Un grave attentato ha scosso stamani Damasco. Una potente autobomba è esplosa sulla
strada che porta all'aeroporto della capitale siriana. Il bilancio parla di 17 morti
e decine di feriti, tutti civili. Secondo rappresentanti del governo siriano si tratta
di un grave attacco allo Stato, di cui, per ora, non è possibile attribuire la responsabilità.
“Solidarietà al popolo siriano e determinazione nel rafforzare l'impegno comune nella
lotta contro ogni forma di terrorismo" sono state espresse dal ministro degli Esteri
italiano, Franco Frattini. Sul clima in cui è avvenuto quest’episodio, Giancarlo
La Vella ha sentito Eric Salerno, corrispondente in Medio Oriente per Il
Messaggero:
R. - E’ difficile
fare grandi ipotesi; possiamo descrivere una situazione che è in evoluzione, negli
ultimi mesi e anni. Direi, intanto bisognerebbe capire chi sono questi civili che
sono morti, perché l’attentato è avvenuto vicino all’aeroporto - che è vicino anche
a una postazione militare strategica -, però è avvenuto anche vicino a una moschea
sciita, un mausoleo molto importante, luogo di pellegrinaggio, e bisogna capire se,
in qualche modo, possa rientrare, quest’attentato, in un conflitto strisciante tra
sunniti e sciiti. D. – Il recente avvio di negoziati con Israele,
può aver destabilizzato il clima politico, in Siria? R. – Certamente
il negoziato non piace a qualcuno; questo vale per ambienti più radicali. Al momento
non sappiamo se l’Iran, che critica questi negoziati, ma che è considerato uno dei
maggiori alleati della Siria, in questo momento, ha voglia e può avere una mano in
una cosa del genere, oppure se questo è un segnale mandato da Hezbollah o dall’Iran.
L’Iran sicuramente non vuole restare isolato, nemmeno Hezbollah, e teme che un accordo
tra Israele e Siria possa, in qualche modo, isolare ancora di più Ahmadinejad e la
sua politica molto radicale.