2008-10-09 15:27:25

Crisi finanziaria: recuperano le borse. Riflessi negativi in Africa


Dopo il massiccio intervento di numerose banche centrali a tagliare il costo del denaro, stamani si è finalmente registrata una netta inversione di rotta delle borse europee. L’iniziativa senza precedenti inizialmente non ha arginato l’ondata di vendite e ieri i listini del Vecchio continente hanno chiuso bruciando 340 miliardi di euro. Il punto della situazione nel servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Questa mattina i mercati europei sono tutti partiti con il segno positivo. L’indice che sintetizza l'andamento dei principali listini è in salita del 2,2%. Bene anche le principali Borse in Asia che mostrano una reazione positiva al taglio del costo del denaro. Chiusura ancora in segno negativo invece per Tokyo. I fantasmi del crollo dei listini sono stati allontanati dal taglio dello 0,5 % dei tassi concertato ieri dalle banche centrali occidentali, ma anche dagli interventi dei singoli governi che dopo settimane di incertezze hanno approvato misure per riattivare la circolazione del credito garantendo la liquidità. Ultimo in ordine di tempo il decreto dell’esecutivo italiano che mette a disposizione del sistema bancario un fondo di garanzia di venti milioni di euro. Inoltre il Tesoro potrà entrare nel capitale delle banche a rischio crac acquistandone le azioni. In precedenza il Regno Unito aveva varato un piano da 50 miliardi di sterline che prevede la parziale nazionalizzazione delle banche, mentre la Germania ha messo sul piatto 570 miliardi di euro come garanzia sui depositi privati. Una boccata d’ossigeno che sta dando i suoi effetti ma il Fondo monetario internazionale avverte che crisi sarà lunga e colpirà anche l’economia reale. L’istituzione stima una lieve recessione per diverse economie europee. Sulla stessa linea la BCE che nel suo bollettino di ottobre prevede forti ripercussioni nell’area euro e una lieve ripresa dovuta al calo del petrolio che si avvertirà solo nel corso del 2009.
 
Un autentico terremoto nell’economia mondiale, dunque, che in questi giorni ha visto la caduta delle principali borse internazionali. Ma quali ricadute si sono avute sull’economia africana? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al prof. Angelo Turco, docente di dinamiche internazionali in Africa, presso l’Università dell’Aquila:RealAudioMP3

R. – Le ricadute ancora non si possono misurare, ma è da prevedere che ce ne saranno e ce ne saranno molte ed incisive e purtroppo – come si può ben immaginare – tutte più o meno negative.
 
D. – Da una parte il crollo del corso delle materie prime frutto della minore domanda mondiale e dalle cui esportazioni dipende molta parte dell’economia africana; dall’altro il calo degli investimenti dato dalla mancanza di liquidi sui mercati. Gli Stati africani hanno pensato o stanno pensando ad una posizione comune da assumere di fronte ai possibili contraccolpi?
 
R. – Purtroppo ancora non si vede niente di tutto questo all’orizzonte. Mi lasci, però, dire che anzitutto – come lei stesso ha detto – ci sono dei riflessi diretti per i collegamenti istituzionali che i Paesi africani hanno sul piano finanziario e monetario con la Comunità internazionale. Ricordiamo che - tanto per fare un esempio - almeno una dozzina di Paesi africani adottano il franco CFA, che ha un rapporto di cambio fisso con l’Euro e, quindi, ogni impatto che la crisi ha sull’Euro, ce l’ha per via monetaria sicuramente. La riduzione del credito e gli incrementi dei tassi di interesse stanno a significare che gli investimenti saranno via via minori in Africa e si salveranno, per così dire, quegli investimenti che hanno un altissimo tasso di profitto e quelli che sono altamente speculativi e, quindi, in particolare quelli legati alle materie prime strategiche, come l’uranio. Un altro effetto diretto è poi quello dell’inflazione importata: stanno crescendo ovunque i prezzi e questi prezzi si scaricheranno in un modo o in un altro, poco o molto che sia, sulle economie africane.
 
D. – Alcuni analisti pensano però che d’altra parte la crisi potrebbe permettere all’Africa di riguadagnare parte del terreno perduto nei confronti del resto del mondo. E’ possibile, dunque, che gli investitori trovino un rifugio sicuro in un mercato vergine come quello africano?
 
R. – No, nel modo più assoluto un rifugio sicuro non lo trovano in Africa e questo se non altro perché le impalcature giuridiche, salvo qualche caso particolare come il solito Sudafrica, non mettono al sicuro niente e nessuno. In un periodo come questo non ci sono oasi di sicurezza. Al contrario, penso che ci siano delle filiere che possono – diciamo così - favorire in questo momento l’Africa, delle filiere strategiche su cui degli investimenti anche massicci, ma comunque selettivi, saranno fatti piuttosto che per la sicurezza che questi investimenti offrono, per la profittabilità che questi investimenti offrono.







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