2008-09-28 15:29:15

Si è spento Paul Newman


E’ stato dato l’annuncio ieri, con discrezione, della morte, all’età di 83 anni, di Paul Newman, avvenuta dopo una lunga sofferenza che non ha mai intaccato il suo fascino d’attore e la sua privata dignità di uomo e di padre. Dedito alla carriera, alla famiglia e ad una beneficenza che lo pongono in un capitolo particolare della storia del cinema e dell’America. Per questo non ci vorremmo far cogliere dalla tentazione di parlare dei suoi occhi blu cobalto che hanno occupato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Forse avremmo ragione, se davvero sembra abbia una volta dichiarato quale sarebbe dovuto essere il suo epitaffio: “Qui riposa un uomo che divenne finalmente qualcuno quando i suoi occhi diventarono castani”. Non lo diventarono mai, quegli occhi incredibili, del colore desiderato, ma Paul Newman lo si ricorderà come l’emblema di un “divo” inimitabile, discreto e originale nelle sue scelte di vita e di cinema. A partire da Cleveland, dove nacque nel 1925 occupandosi nella gioventù del negozio paterno e da dove presto partì prima verso il Connecticut per gli studi universitari, poi verso l’Actor’s Studio New York per calcare i primi palcoscenici e lì conoscere la moglie di tutta una vita, Joanne Woodward, con lui sempre, ogni istante, ogni giorno, fino alla fine, per cinquant’anni di fedeltà anche questa mai vistosamente, platealmente vissuta e messa in piazza. Una carriera iniziata con un flop indimenticabile, nel 1954, Il calice d’argento (una bizzarria epica intorno al sangue di Cristo e al calice per contenerlo) seguito da una carriera inappuntabile culminata con il suo unico Oscar nel 1986 per Il colore dei soldi, e nel mezzo una serie di pellicole sempre interessanti, alcune veri capolavori. Paul Newman è stato prima di tutto un cuore generoso, un padre sofferente, un attore posato, dalla dignità e dallo stile rari negli ambienti di Hollywood. Rari e oggi, se non per pochi, quasi scomparsi. Tanto quanto Marlon Brando, in quei decenni suo antagonista sullo schermo e nella gara al fascino e al glamour, è diventato icona di una trasgressione tentatrice e sorniona, così Paul la sua trasgressione l’ha vissuta non con le donne, il denaro, il potere, ma limitandola a quattro ruote soltanto, ossia guidando lui stesso bolidi capaci di dargli quella adrenalinica velocità che la vita di famiglia e una carriera equilibrata e strategicamente lineare, suddivisa tra kolossal e impegno, non gli avrebbero mai concesso. Poi, la famiglia, per lui fonte di dolore e di amore insieme: dal primo matrimonio nacque Scott, deceduto per overdose nel 1978. Da quel momento tragico nacque il suo desiderio di indirizzare tutto questo suo successo, e denaro e fama al bene per gli altri. Fonda la Newman’s Own che dal 1982, producendo salse con il suo bel viso sull’etichetta – in questo caso una bellezza diventata socialmente utile – è riuscita a distribuire milioni di dollari per scopi educativi e umanitari, creando campi estivi per bambini malati terminali. Capace anche negli ultimi anni di rendere coerente alla sua professione l’aspetto fisico, dandogli un senso, un valore in cui la vecchiaia non rimane soltanto il segno degli anni che passano o della maturità raggiunta o della malattia vissuta, ma un diverso modo d’essere attore. Anche questo, in qualche modo, potrebbe diventare un ricordo scolpito nel suo epitaffio e che vorremmo rileggere negli anni che ci aspettano. (A cura di Luca Pellegrini)







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