Nuovo crollo delle Borse. Allarme recessione mondiale. Mons. Tarchi: modello di sviluppo
arrivato al capolinea
Crollano anche oggi le Borse internazionali: la chiusura ieri di Wall Street con un
pesante -7,33% ha trascinato verso il basso tutti i listini in Asia ed Europa. L'indice
"Nikkei" della Borsa di Tokyo ha chiuso stamane con una perdita del 9,62%, il peggior
dato in oltre 20 anni. Panico anche sulle piazze europee che seguono gli indici di
New York e Tokyo. Fondo Monetario e Unione Europea lanciano l’allarme: l’economia
mondiale è “sull'orlo della recessione”. Il servizio di Fausta Speranza:
Le previsioni
del Fondo Monetario e di Bruxelles arrivano alla vigilia dell’incontro dei ministri
delle Finanze del G7, chiamato a dare una risposta coordinata alla crisi finanziaria.
Bush, che domani farà un discorso alla nazione sull'economia, annuncia che riceverà
i ministri delle Finanze, ma i due leader democratici del Congresso chiedono proprio
la convocazione del G8 a livello di capi di Stato, nelle stesse ore, peraltro, in
cui il Giappone, presidente di turno, si dice pronto a un G8 straordinario. Pressione
e attesa altissime, dunque, per domani, ma - ammette il direttore generale del Fondo
Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn - trovare una soluzione coordinata
non è facile, soprattutto in Europa. E precisa che Eurolandia potrebbe scivolare in
una fase di recessione tecnica a partire dal terzo trimestre di quest'anno. Il direttore
generale del FMI chiede: fiducia ai mercati; piani organici da parte degli Stati;
una soluzione per gli asset in difficoltà; e soprattutto ricapitalizzazione delle
istituzioni finanziarie. E poi avverte: la crisi in atto coinvolge tutti i Paesi.
I Sette Grandi potrebbero prendere decisioni lasciando fuori almeno 60 Paesi, ma in
questa crisi non è possibile farlo. Va detto, peraltro, che il FMI ha riattivato la
procedura per concedere prestiti d'urgenza, creata nel 1995. C’è poi il monito della
Banca Mondiale che, con il presidente Zoellick, invita i Sette Grandi a non dimenticare
i Paesi poveri. Intanto, la Banca centrale indiana ha annunciato l'iniezione di 400
miliardi di rupie, oltre 8 miliardi di dollari, nel sistema finanziario del Paese.
La Cina si dice del tutto fiduciosa di poter superare l'attuale crisi economica, e
si dice disposta a lavorare in stretta cooperazione con gli altri Paesi al fine di
salvaguardare la stabilità del sistema finanziario globale. Lo ha detto il vicepremier
Wang Qishan, citato dai media nazionali.
Tutti devono avvertire la responsabilità
di “non alimentare l'allarmismo”: è l'appello lanciato oggi dal presidente della Repubblica
italiana, Giorgio Napolitano, parlando della crisi finanziaria internazionale e richiamando
anche il dovere degli operatori dell'informazione a rappresentare con senso di misura
una situazione “pesante che presenta rischi per tutti, anche per l'Italia”. Ieri,
il premier Berlusconi e il ministro dell’Economia Tremonti hanno lanciato messaggi
rassicuranti ai risparmiatori. Sulla situazione Luca Collodi ha sentito mons.
Paolo Tarchi, direttore dell'Ufficio della CEI per i problemi sociali e il lavoro: R.
– Credo che sia, intanto, una situazione che crea abbondanti preoccupazioni e a vari
livelli. Come sempre in situazioni come queste l’attenzione va alle persone che vedono
tradita la fiducia che in qualche modo hanno riservato, ad esempio, ad Istituti finanziari
ai quali hanno affidato il loro credito.
D. – Mons.
Tarchi, molti parlano di speculazione. La domanda è questa: è possibile che l’economia
mondiale sia determinata da pochi speculatori senza scrupoli e senza etica?
R.
– Questo è il problema, potremmo dire il capolinea a cui è arrivato questo modello
di sviluppo. Questo mi pare che accada laddove non ci sono regole ... anche se vorrei
dire che non bastono le regole, perché abbiamo visto anche in un passato recente che
formalmente le regole sono rispettate, ma che il codice deontologico e professionale
di molti manager ha superato abbondantemente le attenzioni al bene comune e al bene
delle persone. Credo che ci sia veramente bisogno - e che sia questa l’occasione -
di ritrovare una scala di valori che vada oltre il rischio e l’interesse diretto e
personale soltanto di alcuni.
D. – Mettere dei vincoli,
far sì che lo Stato torni a controllare il libero mercato… cosa si può fare?
R.
– Io credo che intanto in questa situazione si siano superati alcuni luoghi comuni
che vedevano il mercato capace di essere autoregolatore, per cui c’è un’invocazione
forte - lo vediamo nelle soluzioni scelte dal popolo americano e non solo - di richiesta
di uno Stato che se non altro nel breve periodo ponga delle soluzioni che vadano ad
arginare i disastri dell’economia, dell’economia reale. Questo è un primo intervento.
Nel futuro certamente bisognerà ritrovare un equilibrio fra mercato, Stato e società.
Inoltre bisogna dire che per troppo tempo, troppe persone hanno affidato i loro soldi
senza sapere quale fosse il motivo e quali fossero le finalità per cui gli Istituti
bancari li utilizzassero. Credo che sia ormai urgente chiedere conto di come i soldi
vengano finanziati e sostanzialmente spesi dagli Istituti bancari a cui vengono affidati.
D.
– C’è anche un lato psicologico: il capo dello Stato Napolitano, in un appello, ha
detto ai media di non alimentate allarmismi. Anche questo è certamente un altro elemento
di cui tener conto…
R. – Io credo che i media abbiano
una grandissima responsabilità e non soltanto su questo campo. Anzitutto è chiaro
che chiediamo ai media di informare e di informare in modo compiuto su quella che
è la situazione. Ma è anche necessario che indichino le vie di uscita, che sicuramente
ci sono, anche in una situazione drammatica come questa.