Filippine: la solidarietà della Chiesa per i carcerati
Promuovere “solidarietà” e “programmi di recupero” per i detenuti e rendere più efficiente
il “sistema giudiziario del Paese”. È quanto chiede la Conferenza episcopale al governo,
per migliorare le condizioni di oltre 180mila prigionieri rinchiusi nelle “sovraffollate”
carceri delle Filippine e “snellire le fasi processuali”, per arrivare con maggiore
velocità alla sentenza. “Un sistema giudiziario efficiente e rispettoso dei diritti
dei detenuti – sottolinea mons. Pedro Arigo, vescovo di Puerto Princesa e capo della
Commissione episcopale per la cura pastorale dei carcerati – è un prerequisito per
combattere la criminalità e per costruire una società in cui le persone vengano rispettate
nella loro interezza”. I vescovi - riferisce l'agenzia Asianews - denunciano una “crescita
esponenziale nella popolazione carceraria” registrata negli ultimi anni. Essa ha contribuito
a peggiorare le “condizioni di vita dei prigionieri”, prolungare la “durata dei processi”,
diminuire la possibilità di essere “difesi nel corso del dibattimento in aula” e,
soprattutto, impedisce il “recupero del detenuto” e il successivo “reinserimento nel
tessuto sociale”. La Chiesa filippina ha indetto una “settimana per le carceri” che
prenderà il via il prossimo 20 ottobre: essa intende sensibilizzare il Paese sulle
condizioni dei prigionieri, pregare per loro e promuovere iniziative che li aiutino
ad affrontare la condanna e a ritornare, espiata la pena, nella società civile. Per
aiutare detenuti e familiari, Caritas Manila offre assistenza legale, istruzione per
i figli e progetti di aiuto dedicati a famiglie che hanno un parente in carcere. (R.P.)