i
generi alimentari né pagare per il carburante per i generatori elettrici". A prevalere
nei cristiani “è la paura” unita alla “sofferenza” per l’essere costretti a lasciare
la propria città. Intanto domani “non si sa se le chiese apriranno per le Messe”.
(V.V.)