Forte della speranza evangelica, Pio XII aiutò le vittime della guerra, salvando il
più gran numero possibile di ebrei: così, Benedetto XVI nella Messa per il 50.mo della
morte di Papa Pacelli
Negli anni tormentati dei totalitarismi e dei conflitti mondiali, Pio XII testimoniò
che solo Cristo è la vera speranza dell’uomo: è quanto affermato da Benedetto XVI
nella Messa di stamani in San Pietro per il 50.mo anniversario della morte del Servo
di Dio Eugenio Pacelli. Nella celebrazione, a cui hanno preso parte i Padri sinodali,
il Papa ha ricordato l’instancabile impegno di Pio XII per la pace e per la difesa
dei perseguitati, in special modo degli ebrei. Né ha mancato di sottolineare la “straordinaria
attualità” del magistero di Papa Pacelli che, ha detto, continua ad essere un “punto
di riferimento sicuro” per i fedeli. Dopo la Messa, Benedetto XVI è sceso alle Grotte
Vaticane dove si è raccolto in preghiera davanti alla tomba di Pio XII. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
(canti) “Abbandonarsi
nelle mani misericordiose di Dio”: questo, ha affermato Benedetto XVI, fu l’atteggiamento
che contraddistinse Pio XII nel suo lungo Pontificato, iniziato mentre si addensavano
sull’Europa e sul resto del mondo le nubi della Seconda Guerra Mondiale. Il Papa si
è soffermato a lungo sugli sforzi per la pace del suo venerato predecessore. Un impegno
iniziato già prima di diventare Pontefice, quando era nunzio apostolico in Germania: “Lasciò
dietro di sé una grata memoria, soprattutto per aver collaborato con Benedetto XV
al tentativo di fermare 'l’inutile strage' della Grande Guerra, e per aver colto fin
dal suo sorgere il pericolo costituito dalla mostruosa ideologia nazionalsocialista
con la sua perniciosa radice antisemita e anticattolica”. In
un’epoca segnata dai totalitarismi, ha affermato Benedetto XVI, “avvertendo il venir
meno di ogni umana sicurezza”, Pio XII “sentiva forte il bisogno, anche attraverso
un costante sforzo ascetico, di aderire a Cristo, unica certezza che non tramonta”: “La
Parola di Dio diventava così luce al suo cammino, un cammino nel quale Papa Pacelli
ebbe a consolare sfollati e perseguitati, dovette asciugare lacrime di dolore e piangere
le innumerevoli vittime della guerra. Soltanto Cristo è la vera speranza dell’uomo;
solo fidando in Lui il cuore umano può aprirsi all’amore che vince l’odio”. La
guerra mondiale, ha ricordato, mise in evidenza “l’amore che nutriva per la sua diletta
Roma”, che si rifiutò ripetutamente di abbandonare. Un amore testimoniato “dall’intensa
opera di carità che promosse in difesa dei perseguitati, senza alcuna distinzione
di religione, di etnia, di nazionalità, di appartenenza politica”. Benedetto XVI ha
così ricordato il radiomessaggio natalizio del 1942 nel quale Pio XII deplorò la situazione
di centinaia di migliaia di persone “destinate alla morte o ad un progressivo deperimento”.
Un chiaro riferimento, ha detto, “allo sterminio perpetrato contro gli ebrei”: “Agì
spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni
di quel complesso momento storico, egli intuiva che solo in questo modo si poteva
evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei. Per questi suoi
interventi, numerosi e unanimi attestati di gratitudine furono a lui rivolti alla
fine della guerra, come pure al momento della morte, dalle più alte autorità del mondo
ebraico”.
Il Papa ha citato ad esempio il ministro
degli Esteri d’Israele Golda Meir, che scrisse: “Quando il martirio più spaventoso
ha colpito il nostro popolo”, la voce di Pio XII si è “levata a favore delle vittime”.
D’altro canto, il Papa ha sottolineato che il dibattito storico “non sempre sereno”
sulla figura di Pio XII ha tralasciato di porre in luce tutti gli aspetti del suo
“poliedrico pontificato”. Ha quindi richiamato il giudizio che di Eugenio Pacelli
diede Papa Montini: “Paolo VI, che fu suo fedele collaboratore
per molti anni, lo descrisse come un erudito, un attento studioso, aperto alle moderne
vie della ricerca e della cultura, con sempre ferma e coerente fedeltà sia ai principi
della razionalità umana, sia all’intangibile deposito delle verità della fede”. Pio
XII fu, per molti aspetti, un precursore del Concilio Vaticano II. Il Papa ha ricordato
alcuni dei documenti fondamentali del suo Magistero. L’Enciclica “Mystici Corporis”,
ha rilevato, fu la base per la Costituzione dogmatica “Lumen Gentium”. Ha poi sottolineato
l’importanza dell’Enciclica “Divino Afflante Spiritu” per la ricerca sui testi biblici
e della “Mediator Dei”, che diede impulso al movimento liturgico. Ancora, ha rammentato
l’impulso notevole che Papa Pacelli diede all’attività missionaria e la sua promozione
del ruolo dei laici nella vita ecclesiale. Benedetto XVI non ha mancato di esprimere
un auspicio a chiusura dell’omelia: “Cari fratelli e sorelle,
mentre preghiamo perché prosegua felicemente la causa di beatificazione del Servo
di Dio Pio XII, è bello ricordare che la santità fu il suo ideale, un ideale che non
mancò di proporre a tutti”. Ricordando infine la
proclamazione del dogma dell’Assunzione della Vergine, nell’Anno Santo del 1950, il
Papa ha affermato che Eugenio Pacelli ci invita a guardare a Maria perché ci faccia
“apprezzare sempre più il valore della vita sulla terra” e a volgere lo sguardo verso
la meta della vita eterna. Con le parole pronunciate nell’omelia
a proposito della Causa di Beatificazione del Servo di Dio Pio XII attualmente in
corso, “il Papa ha inteso manifestare esplicitamente la sua unione spirituale a un
auspicio diffuso nel popolo di Dio”. E’ quanto affermato dal direttore della Sala
Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, rispondendo ad alcuni giornalisti. Tuttavia,
ha chiarito padre Lombardi, il Pontefice “non si è espresso sui passi successivi della
causa e i loro tempi, cioè la firma del decreto sul riconoscimento delle virtù eroiche,
che è a sua volta la premessa per introdurre la successiva pratica per il riconoscimento
di miracolo”.