Filippine: le sofferenze dei cristiani nelle isole del sud
Emarginati, impoveriti, sfollati, a volte rapiti da gruppi estremisti come Abu Sayyaf.
E’ la situazione dei cristiani dell’isola di Basilan (una esigua minoranza) e nell’arcipelago
delle Sulu, corona di isole nell’estremo Sud delle Filippine. Lo riferisce all’Agenzia
Fides il missionario Pime padre Sebastiano D’ambra, da decenni impegnato per il dialogo
islamo-cristiano nelle Filippine meridionali, iniziatore dell’Movimento per il dialogo
“Silsilah”, con sede a Zamboanga city, sull’isola di Mindanao. In un recente viaggio
nell’Isola di Basilan, padre D’ambra ha raccolto e ascoltato le sofferenze, le povertà,
i traumi delle famiglie cristiane che vivono nella zona. Racconta di averle incoraggiate
a “perdonare e ad amare i nemici”, secondo lo spirito del Vangelo, cercando di costruire
relazioni amichevoli con i vicini. “Cristiani e musulmani delle Filippine Sud dovrebbero
alzare insieme la voce per chiedere la pace, lavorare insieme e avere il coraggio
di condannare ogni forma di violenza fisica e psicologica”, afferma il missionario,
in quanto essi condividono la stessa terra e una sorte comune: tutta la popolazione
dell’area all’estremo Sud di Mindanao e nell’arcipelago delle Sulu è infatti oggi
sottoposta a una forte pressione dato l’innalzarsi del livello di scontro fra le forze
dell’esercito filippino e i movimenti ribelli di matrice islamica. “Si tratta del
peggior conflitto nell’area dal 2003 ad oggi”, afferma la Croce Rossa Internazionale,
sottolineando il numero crescente di vittime civili e l’aumento degli sfollati, che
hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni a causa della guerra. Secondo le organizzazioni
umanitarie, sono 500mila gli sfollati interni che soffrono carenza dei beni di prima
necessità a causa dell’escalation della violenza. L’allarme è stato lanciato da alcune
settimane ma non ha avuto risposte concrete: secondo le organizzazioni, la crisi umanitaria
è imminente. (R.P.)