Benedetto XVI apre a Roma l'iniziativa "La Bibbia giorno e notte"
In occasione del Sinodo dei Vescovi e in coincidenza con l’Anno Paolino, la Basilica
romana di S. Croce in Gerusalemme ospita da questa sera “La Bibbia giorno e notte”,
l’iniziativa di lettura biblica integrale e continuata che si concluderà sabato prossimo.
Rai Educational trasmetterà integralmente l’iniziativa. Ad iniziare, questa sera
dagli schermi di Rai Uno, la proclamazione del testo sacro è stato un lettore d’eccezione:
il Papa. Il servizio di Giancarlo La Vella.
Sull’importanza
della lettura della Bibbia, Amedeo Lomonaco ha intervistato mons. Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:
R. – La Bibbia
stessa si presenta come Parola e la Parola è di sua natura proclamata, detta. Ecco
allora l’importanza del ritornare ancora alla Parola e in questo caso far risuonare
proprio questa Parola, scansione per scansione, passo per passo, affidata alla voce,
direi al ventaglio di tutte le voci possibili, che sono le voci dell’umanità. Questa
Parola che risuona e che rompe il silenzio del nulla e si apre all’essere e all’esistere.
Noi sappiamo che una parola, una volta detta non è morta: è proprio allora che comincia
a vivere! E’ per questo che idealmente si vorrebbe che questa lettura sia come un
punto di partenza, perché questa Parola abbia da attraversare il cielo distratto o
inquinato delle nostre città, abbia da attraversare – idealmente – le nostre strade,
entrare nelle nostre case e ritornare ad essere ancora come la Bibbia stessa dice
di se stessa: una Parola che è “offensiva”, che inquieta, che sommuove anche la superficialità,
la banalità. Geremia dice: “La mia parola è come un martello che spacca la roccia”,
la roccia delle incrostazioni, delle banalità diremmo noi oggi. Eccoci a ritrovare
che questa Parola che facciamo risuonare per una volta nella sua integralità sotto
le volte di questa Basilica romana, sia una Parola che ritorni ancora ad essere lampada
per i passi nel cammino della vita.
D. – Per l’uomo che non si è ancora accostato
alla Bibbia, l’esortazione è quella di ripercorrere l’esperienza di Sant’Agostino,
la cui conversione è racchiusa in quel “Tolle lege”- prendi e leggi…
R. – Sì,
è vero. Potremmo assumerlo come motto. Ma naturalmente “prendi e leggi” vuol dire
anche riprendere ancora da capo la necessità di un itinerario da compiere. Il prendere
e aprire a caso la Bibbia, prendendone una pagina e assumendola non è del tutto corretto
come norma, anche se qualche volta può essere una sorta di stimolo. Bisogna proprio
che questo “prendi e leggi” avvenga con una certa continuità, con una certa serietà
e con una certa fedeltà. E’ però indiscutibile: l’appello che noi lanciamo è solo
quello di cercare il più possibile di raggiungere la Parola con la propria continua
e costante conoscenza e con la propria continua e costante esperienza di vita.
D.
– In questa esplorazione leggere, scrutare la Bibbia e mettersi davanti a Dio con
un atteggiamento di apertura, senza giudicare la Parola che è ispirata da Dio, ma
lasciandosi guidare dalla Parola….
R. – Lasciamoci guidare dalla Parola, ma
questa Parola deve essere accolta, compresa, deve essere penetrata con le capacità
umane, con la propria libertà. C’è una frase bellissima nell’Apocalisse che potrebbe
riassumere questo discorso: “Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno mi apre
io entrerò, cenerò con lui e lui cenerà con me”. Cristo passa per le strade del mondo,
la sua Parola passa e se non dovesse passare noi resteremmo soli nel nostro mondo,
nel nostro piccolo orizzonte finito. E’ indispensabile, però, “se uno mi apre la porta”:
ecco il gioco della libertà, che accoglie la Parola. Se si vuole c’è la grazia - come
dice Paolo – che si accende nel cielo della nostra vita ed è il primato assoluto di
Dio, ma c’è anche la fede – come dice Paolo – che è la risposta dell’uomo. In questo
incrocio, questo intreccio c’è tutto il mistero della Bibbia e della Rivelazione.