Amnesty chiede all'ONU di occuparsi delle violazioni dei diritti dei cattolici in
Vietnam
Le Nazioni Unite si occupino di quanto sta accadendo in Vietnam, lo visiti il relatore
speciale sul diritto di opinione e di espressione. Lo chiede Amnesty International
a conclusione di un lungo rapporto nel quale esamina il comportamento delle autorità
di Hanoi nei confronti di “pacifici manifestanti” cattolici. Nel documento si ricostruiscono
le vicende relative al complesso della ex delegazione apostolica e del terreno di
Thai Ha di Hanoi ed in particolare all’atteggiamento tenuto dal governo di fronte
alla richiesta dei cattolici di avere la restituzione dei loro beni, atteggiamento
fatto di intimidazioni, violenze, arresti, violazioni della libertà di pensiero e
di religione, campagne di stampa, discriminazioni. “Il governo vietnamita – scrive
Amnesty, in una nota diffusa ieri a Londra ripresa dall'agenzia Asianews - deve mettere
fine a intimidazioni e attacchi contro i cattolici ed assicurare protezione contro
le violenze di gruppi sponsorizzati dallo Stato”. Nel suo rapporto, l’organizzazione
ricostruisce le vicende che dallo scorso dicembre vedono i fedeli appoggiare con pacifiche
veglie di preghiera le richieste dell’arcivescovato di Hanoi e dei redentoristi di
Thai Ha. Dopo un periodo nel quale è sembrato prevalere il dialogo – a febbraio il
governo parlò di un graduale ritorno dei beni alla Chiesa - da agosto le autorità
hanno scelto la linea dura. Il rapporto parla anche di “crescenti” intimidazioni contro
i cattolici e riferisce di “studenti sempre più timorosi di parlare della loro fede
a scuola o nelle università, dove emergono vicende di prevaricazioni ed espulsioni”.
A conclusione del rapporto, Amnesty International ricorda al Vietnam di aver sottoscritto
l’accordo per i diritti civili e politici e chiede al governo di Hanoi di: “proteggere
i diritti di libertà di espressione, di riunirsi pacificamente e la libertà di religione
senza discriminazioni”; “rilasciare immediatamente ed incondizionatamente coloro che
sono stati arrestati per aver espresso pacificamente le loro opinioni”; “abolire le
illegali restrizioni ai diritti di riunirsi pacificamente, di libertà di espressione
e di libertà di religione ed in particolare di riformare quanto previsto nel Codice
penale del 1999 in materia di sicurezza nazionale”; “assicurare che non si manifesti
un clima di impunità per ciò che riguarda gli attacchi contro i cattolici, procedendo
ad inchieste imparziali su tutti gli attacchi e gli atti di intimidazione da parte
di funzionari di polizia, compreso l’eccessivo uso della forza contro pacifici fedeli
cattolici, e di ‘giovani bulli’ sponsorizzati dallo Stato e di sottoporre i responsabili
a processi compatibili con gli standard internazionali”. (R.P.)