Domenica in Piazza San Pietro il Papa proclamerà quattro nuovi Santi
C'è attesa, in Vaticano e nella Chiesa, per la solenne Messa di canonizzazione di
domenica prossima durante la quale - alle 10, in Piazza San Pietro - Benedetto XVI
proclamerà quattro nuovi Santi, tra i quali la prima di origine indiana: Alfonsa dell'Immacolata
Concezione (al secolo Anna Muttathupadathu), religiosa indiana della Congregazione
delle Clarisse del Terzo Ordine di San Francesco. Gli altri sono il sacerdote italiano
Gaetano Errico, fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria; Maria
Bernarda Bütler (Verena), vergine e fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane
Missionarie di Maria Ausiliatrice; Narcisa Di Gesù Martillo Moràn, laica ecuadoriana.
Queste ultime sono accomunate - anche se in epoche diverse - dallo stesso territorio
che fu teatro della loro evangelizzazione, l’Ecuador. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
E’ adolescente
Maria Bernarda Verena Bütler, originaria del Cantone svizzero di Argovia, quando avverte
i primi segni della chiamata di Dio. Sono anni di intensa vita interiore: “Spiegare
questo stato dell’anima a chi non ha mai sperimentato qualcosa di simile - scrive
- è estremamente difficile, se non impossibile”. La maturazione la porta nel monastero
delle Cappuccine di Maria Ausiliatrice di Altstätten, nel Cantone di San Gallo. Dieci
anni di dedizione, di responsabilità che via via aumentano finché, diventata superiora
di una comunità ricca di vocazioni, riesce a realizzare un suo antico sogno: partire
in missione. E’ proprio l’Eucador della prossima Santa Narcisa la terra dove approda
Maria Bernarda Bütler. A Chone, apre un monastero con annessa infermeria e una scuola
per bambine. Supera opposizioni, guerre, malattie per soccorrere i poveri e il suo
Istituto viene presto amato dalla popolazione locale. Incomprensioni col monastero
di origine di Altstätten la portano a separarsene e a fondare le Suore Francescane
Missionarie di Maria Ausiliatrice”. A fine Ottocento, la persecuzione antireligiosa
la costringe a trasferire il monastero in Colombia, dove muore a Cartagena, nel 1924. Nel
1869 - l’anno che vede la prima professione di Maria Bernarda - è anche l’anno dell’inizio
del Concilio Vaticano I, convocato da Pio IX. Il giorno della sua inaugurazione, l’8
dicembre, è il giorno in cui si spegne Narcisa di Gesù Martillo y Moràn, che il Papa
canonizzerà domenica. Grande lavoratrice e orfana a nemmeno vent’anni, è costretta
a sopravvivere in soffitte e ripostigli, dove trascorre lunghe ore in preghiera e
dure penitenze corporali. La sua vita è però un’esplosione di gioia e di carità cristiana,
come racconta al microfono di Tiziana Campisi il postulatore
della Causa di canonizzazione, padre Vito Tomàs Gomez: R.
- La Beata Narcisa ebbe una chiara percezione della sua chiamata alla santità, specialmente
a partire dal sacramento della Cresima che ricevette all’età di sette anni: prese
l’abitudine poi di ritirarsi frequentemente in un piccolo bosco vicino alla sua casa,
per darsi liberamente alla contemplazione delle realtà divine. Assunse un cammino
arduo di penitenza, per unirsi più intimamente a Cristo sofferente e collaborare alla
redenzione del mondo. Collaborava nei lavori domestici e in quelli del campo. Era
una giovane riflessiva, amabile, allegra, di carattere dolce e pacifica, caritatevole.
Era anche molto bella - bionda con gli occhi azzurri, alta - e si rivelò catechista
eccellente. Non poteva fare a meno di trasmettere il fuoco divino ai suoi e ai bimbi
del vicinato. D. - La spiritualità di questa ragazza era molto
forte: la Beata Narcisa spesso si dedicava a momenti di preghiera intensi, ma anche
a momenti di mortificazione. Come li possiamo considerare, oggi, questi momenti? R.
- Spinta da un desiderio di maggiore perfezione e consigliata da un religioso francescano,
si imbarcò nel giugno 1868 per Lima e visse come secolare interna nel Convento domenicano
del Patrocinio. Il Signore la favoriva con doni straordinari e le mostrava quanto
gradita fosse la sua vita anche in mezzo alle prove dello spirito. La devozione oggi
alla futura Santa Narcisa denota la spontanea identificazione del popolo semplice
con questa donna della costa ecuadoriana. L’esempio della sua vita laboriosa e apostolica
trasmette un messaggio molto attuale. D. - Quale messaggio in
particolare ci trasmette la beata Narcisa? R. - Senz’altro la
preghiera, l’unione con Dio, l’apostolato, la catechesi, la manifestazione della Provvidenza
di Dio in tutte le circostanze. Le sue mortificazioni veramente furono molto severe:
portava costantemente sul suo corpo i segni della crocifissione del Signore. Aveva
una fede ferma ed una ammirabile speranza. D. - Come ci è giunta
la fama di santità della beata Narcisa di Gesù Martillo y Morán? R.
- Verso la fine di settembre 1869 le vennero delle forti febbri. I rimedi medici poterono
poco, ma lei continuò con il suo ritmo di vita normale fino alla solennità dell’Immacolata
Concezione, l’8 dicembre 1869, lo stesso giorno nel quale il beato Pio IX apriva in
Roma il Concilio Vaticano I. Alla fine della giornata, salutò le sorelle dicendo che
andava a fare un viaggio molto lontano. Fu preso come uno scherzo dalle consorelle
domenicane, ma dopo poco una delle sorelle, incaricata di benedire le celle, notò
uno splendore ed un odore speciale in quella di Narcisa. Si radunò la comunità e si
vide che era morta: aveva 37 anni. D. - Come si è potuti giungere
alla sua conoscenza dopo la sua morte? R. - Sia la città di
Lima che la città di Guayaquil, in Ecuador, aveva una vera stima di Narcisa come persona
santa. Questa devozione, questa fama di santità è andata aumentando, specialmente
dal 1955 quando è stata trasferita la salma a Guayaquil e poi è iniziato il processo
di beatificazione e canonizzazione nel 1961. La fama di santità non si è mai esaurita,
anzi, con il passare del tempo è sempre aumentata.