Aperta l'Assemblea generale ONU. Il cardinale Maradiaga: necessarie più risorse contro
la povertà
Si è aperta ieri, al Palazzo di Vetro di New York, la 63.ma Assemblea generale delle
Nazioni Unite. L’evento avrebbe dovuto mettere al centro la lotta alla povertà in
Africa: ma non è stato così. Ce ne parla da New York Elena Molinari:
La
crisi finanziaria americana e le sue ripercussioni mondiali hanno rubato, all’Africa,
la scena dell’ONU. La povertà nel continente africano era infatti uno dei temi forti
nell’agenda della 63.ma Assemblea generale, ma George Bush, Nicolas Sarkozy e gli
altri capi di Stato che si sono alternati ieri al Palazzo di Vetro, hanno dedicato
i loro interventi ai mercati. Il presidente americano, ha garantito alla comunità
internazionale il proprio impegno per stabilizzare al più presto la situazione, e
solo allora ha citato la lotta al terrorismo, chiedendo nuove sanzioni contro Corea
del Nord e Iran; quindi ha criticato la Russia, per non voler rispettare l’ordine
mondiale. Il presidente francese ha invece chiesto alla comunità internazionale di
costruire un capitalismo più regolato, e ha auspicato la convocazione di un vertice
mondiale sulla crisi entro fine anno. Molto critico sulla eccessiva libertà dei mercati,
è stato anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, mentre il presidente brasiliano
Lula da Silva ha puntato il dito contro i pochi responsabili - a suo avviso gli americani
– che fanno ora sentire il peso delle loro azioni su tutto il resto del mondo. La
preoccupazione per la salute di Wall Street ha fatto passare in secondo piano anche
il presidente iraniano Ahmadinejad, che ha però promesso di resistere a ogni pressione
perché l’Iran rinunci al nucleare.
Durante i lavori
di questa Assemblea generale dell’ONU si dovrebbe dunque fare il punto sui cosiddetti
Obiettivi di Sviluppo del Millennio, lanciati nel 2000 per ridurre entro il 2015 povertà
e pandemie nel mondo. Gli ultimi dati parlano invece di un aumento dei poveri nei
cinque continenti: in particolare le persone senza cibo stanno raggiungendo il miliardo.
Ma cosa dovrebbe fare di più la comunità internazionale per rispettare gli impegni
presi? Charles Collins lo ha chiesto al presidente della Caritas Internationalis,
il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo della capitale dell’Honduras,Tegucigalpa: R.
– E’ soprattutto necessario che le Nazioni Unite considerino che senza sviluppo non
è facile poter arrivare a questi Obiettivi del Millennio. E’ necessario destinare
maggiori risorse allo sviluppo, mentre, allo stesso tempo, le Nazioni in via di sviluppo
devono impegnarsi fortemente nella lotta alla corruzione. Il ruolo della Chiesa è
certamente quello di continuare, attraverso la sua dottrina sociale, a far prendere
coscienza ai popoli – così come diceva Paolo VI nell’Enciclica “Populorum Progressio”,
più di quaranta anni fa – che lo sviluppo è il nuovo nome della pace e che senza sviluppo
non sarà possibile arrivare alla pace nel mondo. Io mi auguro che si riescano a compiere
passi concreti per ridurre la povertà entro l’anno 2015.