Estremisti indù incendiano e distruggono la casa delle suore di Madre Teresa
Continuano le violenze contro i cristiani in India. Lo scorso 25 settembre i fondamentalisti
indù hanno assalito e dato alle fiamme la casa delle Missionarie della Carità, ordine
fondato da Madre Teresa di Calcutta, nel villaggio di Sukananda, distretto di Kandhamal.
Verso le 11 di sera, una folla di 700 persone si è riversata per le strade – violando
il coprifuoco imposto dalle autorità – armata di asce, spade e bastoni di ferro, e
ha preso d’assalto l’edificio e tutto ciò che lo circondava nel raggio di 5 acri.
Hanno anche distrutto la chiesa locale, scatenando la loro furia devastatrice fino
alle 2 del 26 mattina. “Nella casa non c’era nessuno – ha dichiarato ad AsiaNews suor
M. Suma, superiora regionale dell’ordine – perché da quando sono scoppiate le violenze
contro i cristiani ci siamo trasferite nella dimora di Bhubaneshwar insieme alle ragazze
dalit e tribali alle quali davamo alloggio e riparo”. Ieri suor M. Suma ha incontrato
il governatore dello Stato dell’Orissa, Muralidhar Chandrakant Bhandare, al quale
ha confidato che l’attacco è opera di “forze demoniache” che operano nella regione;
l’amministratore si è detto “d’accordo” con la suora. Solidarietà alle suore arriva
anche dall’arcivescovo di Cuttack Bhubaneswar, mons. Raphael Cheenath, che definisce
le religiose di Madre Teresa come “missionarie di frontiera” e per questo maggiormente
esposte ai rischi. E ieri la Conferenza episcopale indiana ha diffuso una dichiarazione
firmata dal suo presidente, il cardinale Varkey Vithayathil sulle violenze contro
i cristiani. Per la prima volta, i vescovi accusano ufficialmente gruppi dell’attivismo
radicale Hindutva ed esigono giustizia dal governo centrale e dagli altri Stati. Il
motivo: salvaguardare la civiltà indiana della tolleranza e garantire l’opera dei
cristiani a favore dei poveri e dei fuori casta e per la riconciliazione sociale.
(V.V.)