Attacco di guerriglieri del PKK nel sudest della Turchia
Guerriglieri curdi del PKK hanno attaccato una gendarmeria nel sudest della Turchia
uccidendo 15 soldati turchi. Probabilmente hanno rapito anche altri due soldati, che
risultano dispersi. L'attacco è avvenuto ad Aktcium, presso il confine con l'Iraq.
Negli stessi scontri, sono rimasti uccisi 23 separatisti curdi. Stefano Leszczynski
ha chiesto a Paolo Quercia, analista del Centro militare di studi strategici,
se questo scontro possa far temere un’escalation nel conflitto:
R. - Sicuramente,
da quando il PKK ha ripreso le attività, abbiamo visto un susseguirsi di questi interventi,
con le reazioni militari turche in Iraq settentrionale. Questo, probabilmente, potrebbe
anche essere l’inizio di una nuova escalation. Ricordiamo, tra l’altro, che
tra qualche settimana scade anche il mandato che attualmente i militari turchi hanno
per eseguire le operazioni in Iraq e c’è tutto un dibattito sull’eventuale ampliamento
della capacità operativa turca.
D. - Può essere legato
anche al processo di autonomia in corso per quanto riguarda il Kurdistan iracheno…
R.
- Sicuramente. Ricordiamo che il PKK e i movimenti che hanno preso il suo posto hanno
ripreso le attività dopo la tregua unilaterale dal 2003, dopo l’intervento in Iraq.
Quindi, il fattore iracheno è chiave nella riattivazione del PKK che, dopo l’arresto
di Ocalan, aveva abbandonato l’iniziativa militare.
D.
- Può esserci qualcun altro interessato a fomentare uno scontro aperto tra PKK e turchi
in Iraq, per complicare ulteriormente la situazione?
R.
- Sicuramente sì. Ricordiamo che il PKK storicamente è un’eredità della Guerra Fredda,
è un prodotto dell’Unione Sovietica come fenomeno militare nel tentativo di destabilizzare
la Turchia come importante alleato della NATO. Ovviamente, i collegamenti internazionali
sono tanti ed anche l’Iran ha problemi con i propri curdi ed ha un suo PKK attivo
sul suo territorio. Diciamo anche che, fra gli Stati dell'area, la Russia è quello
che ancora non riconosce il PKK come movimento terroristico e quindi probabilmente
una serie di riflessioni possono essere anche fatte in questo ambito.
Crisi
economia Wall Street ha incassato ieri il via libera del Congresso al "piano
salvafinanza" rivisitato e le rassicurazioni del Tesoro e della FED senza troppo entusiasmo.
Il progetto rivisto potrebbe rivelarsi non sufficiente a risolvere i problemi, soprattutto
per l'economia reale che appare sempre più sull'orlo della recessione. Ed è proprio
quest'ultima a preoccupare maggiormente e a pesare sugli indici. La FED e il Tesoro
statunitense promettono di continuare a lavorare a stretto contatto per mitigare le
distruzioni sul mercato e promuovere un'economia solida e vibrante. Il servizio di
Fausta Speranza:
È
proprio sulle future mosse della FED che il mercato trova conforto: gli investitori
puntano a un taglio a breve del costo del denaro, dopo il susseguirsi di indicazioni
congiunturali negative per gli Stati Uniti. L'ultima è di oggi: a settembre sono stati
persi 159 mila posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è salito al 6,1%, ai massimi
degli ultimi cinque anni, le richieste di sussidio di disoccupazione sono salite ai
massimi da sette anni. In definitiva, l'economia americana mostra segni evidenti di
rallentamento anche a causa della sempre più scarsa disponibilità delle banche a prestare
denaro. Se si guarda all’Europa, secondo gli economisti, ci sono ragioni strutturali
che tengono al sicuro rispetto alle preoccupanti dinamiche statunitensi. Eppure, in
ogni caso, i dati che si registrano in tema di economia non sono positivi. La Francia
che accoglie oggi i leader dei Paesi europei del G4 per cercare di dare una risposta
europea alla crisi mondiale, è alle prese con problemi economici interni sempre più
urgenti. Dopo due trimestri negativi, è tecnicamente in recessione, anche se questa
parola non viene pronunciata. E la notizia è giunta dopo quelle che mostrano un forte
aumento della disoccupazione e della progressione del debito pubblico. E a prospoito
di disoccupazione, da annoatare anche il triste record della Spagna, che a settembre
ha toccato il livello più alto dal 1997.
Iraq Uno
dei capi di al-Qaida in Iraq è stato ucciso dai soldati USA a Baghdad. Lo riferisce
stamani l'agenzia ufficiale irachena Nina, citando un comunicato del Comando americano
in Iraq. L'agenzia precisa che Maher Ahmad al-Zubaydi, anche noto come Abu Assaad
e Abu Rami, indicato come “la mente di alcuni tra i più sanguinosi attentati compiuti
di recente a Baghdad” e come “uno dei capi della rete di al-Qaida in Iraq”, è stato
ucciso ieri dai militari statunitensi ad Azamiyya, quartiere a maggioranza sunnita
della capitale. Da parte americana, si ritiene che al-Zubaydi "controllasse il quartiere
di Rassafa a Baghdad e che avesse autorità sulla strategia del terrore anche in altre
zone della città". A lui sono attribuiti altri attentati compiuti a Baghdad tra il
2006 e il 2007.
