Novità per gli Istituti Superiori di Scienze religiose, nell’Istruzione presentata
stamane nella Sala Stampa Vaticana
Si arricchisce di importanti novità l’iter formativo per i laici destinati all’insegnamento
della religione o ad incarichi pastorali: gli Istituti superiori di scienze religiose
saranno collegati ad una Facoltà di Teologia e il percorso formativo sarà calibrato
seguendo la formula dei 3 + 2: la laurea breve, analogamente al titolo rilasciato
dalle Facoltà teologiche, si chiamerà Baccellierato e con il completamento del ciclo
di studi, si conseguirà la Licenza. Si tratta di alcune delle novità introdotte dalla
nuova “Istruzione sugli Istituti superiori di Scienze religiose”, presentata stamani
in sala Stampa Vaticana. Il documento, approvato lo scorso mese di giugno da Benedetto
XVI, entrerà in vigore a partire dall'anno accademico 2009-2010. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
Le finalità
del documento sono quelle di promuovere un’equa distribuzione sul territorio garantendo
la qualità dell’offerta formativa. Per gli Istituti superiori di scienze religiose
vengono fissati in particolare nuovi parametri, tra cui il numero minimo di studenti
e quello di docenti stabili. La nuova norma sancisce che i docenti degli Istituti
superiori di scienze religiose, “devono sempre distinguersi per l’idoneità scientifico-pedagogica,
onestà di vita, integrità di dottrina, dedizione al dovere, in modo da poter efficacemente
contribuire al raggiungimento del fine proprio dell'Istituto”.
Il documento
si inserisce nel solco di una delle grandi intuizioni del Concilio Vaticano II, “la
valorizzazione del laicato”. Con il Concilio – ha affermato il cardinale Zenon
Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica – si è intensificato
un vivo interesse per lo studio della teologia e di altre scienze sacre, “per arricchire
con esse la propria vita cristiana, essere capaci di dare ragione della propria fede”.
E’ da augurarsi – ha detto il porporato – che questi Istituti possano contribuire
efficacemente ad aumentare la cultura religiosa dei fedeli.
“Ma ciò
non dipende tanto dal loro numero, bensì specialmente dalla loro qualità e dalla loro
capacità di individuare adeguatamente quali sono i veri bisogni dei fedeli, ai quali
detti Istituti sono chiamati a rispondere, per poter far crescere veramente, in spirito
e verità, il Corpo Mistico di Cristo”.
Tutti i battezzati –
ha sottolineato mons. Jean Louis-Brugès, segretario della Congregazione per l’Educazione
cattolica – sono chiamati alla santità e questa vocazione deve rientrare nella missione
affidata dalla Chiesa ai suoi fedeli laici. La missione - ha aggiunto - è doppia:
la prima è di testimoniare il Vangelo nel mondo e nei vari ambiti. La seconda si fonda
sul servizio dei laici alla Chiesa e, in particolare, nell’insegnamento dei laici
in scuole e Università cattoliche. Per offrire questo servizio nelle migliori condizioni
possibili – ha spiegato mons. Jean Louis-Brugès – i laici devono ricevere una formazione
adeguata:
“C’est un droit pour eux de solliciter une telle formation… C’è
un diritto per i laici a sollecitare una tale formazione; c’è un dovere per la Chiesa
di proporre questo percorso formativo”.
Nelle comunità cristiane – ha
osservato mons. Angelo Vincenzo Zani, sotto segretario della Congregazione per l’Educazione
cattolica – si è infatti registrata “la graduale maturazione della necessità di qualificare
sia il personale religioso che quello laico”. Si deve rispondere – ha fatto notare
mons. Zani – a nuove esigenze ma anche “far fronte all’evoluzione sociale e culturale
che interpella soprattutto i laici”:
“Non si può pretendere di ridurre
forzatamente dentro un unico modello rigido di formazione per laici la pluralità e
la diversità delle istituzioni formative oggi esistenti, molte delle quali già riconosciute
dalla Santa Sede”.
Nella nota introduttiva all'Istruzione della Congregazione
per l’Educazione cattolica si ricorda infine che gli Istituti superiori di Scienze
religiose hanno lo scopo di promuovere la formazione religiosa dei laici e delle persone
consacrate, per una loro più “cosciente e attiva partecipazione ai compiti di evangelizzazione
nel mondo attuale, favorendo anche l’assunzione di impieghi professionali nella vita
ecclesiale e nell’animazione cristiana della società”. I Centri accademici ecclesiastici
– si legge infine nel documento – hanno lo scopo di assicurare allo studente una conoscenza
completa e organica di tutta la Teologia. Quest’ultimo tipo di formazione si rivolge,
in particolare, a coloro che si preparano al sacerdozio.
Sono dunque diverse
le novità introdotte dall’Istruzione sugli Istituti superiori di Scienze religiose.
Ce ne illustra alcune, al microfono di Fabio Colagrande, il prefetto della
Congregazione per l’Educazione cattolica, cardinale Zenon Grocholewski:
R. – Le
principali novità sono soprattutto quelle relative al prolungamento degli studi, da
quattro a cinque anni. E’ stato poi stabilito il numero necessario dei docenti stabili
e questo è molto importante, perché si richiedono almeno cinque professori stabili.
Un’altra novità è che è stata applicata anche ai professori degli Istituti di scienze
religiose la normativa che non possono essere stabili in altri Istituti. Questo ovviamente
dà una certa stabilità ed alza anche il livello di questi Istituti. E’ stato determinato
anche il numero minimo degli studenti, perché ci vuole una certa economia del lavoro
nella formazione dei laici. Le nuove norme prevedono che siano, più o meno, almeno
ordinariamente 75 studenti per Istituto.
D. – Dunque,
eminenza, la Congregazione con questa nuova Istruzione vuole anche contribuire ad
elevare la qualità degli Istituti superiori di scienze religiose. Voi dite: non è
necessario che siano moltissimi, ma è necessario che quelli esistenti abbiano un’alta
qualità…
R. – E’ così: il successo di questi Istituti
non dipende dal numero, ma dalla loro qualità e dalla loro capacità di individuare
quali sono le vere esigenze del mondo di oggi nella formazione dei laici. Si devono
anche individuare quelle persone che possono essere efficaci nell’opera dell’apostolato.
D. – Con questa Istruzione in qualche modo invitate
anche i laici cattolici a seguire questi corsi di studi?
R.
– Certo. Io penso che uno degli obblighi verso la propria fede sia quello di conoscerla.
Io provengo da un Paese comunista e lavoravo in Polonia negli anni in cui non c’era
l’insegnamento della religione nelle scuole; anzi, ovunque, si parlava contro la fede.
Ma noi eravamo comunque molti esigenti, perché la conoscenza della fede deve essere
proporzionata alla preparazione generale. Io penso che proprio in questa prospettiva
dobbiamo considerare gli Istituti superiori di Scienze religiose.