Mons. Mamberti all'AIEA: gli Stati lavorino insieme per la sicurezza nucleare
L’uso pacifico dell’energia nucleare, necessita di un impegno comune allo scopo di
proteggere e promuovere la vita umana: così l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario
vaticano per i Rapporti con gli Stati, nel suo intervento alla 52.ma Assemblea generale
dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), in corso a Vienna fino a
domani, cui partecipano 145 Stati membri. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Prendere
più lucida consapevolezza della comune appartenenza all’unica famiglia umana” e “impegnarsi
perché la convivenza sulla Terra rispecchi sempre più questa convinzione, da cui dipende
l’instaurazione di una pace vera e duratura”. L’arcivescovo Dominique Mamberti ha
rinnovato a tutti i delegati dei Paesi membri dell’AIEA l’invito rivolto da Benedetto
XVI nel Messaggio della pace 2008, assicurando il sostegno della Santa Sede all’Agenzia,
la cui storia di oltre 50 anni dimostra la pressante necessità – ha sottolineato il
presule - di “lavorare insieme costruttivamente” per la sicurezza nucleare, per l’uso
pacifico e sicuro della tecnologia atomica e per il disarmo nucleare.
La
Santa Sede – ha aggiunto mons. Mamberti – “supporta tutti gli sforzi per sviluppare
sia l’efficacia che l’efficienza del sistema di garanzie dell’AIEA, così anche l’elaborazione
e la realizzazione attraverso l’Agenzia di un effettivo regime di sicurezza mondiale”,
basato su “convenzioni” in materia, “standard” di riferimento e “assistenza”. Per
questo la Santa Sede – ha spiegato il presule – “desidera vedere tutti gli Stati essere
compartecipi di questi strumenti”, volti alla sicurezza nucleare, per scongiurare
la distrazione di materiali nucleari e attività atomiche non dichiarate. Strumenti
che non solo contribuiranno a lottare contro il terrorismo nucleare, ma anche per
la concreta realizzazione di una cultura di vita e pace, capace di promuovere in modo
effettivo lo sviluppo integrale dei popoli”. Tutto ciò “è politicamente possibile”,
ha affermato il presule, appellandosi agli Stati “di riprendere con più grande determinazione
un progressivo e concordato smaltimento delle armi nucleari esistenti”. Un appello
– ha detto – “a nome di tutti quelli interessati al futuro dell’umanità”.