Georgia Il colonnello Ivan Petrik, capo delle forze
di pace russe nella regione georgiana separatista dell'Ossezia del sud, è una delle
sette vittime dell'esplosione di un'autobomba ieri a Tskhinvali. Lo ha reso noto il
colonnello Igor Konashenkov, comandante delle forze di terra russe, come riferisce
l'agenzia Interfax. L'esplosione ha causato anche sette feriti, quattro dei quali
sono ora in gravi condizioni. Ieri sera, anche il Ministero della difesa russa aveva
definito l'episodio un “atto terroristico” volto a minare gli sforzi per ristabilire
la pace nella regione.
Bosnia Si vota domani in Bosnia per le amministrative.
Durante la campagna elettorale, le divisioni etniche sono riemerse con grande forza
sulla scena politica e la retorica dei maggiori partiti nazionalisti, serbi, croati
e musulmani, è stata spesso paragonata a quella della vigilia della guerra in Bosnia
(1992-95). I candidati, secondo l'Acips, l'unica organizzazione non governativa che
ha analizzato le dichiarazioni e i messaggi elettorali, solo nel 2% dei casi hanno
trattato i problemi concreti delle comunità locali, come la disoccupazione (al 26%),
le politiche sociali, l'istruzione, la sanità e l'ambiente (questi ultimi i meno citati).
Ha prevalso invece in particolare lo scontro tra leader serbi e musulmani, relativo
alla divisione del Paese sancita dall'accordo di Dayton (1995) in due entità: la Republika
Srpska (RS), a maggioranza serba) e la Federazione BH (a maggioranza croato-musulmana),
che da oltre due anni domina la scena politica del Paese, rallentando, secondo molti
osservatori, le riforme imposte dalla firma, nel giugno scorso, dell'Accordo di stabilizzazione
ed associazione all'UE (ASA). I musulmani, con in testa Haris Silajdzic, vogliono
un'ulteriore rafforzamento delle istituzioni dello Stato centrale con l'obiettivo
di abolire le entità, mentre i croato-bosniaci vorrebbero un'ulteriore divisione per
avere una terza entità croata. Da parte loro, i serbo-bosniaci - guidati dal premier
della RS, Milorad Dodik - vogliono conservare a tutti i costi l'autonomia della loro
entità, minacciando persino la secessione. Un'altra peculiarità, secondo una modifica
della legge elettorale approvata nel maggio scorso, è che i cittadini residenti a
Srebrenica prima della guerra (1992-95), e sopravvissuti alla strage compiuta dai
serbi che massacrarono oltre 8.000 musulmani nell'estate del 1995, potranno votare
per il Consiglio comunale della loro città, indipendentemente dal luogo in cui vivono
adesso.
Risoluzione dell’AIEA per la questione nucleare in Corea del Nord L'assemblea
generale dell'AIEA ha approvato una risoluzione che invita la Corea del Nord a non
rinnegare il patto per il disarmo nucleare. La mozione è stata adottata per consenso
un giorno dopo la fine della missione negoziale a Pyongyang del vicesegretario di
Stato USA, Christopher Hill. Ieri, l'inviato americano a Seul non aveva voluto dire
se le autorità nordcoreane avessero accettato di abbandonare i loro progetti per riattivare
il reattore nucleare di Yongbyon. La risoluzione è stata approvata dalla Conferenza
generale dell'Aiea e sottolinea il bisogno di una soluzione diplomatica che arrivi
ad un denuclearizzazione della penisola coreana in modo verificabile dagli ispettori
dell'AIEA. Lo scorso anno, la Corea del Nord, dopo lunghi negoziati con Cina, Corea
del sud, Giappone, Russia e Stati Uniti, aveva firmato un accordo che prevedeva la
fine del suo programma nucleare, ma a luglio c'era stata un'improvvisa battuta di
arresto. Gli Stati Uniti hanno chiesto una serie di controlli ulteriori per cancellare
la Corea del nord dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo, ma le autorità
di Pyongyang hanno rifiutato e nelle ultime settimane hanno riaperto il reattore nucleare
di Yongbyon che avevano cominciato a smantellare.
Il segretario di Stato
USA in India Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, è giunta oggi
in India dopo la ratifica da parte del Congresso americano dello storico accordo per
la vendita di materiale nucleare a New Delhi. La firma ufficiale del patto con le
autorità indiane, in programma durante la visita, è però incerta per problemi burocratici:
il provvedimento deve essere ancora inviato al presidente George W. Bush per la firma.
