Un anno alla guida dell'Osservatore Romano: intervista con il prof. Vian
Domani ricorre il primo anniversario della nomina, da parte del Papa, del prof.
Giovanni Maria Vian a direttore responsabile de L’Osservatore Romano. Storico
del cristianesimo, 56 anni, il prof. Vian è l’undicesimo direttore del quotidiano
della Santa Sede. Roberto Piermarini gli ha chiesto un bilancio di quest’anno:
R.
- Una grande soddisfazione, perché lavorare a “L’Osservatore Romano” è bello, oltre
che impegnativo. Ma è soprattutto una grande responsabilità, al servizio del Papa,
della Santa Sede, di tutta la Chiesa.
D. – “L’Osservatore
Romano” di Giovanni Maria Vian per cosa si vuole contraddistinguere?
R.
– E’ un giornale che vuole sviluppare alcune caratteristiche, che erano già presenti
nella sua storia - che è una storia molto lunga, 147 anni - secondo le indicazioni
date dal Papa e dal segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone; un respiro
internazionale più ampio, da tutti i punti di vista, cioè proprio l’informazione generale,
l’informazione culturale e l’informazione religiosa, continuando a essere il giornale
del Papa e quindi un’informazione che documenti in modo completo l’attività del Romano
Pontefice e della Curia, ma anche degli organismi pontifici, delle rappresentanze
pontificie nel mondo, e che nello stesso tempo cerchi di farlo combinando questo suo
compito di documentazione con la natura di organo proprio di stampa, quindi giornalistica.
D.
– Quali le critiche più ricorrenti alla linea del giornale, quali gli elogi più significativi?
R.
– Critiche sono state all’inizio rivolte al fatto che è sembrata sparire l’informazione
italiana e romana. In realtà non è così, perché l’informazione italiana è ben presente
nell’informazione internazionale e nell’informazione internazionale religiosa, com’è
presente un’attenzione molto spiccata per Roma, in quanto diocesi del Papa.
D.
– E gli elogi più significativi?
R. – Piace questa
veste più ariosa. Il giornale si legge più facilmente, è un giornale più semplice,
di sole otto pagine. Piace, appunto, l’attenzione al panorama internazionale; piacciono
le interviste che stiamo utilizzando in maniera molto più intensa che non in passato;
piace il dibattito culturale, che si è fatto molto intenso; e infine lo spazio che
abbiamo dato alle firme femminili. E questo, ci tengo a dirlo, su richiesta esplicita
del Papa e del cardinale segretario di Stato.
D.
– Come si pensa di potenziare la distribuzione del quotidiano?
R.
– Stiamo cercando vari modi per essere presenti. Abbiamo molto sviluppato, intanto,
il nostro sito all’interno di quello della Santa Sede, che - a noi piace ricordarlo
- è un sito eccellente. Larga parte del giornale, la prima parte, la più importante,
è tutta presente, ogni giorno, già la sera, con tutte le foto del giornale, a colori
e ormai anche un archivio che comincia a diventare importante. Abbiamo, oltre gli
editoriali del direttore, anche tutti i commenti usciti in prima pagina, che sono
commenti autorevoli ed interessanti, e tutte le interviste.
D.
– Cosa cambierà ancora nel giornale, ecco, guardando un po’ al futuro dell’Osservatore
Romano?
R. – Da questo punto di vista, certamente
potenzieremo ancora di più il sito, proprio per una richiesta esplicita del segretario
di Stato, anche perché è questo il modo in cui oggi vengono utilizzati di più i giornali.
Cercheremo anche di informare sempre di più e sempre meglio non soltanto per quanto
riguarda l’attività della Santa Sede, ma l’attività internazionale e l’attività della
Chiesa cattolica, delle altre confessioni cristiane, delle altre religioni. Abbiamo
aperto il giornale, ancora di più, a firme non cattoliche.
D.
– Ha avuto modo di sapere cosa ne pensa il Papa di questa nuova veste dell’Osservatore
Romano?
R. – Il Papa segue con attenzione l’informazione
e segue con attenzione anche il suo giornale. All’inizio, quando lo abbiamo semplificato
e abbiamo molto ridotto le foto, ci ha detto proprio esplicitamente che forse qualche
foto in più era meglio metterla. Ed è questo che ci ha poi indotti a questa maggiore
attenzione all’uso delle immagini - e non soltanto di fotografie, ma anche di riproduzioni
di opere d’arte - in un modo che sia informativo e non soltanto illustrativo.