Il cardinale Sepe dona al Patriarca Alessio II una reliquia di San Gennaro e consegna
una lettera del Papa: cattolici e ortodossi russi sempre più vicini
Il cardinale arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe ha incontrato ieri nella capitale
russa il Patriarca di Mosca Alessio II per consegnargli una reliquia di San Gennaro
e le chiavi di una chiesa che l’arcidiocesi napoletana ha donato ai fedeli ortodossi
che, nella città partenopea, non avevano un luogo dove celebrare. Il servizio di Sergio
Centofanti:
Il porporato,
accompagnato dal vescovo di Terni Vincenzo Paglia, presidente della Commissione CEI
per l’ecumenismo e il dialogo, ha consegnato al Patriarca una lettera autografa del
Papa, in cui Benedetto XVI esprime il suo “profondo affetto” per la Chiesa ortodossa
russa. Nel messaggio il Pontefice si dice “particolarmente vicino” a tutti fratelli
ortodossi per le sofferenze causate dal recente conflitto e afferma di pregare senza
posa per la pace. “La fede nel nostro Signore Gesù Cristo – scrive ancora Benedetto
XVI - è un legame che unisce i cuori in modo profondo e invita tutti noi a rafforzare
il nostro impegno, a manifestare al mondo la testimonianza condivisa di vivere insieme
in modo rispettoso e pacifico. I nostri tempi, segnati così spesso da conflitti e
da dolori – prosegue il Papa nella sua Lettera ad Alessio II - rendono ancor più necessario
affrettare il cammino verso la piena unità di tutti i discepoli di Cristo, in modo
che il gioioso messaggio della salvezza sia diffuso a tutta l’umanità”. Benedetto
XVI invoca infine sul Patriarca di Mosca “la protezione materna di Maria, Madre di
Dio” perché possa essere preservato in piena salute e assistito nel suo ministero
quotidiano. Ma sull’incontro avvenuto ieri a Mosca ascoltiamo le testimonianze del
cardinale Crescenzio Sepe e di mons. Vincenzo Paglia.
La parola all’arcivescovo di Napoli: R. – Ha superato
anche le attese e questo non solo da un punto di vista formale - perché è un’udienza
che è durata un’ora e un quarto - ma soprattutto per il clima così familiare. Si parlava
e si discuteva in una maniera veramente di piena sincerità.
D.
– Lei ha detto che cattolici e ortodossi devono lavorare insieme con coraggio per
dare un’anima all’Europa...
R. – Questo è stato uno
dei punti su cui ci si è soffermati: l’Europa non può prescindere dalle sue radici.
Una cultura che non si riconosce in queste vere radici, perde la sua identità. E siccome
su queste radici cristiane si fonda tutta una serie di valori che diventano la base
per affrontare le sfide dei tanti materialismi e dei tanti relativismi, allora, mettere
insieme le forze può certamente aiutare anche a dare una svolta alle varie questioni
etiche, morali soprattutto e sociali dell’Europa.
D.
– Si può dire che Chiesa cattolica e ortodossa russa sono sempre più vicine?
R.
– Credo di sì, questo è stato sottolineato con commozione anche dal Patriarca. La
sensazione è questa: che è stato fatto un passo notevolmente importante per creare
un clima di avvicinamento e di mutuo rispetto, di fraternità ed amicizia.
D.
– Si avvicina anche un viaggio di Benedetto XVI a Mosca?
R.
– Questo lasciamolo alla Provvidenza: noi siamo degli operai che vogliono mettere
una pietra per costruire un cammino. Quando, come e dove, lasciamolo alla Provvidenza.
D.
– Mons. Paglia, il significato ecumenico di questo incontro? R.
– E’ il cammino di quell’ecumenismo che chiamerei dell’amore e della fraternità che
è l’alveo sul quale tutto il resto può innestarsi. Debbo dire che, da questo punto
di vista, il Patriarca con grande sapienza spirituale ha detto che questo incontro
continua quel clima di novità che certamente avvicina in profondità le Chiese. È un
ecumenismo che passa attraverso le Chiese, le comunità. Il cardinale non è andato
a nome personale o di un ufficio. E’ andato a nome di una Chiesa di origine apostolica.
E questo è stato sentito, tanto che al momento della consegna delle reliquie, il Patriarca
ha venerato, come lui ha detto, un martire della Chiesa indivisa “che venerate voi
a Napoli e che noi oggi con queste reliquie venereremo anche a Mosca”. E ha voluto
che le reliquie restassero nella sua cappella residenziale. In questo senso, è un
passo importante anche nel cammino dei rapporti tra la Chiesa di Roma e quella di
Mosca.
D. – Quali speranze per l’Europa da questo
incontro, da questo avvicinamento progressivo tra Chiesa cattolica e ortodossa russa?
R.
– Io devo dire che sono testimone di numerosi incontri e se mi è permesso il paragone
con la Roma antica, siamo un po’ su questa via consolare, dove continuiamo a mettere
a punto quelle pietre miliari che rendono irreversibile il cammino e nello stesso
tempo lo rendono più robustamente attento ai nuovi orizzonti, in questo caso europei.
Sempre più vedo la consonanza tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa
di fronte al comune impegno per solidificare un’Europa che sappia radicarsi profondamente
per poter allargare i suoi rami su tutti gli aspetti nuovi che la vita contemporanea
deve affrontare. Certe frontiere – pensiamo a quelle sociali ed etiche – queste sfide
enormi possiamo affrontarle solo in una prospettiva di unità. E questa è una grande
responsabilità. Vorrei dire insomma che l’ecumenismo non è più solo una questione
che interessa le Chiese nei rapporti vicendevoli: l’ecumenismo è un’esigenza per la
società contemporanea.
D. – Quali potrebbero essere
i prossimi passi?
R. – I prossimi passi certamente
devono essere sempre su questo stesso versante: l’incontro tra i pastori delle varie
Chiese. Non bastano solo gli incontri tra esperti. L’ecumenismo è un avvicinamento
delle Chiese. Questo, secondo me, è molto importante.