2008-10-03 12:11:25

Il Papa sull'Humanae Vitae: solo gli occhi del cuore comprendono le esigenze di un grande amore che sa donare senza riserve


Nel generare dei figli, l’amore coniugale “non solo assomiglia, ma partecipa all’amore di Dio”: è quanto sottolinea Benedetto XVI in un messaggio al Convegno, apertosi oggi, in occasione del 40.mo della Humanae Vitae, promosso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nel documento inviato al preside dell’Istituto, mons. Livio Melina, il Papa sottolinea che l’Enciclica di Paolo VI ci aiuta a comprendere “il grande che implica l’amore coniugale”. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

“Ogni forma d’amore tende a diffondere la pienezza di cui vive, l’amore coniugale ha un modo proprio di comunicarsi: generare figli”. E’ quanto scrive Benedetto XVI, che aggiunge: “Escludere questa dimensione comunicativa mediante un’azione che miri ad impedire la procreazione significa negare la verità intima dell’amore sponsale con cui si comunica il dono divino”. A distanza di 40 anni dalla pubblicazione dell’Humanae Vitae, sottolinea il Papa nel Messaggio all’Istituto Giovanni Paolo II, possiamo capire dunque che “i figli non sono più l’obiettivo di un progetto umano, ma sono riconosciuti come un autentico dono, da accogliere con atteggiamento di responsabile generosità verso Dio, sorgente prima della vita umana”. Questo “grande sì alla bellezza dell’amore – si legge nel messaggio – comporta certamente la gratitudine, sia dei genitori nel ricevere il dono di un figlio sia del figlio stesso nel sapere che la sua vita ha origine da un amore così grande e accogliente”.

 
Il Papa costata che oggi anche molti fedeli trovano difficoltà a comprendere il messaggio della Chiesa che “difende la bellezza dell’amore coniugale nella sua manifestazione naturale”. La soluzione tecnica, prosegue, “appare spesso la più facile, ma essa in realtà nasconde la questione di fondo, che riguarda il senso della sessualità umana e la necessità di una padronanza responsabile, perché il suo esercizio possa diventare espressione di amore personale”. La tecnica, è il richiamo del Santo Padre, “non può sostituire la maturazione della libertà, quando è in gioco l’amore”, “neppure la ragione basta: bisogna che sia il cuore a vedere”. Il Papa ribadisce che “solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze proprie di un grande amore, capace di abbracciare la totalità dell’essere umano”.

 
D’altronde, il Papa riconosce che nel cammino della coppia possono verificarsi circostanze gravi che rendono “prudente” distanziare le nascite dei figli o addirittura sospenderle. E’ qui, spiega il Papa, che “la conoscenza dei ritmi naturali di fertilità della donna diventa importante per la vita dei coniugi”. Questi metodi consentono alla coppia di “amministrare quanto il Creatore ha sapientemente iscritto nella natura umana senza turbare l’integro significato della donazione sessuale”. Ovviamente, afferma il Pontefice, questi metodi che “rispettano la piena verità” dell’amore dei coniugi richiedono “una maturità nell’amore che non è immediata, ma comporta un dialogo e un ascolto reciproco e un singolare dominio dell’impulso sessuale in un cammino di crescita nella virtù”.

 
Il Papa esprime apprezzamento per quei centri come l’Istituto internazionale Paolo VI voluto da Giovanni Paolo II che fanno “progredire la conoscenza delle metodiche sia per la regolazione naturale della fertilità umana che per il superamento naturale dell’eventuale infertilità”. E riecheggiando la Donum Vitae di Papa Wojtyla evidenzia che molti ricercatori, “salvaguardando pienamente la dignità della procreazione umana” sono arrivati a “risultati che in precedenza sembravano irraggiungibili”. Il Papa auspica che, nella sua pastorale matrimoniale e familiare, la Chiesa sappia orientare le coppie “a capire con il cuore il meraviglioso disegno che Dio ha iscritto nel corpo umano”. Infine l’esortazione ai coniugi cattolici ad essere “testimoni credibili della bellezza dell’amore”.







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