Ingrid Betancourt sottolinea il valore della parola per risolvere i conflitti
“Le parole hanno un grande impatto sulla vita reale”; dobbiamo credere nel valore
della parola, nella sua capacità di convincere e di trasformare le persone”. Dopo
oltre 6 anni di silenzio nella foresta colombiana, prigioniera delle cosiddette Forze
Armate Rivoluzionarie della Colombia, Ingrid Betancourt porta la sua “parole di pace”
nell’emiciclo del Parlamento europeo, che lei stessa loda per “essere un esempio in
tutto il mondo di democrazia e di dialogo”. Invitata dal presidente Hans-Gert Poettering
per ricordare i 60 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre
1948), l’ex candidata alle presidenziali e oggi attivista dei diritti umani ha affermato
che occorre prevenire i conflitti perseguendo la giustizia sociale: nelle società
più ricche, “dobbiamo cominciare a riconoscere agli altri il diritto a desiderare
ciò che noi desideriamo”. Ingrid Betancourt - riferisce il Sir - si è più volte interrotta
in lacrime e ha chiesto la liberazione dei suoi compagni rimasti prigionieri. “I governi
– ha aggiunto l’ex candidata alle presidenziali – devono negoziare con le forze terroristiche
per salvare vite umane ma anche perché respingere il dialogo significa dar loro delle
giustificazioni” ed isolare “estremisti e fanatici”. “Andrei – ha concluso Ingrid
Betancourt – nello Zimbabwe, nel Darfur per abbracciare le madri e i bambini che soffrono,
per abbracciare gli sfollati. Poi in Somalia, per portare parole di rispetto e in
Congo, dove ci sono i bambini soldato”. (A.L.)