2008-09-24 14:12:20

Il Papa all'udienza generale: la fede non nasce da un mito né da un'idea ma dall'incontro con il Risorto, nella vita della Chiesa. L'auspicio per la pace nel Caucaso


La nostra fede non nasce da un’idea ma dal personale incontro con Gesù risorto: è quanto ha detto stamani Benedetto XVI nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa ha continuato la sua catechesi sulla vita di San Paolo. Ai saluti un auspicio per la pacificazione nel Caucaso. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3

Benedetto XVI ha parlato nella sua catechesi dei rapporti tra Paolo e gli Apostoli, segnati sempre da profondo rispetto e nello stesso tempo da “quella franchezza” che all’Apostolo delle Genti “derivava dalla difesa della verità del Vangelo”. Particolarmente significativo il suo incontro con Pietro, “la roccia su cui si stava edificando la Chiesa”. E dagli Apostoli riceve la conferma della sua missione evangelizzatrice presso i pagani. San Paolo – afferma il Papa – riporta con fedeltà tutte le informazioni ricevute dagli Apostoli e nelle sue Lettere sono importanti soprattutto i passi relativi all’Ultima Cena e alla Risurrezione:

 
“Le parole di Gesù nell’Ultima Cena (cfr 1 Cor 11,23-25) … hanno avuto un notevole impatto sulla relazione personale di Paolo con Gesù. Da una parte attestano che l'Eucaristia illumina la maledizione della croce, rendendola benedizione (Gal 3,13-14), e dall'altra spiegano la portata della stessa morte e risurrezione di Gesù”.

 
San Paolo sottolinea con forza che “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”: Qui il Papa fa una citazione:

 
“Vale la pena ricordare il commento col quale l’allora monaco agostiniano, Martin Lutero, accompagnava queste espressioni paradossali di Paolo: ‘Questo è il grandioso mistero della grazia divina verso i peccatori: che con un mirabile scambio i nostri peccati non sono più nostri, ma di Cristo, e la giustizia di Cristo non è più di Cristo, ma nostra’ (Commento ai Salmi del 1513-1515). E così siamo salvati”.

 
Il Papa ricorda quindi che nell’originale kerygma, la morte e sepoltura del Cristo sono segnalate da un verbo al passato: “morì e fu sepolto”, mentre per la risurrezione si dice al presente: “è risuscitato”:

 
“La forma verbale «è risuscitato» è scelta per sottolineare che la risurrezione di Cristo incide sino al presente dell'esistenza dei credenti: possiamo tradurlo con ‘è risuscitato e continua a vivere’ nell’Eucaristia e nella Chiesa”.

 
San Paolo ricorda come Cristo risorto sia apparso a Pietro, ai dodici, a più di 500 fratelli e infine anche a lui come a un aborto. Predichiamo lo stesso Vangelo, afferma San Paolo, che opera sempre in stretta comunione con gli altri Apostoli:

 
“L'importanza che egli conferisce alla Tradizione viva della Chiesa, che trasmette alle sue comunità, dimostra quanto sia errata la visione di chi attribuisce a Paolo l’invenzione del cristianesimo: prima di evangelizzare Gesù Cristo, il suo Signore, egli l’ha incontrato sulla strada di Damasco e lo ha frequentato nella Chiesa, osservandone la vita nei Dodici e in coloro che lo hanno seguito per le strade della Galilea”.

 
Paolo da persecutore dei cristiani era diventato dunque un ardente evangelizzatore di quella fede nel Messia crocifisso che gli aveva sconvolto l’esistenza sulla via di Damasco. Dunque nessuna invenzione, ma al contrario l’annuncio di un fatto:

 
“La nostra fede non nasce da un mito, né da un’idea, bensì dall’incontro con il Risorto, nella vita della Chiesa”.

 
Al termine della catechesi, rivolgendosi ai fedeli della Repubblica Ceca ha ricordato che domenica prossima la Chiesa festeggerà in questo Paese la solennità di San Venceslao, Patrono principale della Nazione ceca. Benedetto XVI ha invitato i cattolici cechi a custodire la loro eredità spirituale, tramandandola intatta alle nuove generazioni. Salutando invece i fedeli portoghesi ha esortato i cristiani a mostrare a tutti che la felicità su questa terra è amare Gesù Cristo.

 
Infine, ha rivolto il suo saluto a un gruppo di giovani dell’Associazione Rondine-Cittadella della pace di Arezzo, tra cui - ha ricordato – “alcuni provenienti dal Caucaso'': si tratta infatti di uno Studentato internazionale che quest’anno vede riuniti ragazzi russi, georgiani, abkhazi e osseti. E l’Associazione ha presentato al Pontefice un progetto di incontro per tutti i giovani della regione caucasica:

 
''Cari amici, auspico che questo vostro incontro contribuisca ad affermare una giusta cultura di convivenza tra i popoli e a promuovere l'intesa e la riconciliazione".

 
(applausi)







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