Grande attesa per il voto del Senato USA sul piano anticrisi di Bush
Gli Stati Uniti hanno bisogno di un'azione decisiva: solo così saremo in grado di
far risorgere la Nazione americana. Questo, in sintesi, il nuovo messaggio del presidente
Bush, dopo la bocciatura del piano di salvataggio dell’economia da parte della Camera.
Il capo della Casa Bianca ha pure aggiunto che se “non si agisce, le conseguenze saranno
peggiori ogni giorno di più". Intanto cresce l’attesa per il nuovo voto del Senato,
che avverrà questa sera. Saranno presenti anche i due candidati alle presidenziali
del prossimo novembre, Obama e McCain. Ma quali conseguenze politiche concrete ha
avuto questo nuovo discorso di Bush alla nazione? Salvatore Sabatino lo ha
chiesto a Paolo Mastrolilli, responsabile Esteri del TG1-RAI:
R. – L’appello
del presidente sembra aver avuto già un effetto, perché i senatori oggi dovrebbero
riprendere la legge e probabilmente discuterla e votarla già oggi, con alcune modifiche
che potrebbero poi renderla accettabile anche alla Camera, che l’ha invece bocciata
due giorni fa. Le modifiche di cui si parla sono principalmente due: primo, aggiungere
a questa legge un taglio alle tasse che servirebbe ad invogliare i repubblicani a
votarla; e, secondo, aumentare il tetto di depositi in banca sui quali esiste poi
l’assicurazione governativa. In sostanza, negli Stati Uniti, se una persona ha un
deposito da 100 mila dollari in banca, questi soldi sono garantiti dal Governo che
in caso di fallimento dell’Istituto li protegge e li rimborsa. Questa nuova legge
vorrebbe alzare questo limite a 250 mila dollari: questo è un provvedimento che servirebbe
in sostanza ad aiutare i risparmiatori e a convincere anche i democratici più scettici
a votare per questa legge. D. – Quanto la bocciatura della Camera
è stata determinata dalle prossime elezioni presidenziali in novembre e quanto, invece,
questa crisi finanziaria influenzerà il voto? R. – Quella bocciatura
è stata determinata soprattutto dal voto contrario dei repubblicani, che si oppongono
a questo genere di interventi economici da parte del governo. Naturalmente è stata
determinata dalle elezioni, dalle prossime elezioni, perché molti di questi deputati
devono farsi rieleggere e sanno che questa legge o meglio il modo in cui era stata
congeniata non era popolare fra i loro elettori, perché in sostanza sembrava un intervento
pensato per aiutare le grandi agenzie di Wall Street e i manager che avevano provocato
questa crisi con il loro comportamento, rimborsando le loro perdite, ma non dava un
grande aiuto invece ai cittadini comuni che stanno perdendo le case e si trovano in
una situazione di crisi economica. Questo naturalmente ha un impatto forte anche per
le elezioni presidenziali, perché i repubblicani sono stati al potere per gli ultimi
8 anni, hanno nominato gli ultimi due presidente della Federal Reserve e quindi la
responsabilità della crisi sembra ricadere soprattutto sulla filosofia economica dei
repubblicani e in sostanza sembra danneggiare John McCain. D.
– Ieri, però, Wall Street ha recuperato le forti perdite di lunedì: una dimostrazione,
questa, di fiducia nei fatti nei confronti della Casa Bianca… R.
– In sostanza i mercati hanno creduto a questo appello del presidente Bush ed hanno
creduto alla possibilità di riproporre questo pacchetto di salvataggio con un qualche
emendamento. In sostanza, quindi, i mercati sono risaliti: avevano perso oltre 700
punti lunedì e ne hanno recuperato quasi 500 ieri e riassorbendo, quindi, quasi totalmente
le perdite, nella speranza che la legge venga ripresa e approvata dall’intero Congresso. D.
– Cosa potrebbe accadere, invece, se giungesse una nuova bocciatura del piano di salvataggio?
Quali sarebbero le conseguenze? R. – Una nuova bocciatura avrebbe
naturalmente come prima conseguenza quella di deprimere Wall Street ancora di più,
ma soprattutto – come ha detto il presidente Bush – metterebbe a rischio l’intera
economia americana. A questo punto, infatti, non stiamo più parlando semplicemente
del salvataggio di Wall Strett, perché l’impatto della crisi potrebbe effettivamente
far precipitare l’economia del Paese e trasmettersi poi anche all’Europa, dove i primi
segnali di contagio sono già evidenti. D. – Nel frattempo il
consenso di Bush, secondo un sondaggio, è al minimo storico. Come verrà ricordato
nella storia? Come il presidente della guerra in Iraq o come il presidente della crisi
economica? R. – Sono certamente entrambi due questioni molto
importanti e che al momento non hanno avuto uno sbocco positivo: la guerra in Iraq
è ancora in corso, nonostante vi siano stati dei progressi e il pubblico americano
non è più convinto che sia stata – a livello strategico - una scelta giusta quella
di invadere l’Iraq; la crisi economica, però, rischia di diventare il lascito definitivo,
l’eredità definitiva della presidenza Bush e questo certamente con un impatto molto
negativo sull’opinione che ci sarà poi di lui in futuro. Ed
il discorso di Bush ha avuto conseguenze positive su Wall Street. L’indice Dow Jones
ha chiuso le contrattazioni ieri recuperando in parte le perdite di lunedì. In risalita
pure le piazze asiatiche ed europee. Proprio nel “vecchio continente” ieri è sceso
in campo anche il presidente francese Sarkozy, che ha convocato per sabato a Parigi
un summit straordinario tra i Paesi europei del G8.