Benedetto XVI all'udienza generale dedicata a San Paolo: il cristianesimo non è libertà
di fare come si vuole, ma libertà di servire il Vangelo e i poveri
Nella Chiesa esistono carismi diversi, ma ciò che importa è che ogni cristiano sia
fedele alla verità del Vangelo e si dedichi a servire i più poveri, con la “franchezza”
e la libertà che furono di San Paolo. All’Apostolo delle Genti Benedetto XVI ha dedicato
una nuova riflessione nell’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro.
Durante la catechesi, alla presenza di oltre 20 mila persone, il Papa ha preso in
esame due momenti-chiave della vita di San Paolo: il Concilio di Gerusalemme e il
cosiddetto “incidente di Antiochia”. Ce ne parla Alessandro De Carolis:
C’è una parola
nell’esperienza umana che spalanca sempre grandi orizzonti e che assume significati
ancora più profondi alla luce del messaggio di Cristo. Questa parola è “libertà”.
Benedetto XVI l’ha citata con insistenza, esaltando l’Apostolo che più ne espresse
la forza grazie a una fede cristallina: San Paolo. Ma la libertà da lui intesa ha
precise caratteristiche, ha spiegato il Papa, in un’assolata Piazza San Pietro: nasce
dallo Spirito Santo, è coerente con la “verità del Vangelo” e non dimentica mai i
poveri. I due episodi considerati dal Pontefice nella catechesi sono tra i più illuminanti
sul “vangelo della libertà dalla legge” tipico di Paolo. Quando, attorno all’anno
50, i Dodici Apostoli più lo stesso Paolo si riuniscono a Gerusalemme per il primo
Concilio della storia della Chiesa, una questione su tutte ha bisogno di essere chiarita:
i pagani convertiti al cristianesimo devono andare soggetti o meno alle Legge mosaica
e dunque alla circoncisione, come i cristiani provenienti dall’ebraismo? Paolo, apostolo
per eccellenza fra i pagani, non ha dubbi:
“Alla
luce dell’incontro con Cristo risorto, egli aveva capito che nel momento del passaggio
al Vangelo di Gesù Cristo, ai pagani non erano più necessarie la circoncisione, le
regole sul cibo, sul sabato come contrassegni della giustizia: Cristo è la nostra
giustizia e ‘giusto’ è tutto ciò che è a Lui conforme. Non sono necessari altri contrassegni
per essere giusti”. Tuttavia, ha
precisato Benedetto XVI:
“La libertà cristiana
non s'identifica mai con il libertinaggio o con l'arbitrio di fare ciò che si vuole;
essa si attua nella conformità a Cristo e perciò nell’autentico servizio per i fratelli,
soprattutto, per i più bisognosi”. Tale
“colletta” per i poveri, ha proseguito il Papa, coinvolse tutte le Chiese fondate
da Paolo verso l’Occidente. “Non fu obbligatoria, ma libera e spontanea” e una testimonianza
del fatto che da sempre l’amore per i poveri e il culto all’interno della Chiesa “vanno
insieme”:
“Si trattò di un’iniziativa del tutto
nuova nel panorama delle attività religiose (…) La colletta esprimeva il debito delle
sue comunità per la Chiesa madre della Palestina, da cui avevano ricevuto il dono
inenarrabile del Vangelo. Tanto grande è il valore che Paolo attribuisce a questo
gesto di condivisione che raramente egli la chiama semplicemente 'colletta': per lui
essa è piuttosto ‘servizio’, ‘benedizione’, ‘amore’, ‘grazia’, anzi ‘liturgia’”. Anche
nel secondo caso, ancora una volta è la legge mosaica a condizionare il comportamento
del capo degli Apostoli. Pietro, ha osservato Benedetto XVI per non “scandalizzare”
i cristiani che osservavano le norme sulla purità alimentare smette di mangiare con
i pagani. Paolo reagisce con schiettezza, tacciando Pietro di ipocrisia. In realtà,
ha notato il Papa, “erano diverse le preoccupazioni” di Pietro e Paolo e tuttavia,
ha concluso, l’incidente di Antiochia “è una lezione che dobbiamo imparare anche noi”:
“Con
i carismi diversi affidati a Pietro e a Paolo, lasciamoci tutti guidare dallo Spirito,
cercando di vivere nella libertà che trova il suo orientamento nella fede in Cristo
e si concretizza nel servizio ai fratelli. Essenziale è essere sempre più conformi
a Cristo. E’ così che si diventa realmente liberi, così si esprime in noi il nucleo
più profondo della Legge: l’amore per Dio e per il prossimo”. Al
termine delle catechesi in sintesi nelle varie lingue il Papa, che all’inizio dell’udienza
aveva definito un “evento dello Spirito” ogni Concilio e ogni Sinodo della Chiesa,
ha invitato in lingua portoghese i fedeli a pregare per la prossima assise sinodale
che si svolgerà dal 5 al 26 ottobre in Vaticano sul tema della Parola di Dio. E un
saluto è stato rivolto da Benedetto XVI ai Missionari della Fede, impegnati nel Capitolo
generale, e ai Seminaristi del Collegio Mater Ecclesiae, esortati a “rispondere con
generosità e fedeltà alla chiamata del Signore”.