La costernazione dei vescovi colombiani per il brutale assassinio di un bambino di
undici mesi
In una breve ma ferma dichiarazione la Conferenza episcopale della Colombia ha condannato,
con dolore e preoccupazione l’orrendo delitto del sequestro e assassinio di un bambino
di undici mesi, Luis Santiago, che si verificato alcuni giorni fa nel municipio di
Chía, nella diocesi di Zipaquira. Secondo gli investigatori colombiani, Orlando Pelayo,
padre del piccolo ucciso, in conflitto con la sua ex moglie, quattro mesi fa ha cominciato
ad organizzare la morte del figlioletto e alla fine, tra adolescenti tossicodipendenti
ha trovato una donna, Martha Grazón, che ha accettato di sequestrare, torturare e
uccidere il neonato in cambio di 138 dollari. “È difficile comprendere e accettare
che un bambino possa essere oggetto di un’azione così orrenda e atroce da parte del
proprio padre”, scrivono i vescovi e aggiungono: “Perciò condividiamo i sentimenti
d’indignazione e di dolore dell’intero popolo colombiano che non solo ha espresso
pubblicamente il suo rifiuto di simili fatti, ma ha anche chiesto che sia applicata
severamente la giustizia”. “Rattrista immensamente pensare che un crimine come questo
- proseguono i presuli - non sia un fatto isolato. L’assassinio, i maltrattamenti,
gli abusi contro i minorenni e gli abbandoni dei nascituri, sono tutti reati che si
registrano sempre con maggiore frequenza. Osserviamo con preoccupazione l’aumento
della criminalità in generale, degli omicidi e delle scomparse forzate, delle morti
violente, dei sequestri e di molteplici manifestazioni di irresponsabilità da parte
dei genitori. L’immoralità ambientale e il deterioramento delle norme morali spiegano
molti dei delitti che abbiamo denunciato”, sottolinea il documento dell’episcopato
colombiano che inoltre ricorda che “come credenti non si può essere semplici spettatori”.
“Quando si perde il timore di Dio si aprono le porte al regno del peccato e della
morte” e perciò, rilevano con un accorato appello i vescovi, occorre essere sempre
“testimoni di fede e di speranza”. La Chiesa ha il dovere di seguire con attenzione
particolare “l’evolversi dei segni dei tempi e dunque operare un discernimento che
serve ad illuminare la coscienza dei fedeli”. Infine, i vescovi colombiani nella dichiarazione
che firmano mons. Rubén Salazar Gomez, arcivescovo di Barranquilla, e mons. Fabián
Marulanda Lopez, rispettivamente presidente e segretario dell’episcopato, ricordano
che la Costituzione considera la vita un diritto fondamentale e inviolabile e dunque
chiedono ai parlamentari non solo di proteggere efficacemente la vita ma di astenersi
anche da “incentivare leggi permissive nei confronti della cultura della morte”. Per
gli stessi motivi, concludono i presuli, “esigiamo da parte della giustizia un’azione
tempestiva e decisa affinché siano applicate le pene massime a coloro che si rendano
colpevoli di delitti atroci contro la vita, dono di Dio affidato agli uomini”. (A
cura di Luis Badilla)