Un sms al 48583 per donare un euro al progetto "Una famiglia, una casa"
Basta poco per permettere una vita più umana: è l’esperienza maturata dal movimento
“Famiglie nuove”, sorto nell’ambito dei Focolari e oggi attivo attraverso 98 progetti
di solidarietà in 52 Paesi del mondo. Basta un sms, del valore di un euro, ad esempio,
per contribuire a finanziare il progetto: “Una famiglia, una casa”. 48583 il numero
da comporre da cellulare o da telefono fisso al costo, in questo caso, di due euro.
Finalizzato alla costruzione di una casa per famiglie costrette a vivere in tuguri
malsani, in totale promiscuità, l’intervento è già in fase avanzata in 4 città delle
Filippine dove finora sono stati realizzati 80 alloggi. Ma è solo un punto di partenza
perché attorno ad essi crescono persone e comunità trasformate dall’amore ricevuto
e pronte ad innescare un nuova catena di solidarietà. E’ ciò che ci racconta, al microfono
di Carla Cotignoli, Costanza Tan, responsabile del progetto: “Una famiglia,
una casa” nella città di Cebù.
R. – Qui
a Cebù siamo riusciti a costruire ventidue casette per ventidue famiglie povere, e
a Davao, più nel sud delle Filippine, undici casette. Vi lascio immaginare la gioia
di queste famiglie.
D. – Filippine: grave è la situazione,
soprattutto riguardo la cintura delle grandi città, dove la miseria tocca dei limiti
veramente subumani. Quale richiamo è stato, per voi, il grido di queste popolazioni?
R.
– Noi pensiamo che non si può annunciare l’amore di Dio se non si dà da mangiare ai
poveri; questo ci ha spinto a dare vita al nostro centro sociale, che si chiama “Bukas
Palad”. Abbiamo cominciato in un quartiere povero della città, e in questo momento
serviamo 1.200 famiglie, che sarebbero, più o meno, 10.000 persone. Però, quello che
è molto bello, è che certamente noi diamo dei servizi per aiutare i poveri, ma forse,
la cosa più efficace che noi stiamo facendo è dare la dignità a queste persone: dignità
come persone e come figli di Dio, e trovando questa dignità, escono da se stessi,
si scoprono capaci di darsi agli altri, capaci anche di produrre per lo sviluppo della
propria famiglia, si scoprono fratelli con i vicini di casa. In questo modo si formano
delle comunità.
D. – Voi, parlate di “Vangelo vissuto”;
è possibile comunicare questa radice della vostra vita a queste persone?
R.
– Nella nostra esperienza vediamo che le persone più sensibili alla vita evangelica
sono proprio i poveri, perché non hanno niente; per questo sono sensibili a rendersi
conto dell’amore di Dio, che gli arriva anche attraverso un chilo di riso. Infatti,
in quest’area dove noi lavoriamo, ci sono gruppi - uomini e donne, e anche bambini
– che ogni mese si incontrano per leggere una frase del Vangelo, e si raccontano le
esperienze, come cercano di vivere questa Parola ogni mese. E loro scoprono che, vivendo
il Vangelo, davvero si trasformano; non so, anche nello spendere i soldi - i pochi
soldi che hanno; poi non bevono più, non giocano più d’azzardo, non litigano, che
era una cosa normalissima: e tutto questo è frutto della scoperta che nell’altro c’è
Gesù, ma anche in se stessi c’è Gesù, che ha il diritto di splendere e di vivere.
D.
– Ci puoi fare qualche esempio concreto?
R. – Vi
racconto una fortissima esperienza, di una coppia, Edgar e Sara, con i loro nuovi.
La loro casa era una catapecchia, senz’acqua corrente, servizi igienici ed energia
elettrica; ogni sera i topi giravano nella casa, cercando avanzi da mangiare. Spesso,
mentre dormivano, i topi gli camminavano addosso; poi, quando pioveva, la loro casa
si allagava. I bambini si ammalavano spesso, ed erano entrati nel programma di nutrizione
di “Bukas Palad”; dopo Sara ha cominciato ad andare al centro sociale, per dare un
contributo ai vari programmi del centro sociale, perché ha capito che non bisogna
solo ricevere. Quando gli abbiamo annunciato che sarebbero stati tra i beneficiari
di una delle casette che stavamo costruendo, vi lascio immaginare la loro gioia. Ora
i bambini non si ammalano più, e non era più necessario continuare ad essere nel programma
di nutrizione. Siccome le casette sono a 40 minuti di autobus dal centro della città
dove Edgar lavora, per risparmiare andava a lavoro con la bicicletta; un giorno ha
avuto un incidente, non avrebbe voluto andare dal medico perché non avevano soldi.
Quando le altre famiglie l’hanno saputo, hanno messo in comune quanto avevano, per
portarlo dal medico. Ora Sara ha trovato un lavoretto presso altre famiglie, nei dintorni,
per cui Edgar ora può andare a lavoro con i mezzi pubblici. In questa “house”, dove
ci sono 12 famiglie, ci sono due ragazzi, che sono già all’università, e ogni sera
aiutano i bambini delle altre casette, danno lezioni di sostegno e doposcuola. C’era
una famiglia nella quale il marito aveva perso il lavoro, e per cui per alcuni giorni
non avevano niente da mangiare; allora le altre famiglie avevano dato quello che potevano
dare. E questo è un miracolo del Vangelo.