Kenya: preoccupazione per il rispetto dei diritti umani
Circa 500 persone sarebbero state uccise in Kenya da veri e propri “squadroni della
morte”, legati ai servizi segreti locali. Lo afferma un rapporto della Commissione
nazionale per i diritti umani in Kenya. Le vittime - riporta l'agenzia Fides - sarebbero
in gran parte appartenenti alla setta dei “Mungiki”, che è a sua volta responsabile
di gravi crimini in diverse aree del Paese ed in particolare negli slum di Nairobi.
Il rapporto afferma che alcune delle vittime prima di venire uccise sono state torturate
e mutilate. Le “squadre della morte” avrebbero avuto la copertura di alcuni alti esponenti
politici, ma su questa parte il rapporto non offre prove certe, perché i testimoni
chiave non sono stati ancora inseriti in un apposito programma di protezione. Per
il resto il documento appare circostanziato: vi sono i nomi delle vittime, le circostanze
del loro rapimento, le targhe dei veicoli della polizia utilizzati nel sequestro,
la data dell'esecuzione e il luogo dove sono sono stati gettati i loro corpi. Vi sono
anche le testimonianze delle famiglie che hanno pagato un forte riscatto per liberare
un loro figlio arrestato. La polizia ha smentito di essere implicata in attività illecite
di alcun genere. La questione del rispetto dei diritti umani da parte delle forze
militari e di polizia era stata sollevata anche nel corso delle attività di repressione
del Sabaot Land Defence Force (SLDF), un gruppo di guerriglia attivo nell'area del
Mount Elgon. Alcune organizzazioni umanitarie internazionali avevano affermato che
vi erano stati casi di tortura e di uccisioni extragiudiziarie di prigionieri. Anche
il SLDF si era reso responsabile di gravi crimini: dal 2006 ad oggi circa 600 persone
sono state uccise dalle guerriglia e diverse altre rapite e torturate. La Chiesa cattolica
ha da tempo chiesto un'indagine indipendente sui fatti del Mount Elgon e di cercare
la via del dialogo per mettere fine alle violenze dei Mungiki. (R.P.)