Il Papa incoraggia le coppie in difficoltà: con l'aiuto di Dio e dei fratelli potete
ritrovare l'amore vivendo la crisi come passaggio di crescita
Con l’aiuto di Dio e dei fratelli le coppie in difficoltà possono vivere la propria
crisi come passaggio di crescita e superarla facendo rinascere l’amore: è quanto ha
detto stamani il Papa incontrando l’associazione Retrouvaille, in occasione dell’incontro
mondiale del movimento. Si tratta di un’associazione nata 31 anni fa in Canada e presente
da 7 anni anche in Italia: è costituita da famiglie che hanno superato crisi difficili
e ora, a loro volta, aiutano le coppie in difficoltà. Ecco il testo integrale del
discorso del Papa: Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, cari
fratelli e sorelle!
Vi accolgo con gioia quest’oggi, in occasione dell’incontro mondiale del movimento
Retrouvaille. Saluto tutti voi, coniugi e presbiteri, con i responsabili internazionali
di questa associazione, che da più di 30 anni opera con grande dedizione al servizio
delle coppie in difficoltà. Saluto in particolare Mons. Giuseppe Anfossi, Presidente
della Commissione Episcopale della CEI per la Famiglia e la Vita, e lo ringrazio per
le sue cortesi espressioni, come pure per avermi illustrato le finalità del vostro
movimento.
Mi ha colpito, cari amici, la vostra
esperienza, che vi pone a contatto con famiglie segnate dalla crisi del matrimonio.
Riflettendo sulla vostra attività, ancora una volta ho riconosciuto il “dito” di Dio,
cioè l’azione dello Spirito Santo, che suscita nella Chiesa risposte adeguate ai bisogni
e alle emergenze di ogni epoca. Certamente, ai nostri giorni, un’emergenza molto sentita
è quella delle separazioni e dei divorzi. Provvidenziale fu pertanto l’intuizione
dei coniugi canadesi Guy e Jeannine Beland, nel 1977, di aiutare le coppie in grave
crisi ad affrontarla attraverso un programma specifico, che punta sulla ricostruzione
delle loro relazioni, non in alternativa alle terapie psicologiche, ma con un percorso
distinto e complementare. Voi infatti non siete dei professionisti; siete sposi che
spesso hanno vissuto in prima persona le medesime difficoltà, le hanno superate con
la grazia di Dio e il sostegno di Retrouvaille e hanno avvertito il desiderio e la
gioia di mettere, a loro volta, la propria esperienza al servizio di altri. Tra voi
ci sono diversi sacerdoti che accompagnano gli sposi nel loro cammino, spezzando per
loro la Parola e il Pane della vita. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente
date” (Mt 10,8): è a queste parole di Gesù, rivolte ai suoi discepoli, che costantemente
fate riferimento.
Come la vostra esperienza dimostra,
la crisi coniugale – parliamo qui di crisi serie e gravi – costituisce una realtà
a due facce. Da una parte si presenta, specialmente nella sua fase acuta e più dolorosa,
come un fallimento, come la prova che il sogno è finito o si è trasformato in un incubo
e, purtroppo “non c’è più niente da fare”. Questa è la faccia negativa. Ma c’è un’altra
faccia, a noi spesso sconosciuta, ma che Dio vede. Ogni crisi, infatti – ce lo insegna
la natura – è passaggio ad una nuova fase di vita. Se però nelle creature inferiori
questo avviene automaticamente, nell’uomo implica la libertà, la volontà e, dunque,
una “speranza più grande” della disperazione. Nei momenti più bui, la speranza i coniugi
l’hanno smarrita; allora c’è bisogno di altri che la custodiscono, di un “noi”, di
una compagnia di veri amici che, nel massimo rispetto, ma anche con sincera volontà
di bene, siano pronti a condividere un po’ della propria speranza con chi l’ha perduta.
Non in modo sentimentale o velleitario, ma organizzato e realistico. Voi diventate
così, nel momento della rottura, la possibilità concreta per la coppia di avere un
riferimento positivo, a cui affidarsi nella disperazione. In effetti, quando il rapporto
degenera, i coniugi piombano nella solitudine, sia individuale che di coppia. Perdono
l’orizzonte della comunione con Dio, con gli altri e con la Chiesa. Allora, i vostri
incontri offrono l’“appiglio” per non smarrirsi del tutto, e per risalire gradualmente
la china. Mi piace pensare a voi come a custodi di una speranza più grande per gli
sposi che l’hanno perduta.
La crisi, dunque, come
passaggio di crescita. In questa prospettiva si può leggere il racconto delle nozze
di Cana (Gv 2, 1- 11). La Vergine Maria si accorge che gli sposi “non hanno più vino”
e lo dice a Gesù. Questa mancanza del vino fa pensare al momento in cui, nella vita
della coppia, finisce l’amore, si esaurisce la gioia e cala bruscamente l’entusiasmo
del matrimonio. Dopo che Gesù ebbe trasformato l’acqua in vino, fecero i complimenti
allo sposo perché – dicevano – aveva conservato fino a quel momento “il vino buono”.
Ciò significa che il vino di Gesù era migliore del precedente. Sappiamo che questo
“vino buono” è simbolo della salvezza, della nuova alleanza nuziale che Gesù è venuto
a realizzare con l’umanità. Ma proprio di questa è sacramento ogni Matrimonio cristiano,
anche il più misero e vacillante, e può dunque trovare nell’umiltà il coraggio di
chiedere aiuto al Signore. Quando una coppia in difficoltà o – come dimostra la vostra
esperienza – persino già separata, si affida a Maria e si rivolge a Colui che ha fatto
dei due “una sola carne”, può essere certa che quella crisi diventerà, con l’aiuto
del Signore, un passaggio di crescita, e che l’amore ne uscirà purificato, maturato,
rafforzato. Questo può farlo solo Dio, che vuole servirsi dei suoi discepoli come
di validi collaboratori, per accostare le coppie, ascoltarle, aiutarle a riscoprire
il tesoro nascosto del matrimonio, il fuoco rimasto sepolto sotto la cenere. E’ Lui
che ravviva e torna a far ardere la fiamma; non certo allo stesso modo dell’innamoramento,
bensì in maniera diversa, più intensa e profonda: sempre però la stessa fiamma.
Cari
amici, che avete scelto di mettervi al servizio degli altri in un campo così delicato,
vi assicuro la mia preghiera perché questo vostro impegno non diventi mera attività,
ma rimanga sempre, nel fondo, testimonianza dell’amore di Dio. Il vostro è un servizio
“contro corrente”. Oggi, infatti, quando una coppia entra in crisi, trova tante persone
pronte a consigliare la separazione. Pure ai coniugi sposati nel nome del Signore
si propone con facilità il divorzio, dimenticando che l’uomo non può separare ciò
che Dio ha unito (cfr Mt 19,6; Mc 10,9). Per svolgere questa vostra missione anche
voi avete bisogno di alimentare continuamente la vostra vita spirituale, di mettere
amore in ciò che fate perché, a contatto con realtà difficili, la vostra speranza
non si esaurisca o non si riduca a una formula. Vi aiuti in tale delicata opera apostolica
la Santa Famiglia di Nazaret, alla quale affido il vostro servizio, e specialmente
i casi più difficili. Vi sia accanto Maria, Regina della famiglia, mentre di cuore
imparto la Apostolica Benedizione a voi e a tutti gli aderenti al movimento Retrouvaille.