Referendum costituzionale in Ecuador: vincono i fautori del "Socialismo del XXI secolo"
Vittoria del sì nel referendum che si è tenuto ieri in Ecuador sulla nuova Costituzione
voluta dal presidente Rafael Correa per introdurre nel Paese andino il "socialismo
del XXI secolo". Circa il 64% degli elettori (con l’80% delle schede scrutinate) ha
approvato la nuova Carta costituzionale, contro il 28% dei no. Non è stato ancora
reso noto il dato ufficiale dell’affluenza, ma alle urne dovrebbero essersi recati
circa 7 milioni dei 10 milioni di aventi diritto. Il servizio di Luis Badilla. Le
operazioni di voto si sono svolte senza incidenti, alla presenza delle missioni di
osservatori dell'Organizzazione degli Stati Americani, dell'Unione Europea, del Parlamento
Andino e del "Centro Carter". Il presidente Rafael Correa non ha atteso la conferma
dei risultati definitivi per celebrare la vittoria. È comparso in televisione dalla
città portuale di Guayaquil, uno dei bastioni dell'opposizione: “Ce l'abbiamo fatta
anche qui, questa è una vittoria storica”, ha detto davanti alla sede della prefettura.
Jaime Nebot, del partito social-cristiano e sindaco di Guayaquil e leader del “no”
alla Costituzione ha riconosciuto subito la vittoria del presidente precisando che
“occorre attendere i risultati finali sui votanti” e ribadendo al tempo stesso “totale
apertura al dialogo per trovare le soluzioni migliori sulle questioni che una minoranza
rilevante del Paese non condivide”. “La nostra, ha poi rilevato, non è un’opposizione
al presidente bensì al suo progetto di introdurre il Paese nel socialismo del 21.mo
secolo e perciò nulla cambia rispetto a quanto abbiamo detto prima del voto”. A molti
contenuti di questo progetto politico e, in particolare al testo di numerosi articoli
della nuova Costituzione che riguardano la vita, la famiglia, il matrimonio, la libertà
religiosa e la libertà d’insegnamento, la Chiesa cattolica e altre confessioni cristiane
si oppongono con fermezza e da mesi tramite la raccolta di firme, oltre 800mila, e
dichiarazioni specifiche nonché atti religiosi, hanno chiesto una riflessione profonda
per non sottoporre al gioco delle maggioranze e minoranze temi che oltrepassano la
dialettica elettorale, ritenuti dall’Episcopato “principi non negoziabili”. Il progetto
di Correa, ora sancito dal voto popolare, comprende una radicale riforma agraria con
espropriazione e ridistribuzione delle terre; il controllo statale rigido su settori
strategici come il petrolio, l'estrazione mineraria e le telecomunicazioni; l'assistenza
sanitaria gratuita per tutti gli anziani; l'unione civile delle persone omosessuali;
pene ridotte e tolleranza per l'uso individuale di stupefacenti. L’opposizione denuncia
anche il pericolo di forme totalitarie latenti con la concentrazione dei poteri nelle
mani del presidente che potrà essere riletto anche per due mandati successivi e avrà
il controllo diretto sulla politica monetaria in sostituzione della banca centrale.
Il capo di Stato avrà anche il potere di sciogliere le Camere. Le prossime settimane
saranno fondamentali per capire dove sta andando l’Ecuador, soprattutto cosa accadrà
quando dai nuovi principi costituzionali si passerà alle leggi attuative.