2008-10-01 14:47:08

Quarant'anni fa moriva il teologo Romano Guardini: il ricordo di mons. Luigi Negri


Quarant'anni fa, il primo ottobre del 1968, moriva, a Monaco di Baviera, Romano Guardini, teologo, esegeta e filosofo della cultura che ha segnato profondamente il XX secolo. Nato a Verona nel 1885 si formò e visse in Germania dove, con il suo impegno di resistenza al nazismo, ha offerto anche una testimonianza vissuta di fedeltà al credo cristiano. Fausta Speranza ha chiesto a mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, di spiegare perché lo ricordiamo come una delle grandi voci profetiche del Novecento:RealAudioMP3

R. - Guardini ha saputo sintetizzare tre movimenti di pensiero che sono essenziali. Innanzitutto, il movimento del domandare greco: Guardini ci ha fatto rivivere la grande avventura della ricerca della verità, del bene, della bellezza e del giusto, che caratterizza il pensiero greco, che è elemento fondamentale dell’Occidente. Poi la modernità, che vide nei suoi aspetti di esigenza positiva, ma anche di fallimento. Lavorò su grandi pensatori, come Dostovjesky e come Kafka. Poi recuperò la forza delle origini cristiane con quelle straordinarie riletture dell’immagine di Cristo, del Signore, attraverso la lettura soprattutto dei Vangeli e in particolare del Vangelo di San Giovanni. Quindi, io credo che abbia sintetizzato tre movimenti dai quali non possiamo prescindere: la tradizione greca, la faticosa crisi della modernità e il recupero della tradizione cristiana.

 
D. – Mons. Negri, Romano Guardini, sacerdote impegnato nel movimento liturgico e in quello dei giovani, una sorta di filosofo della religione e della cultura, è morto nel 1968, un anno ricco di significati: ha perso qualcosa la cultura al momento?

 
R. – Sì, credo che abbia perso un vigoroso testimone del cristianesimo come redenzione di ciò che di più autentico c’è nell’uomo. Innanzitutto, l’esigenza della verità e l’impeto dell’amore. Egli formò decine e decine di generazioni di giovani, una presenza cristiana autentica, che non sanno dimenticare che dal suo movimento uscirono alcuni dei pochissimi grandi resistenti all’hitlerismo. La vera resistenza al regime nazista – e questo è assolutamente chiaro se si leggono i documenti nazisti – fu la Chiesa, fu la Chiesa cattolica, sintetizzata fra gli altri nel nome del grande vescovo di Münster, von Galen, il Leone di Dio. Ma poi decine e decine di giovani studenti delle scuole medie superiori e dell’università furono una vera resistenza, basti ricordare la Rosa Bianca. E Guardini che conosceva di persona i protagonisti della Rosa Bianca ha scritto delle pagine straordinarie su questa esperienza di testimonianza cristiana e di resistenza civile.

 
D. – Un pensatore nato nel 1885, morto nel 1968: oggi, nel terzo millennio, quale testamento forte ci lascia?

 
R. – Ci lascia un testamento che io sintetizzerei col titolo dei suoi due volumetti straordinariamente attuali “Ansia per l’uomo”. Certamente è testimone della grande soluzione che il cristianesimo è per la vita dell’uomo, ma direi che ci testimonia l’inevitabilità dell’essere ansiosi della nostra esistenza, sulla verità della nostra esistenza. Insomma, ci aiuta a riprendere quella che Agostino, altro grande pensatore da lui frequentato, chiamava quella inquietudine profonda, per cui noi non siamo mai quieti finché non troviamo il mistero di Dio nella persona di Gesù Cristo. Credo che lui sia stato l’iniziatore di una straordinaria materia nelle facoltà tedesche, prima e dopo il nazismo, quella che si chiamava visione cristiana della realtà. Credo che più che mai oggi noi dovremmo poter offrire noi adulti, noi preti, noi sacerdoti, noi vescovi, noi insegnanti, dovremmo riuscire ad offrire con la sua stessa pertinenza ed attualità le linee fondamentali di quella visione cristiana della vita e delle cose che risulta vincente, come ci ricorda spesso Benedetto XVI, che risulta vincente perché è vera e soprattutto perchè è bella.







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