“Ci sono diversi dettagli amministratici da mettere a punto”, ha detto Rice ai giornalisti
sull'aereo prima dello scalo tecnico a Ramstein, in Germania. Un rinvio della firma
costituirebbe una nuova battuta di arresto nell'accidentato percorso di questo accordo
che risale al 2005.
Iran-USA Il governo iraniano sta esaminando la
richiesta avanzata da un centro di studi politici americano di aprire una sede a Teheran,
iniziativa già autorizzata dall'amministrazione USA. Lo scrive oggi la stampa iraniana.
Ieri, il Dipartimento di Stato americano, pur negando un cambiamento di rotta nella
sua politica verso l'Iran, aveva detto che l'autorizzazione per l'apertura di un ufficio
nella capitale iraniana era stata concessa all'"American Iranian Council" (AIC), un'organizzazione
non governativa che lavora alla distensione tra i due Paesi, che dal 1980 non hanno
relazioni diplomatiche. Il quotidiano iraniano Etemad Mellì scrive che dietro all'organizzazione
vi è Hushang Amir-Ahmadi, un ex alto ufficiale dell'esercito dello Scià il quale,
dopo essersi rifugiato negli USA in seguito alla rivoluzione islamica del 1979, ha
avviato ormai da molti anni sforzi diretti a favorire una pacificazione tra Washington
e Teheran. Paradossalmente, è stato proprio negli ultimi tre anni, con la presidenza
dell'ultraconservatore Mahmud Ahmadinejad, che Amir-Ahmadi ha potuto compiere missioni
nella Repubblica islamica per colloqui con le autorità locali.
Scandalo
del latte: nuove scoperte di melamina in Corea sud e Australia Prodotti alimentari
contaminati dal latte cinese alla melamina sono stati scoperti in Corea del Sud e
Australia. Le Agenzie per la sicurezza alimentare dei rispettivi Paesi hanno pubblicato
i nomi dei prodotti realizzati in Cina che i consumatori devono evitare. In Corea,
l'Agenzia per la sicurezza alimentare Kfda ha reso noto di aver trovato tracce di
melamina nelle caramelle M&M's e nelle barrette "Snickers" (gruppo Mars) e "Kit Kat"
importate dallo stabilimento Nestlè di Tianjin in Cina. La Kfda ha precisato di aver
trovato la melamina in 10 prodotti dei 288 già esaminati. “Stiamo procedendo al ritiro
di questi due marchi”, ha reso noto il gruppo Mars in Corea del sud. In Australia,
l'amministrazione per la sicurezza alimentare ha invitato i consumatori con un comunicato
a “non consumare il the al latte della marca Kirin prodotto in Cina”, dove sono state
riscontrate tracce di melamina. Si tratta del terzo prodotto contaminato dalla sostanza
chimica scoperto in Australia. Dal commercio sono già stati ritirati i cioccolatini
del gruppo britannico Cadbury prodotti in Cina, le caramelle cinesi "White Rabbit"
e biscotti "Koala".
Nigeria Un britannico rapito il 15 settembre
a Port Harcourt, nel sud della Nigeria, è stato liberato oggi all'alba. Lo ha annunciato
un portavoce militare. David Melford è stato rilasciato senza che sia stato versato
alcun riscatto, ha aggiunto il tenente colonnello Musa Sagir, portavoce della forza
congiunta esercito-polizia, incaricata della sicurezza nel sud della Nigeria. A Londra,
un portavoce del Foreign Office ha confermato la liberazione dell'ostaggio “in buona
salute e in sicurezza”. Il rapimento era avvenuto nel pieno della “guerra del petrolio”,
una campagna di attentati contro gli interessi petroliferi nel sud del Paese lanciata
dal Movimento per l'emancipazione del delta del Niger (MEND). Dalla sua nascita nel
2006, i rapimenti di stranieri che lavorano nel settore petrolifero si sono moltiplicati.
Ucraina Il
presidente ucraino, Viktor Iushenko, ha stabilito oggi che il 7 ottobre sarà il termine
ultimo per la formazione di una nuova coalizione di maggioranza, dopo che il suo partito
“Ucraina Nostra” è uscito dalla maggioranza arancione filoccidentale guidata dal premier,
Iulia Timoshenko, accusata di “golpe bianco”. Lo riferisce l'agenzia Interfax, citando
l'ufficio stampa presidenziale ucraino. Iushenko ha spiegato di sentirsi “pienamente
titolato a sciogliere il parlamento già ora”, ma di voler dare la possibilità ai gruppi
politici di formalizzare un accordo per una nuova coalizione fino al 7 ottobre, giorno
per il quale ha programmato consultazioni e “momento formale dopo il quale il presidente
avrà il diritto legale di sciogliere il parlamento”. Il capo dello Stato è ai ferri
corti con la sua ex alleata della rivoluzione arancione, Iulia Timoshenko, sospettata
di aver stabilito un asse con Mosca e accusata di aver ridotto i poteri presidenziali
con il sostegno dell'opposizione filorussa in parlamento. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale
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