2008-09-22 15:16:00

Strage di Castel Volturno. Suor Giaretta: rompere il muro dell'omertà


Eseguito un arresto nel casertano in relazione alla strage di immigrati africani compiuta nei giorni scorsi a Castel Volturno. Si tratta di un uomo, già ai domiciliari, ritenuto vicino al clan camorristico dei Casalesi, che sarebbe uno degli autori del sanguinoso attentato. Le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli, mentre il Consiglio dei ministri di domani deciderà sull’eventuale impiego dell’esercito. Da più parti, intanto, continuano ad arrivare appelli alla cittadinanza a rompere il muro dell’omertà ed a collaborare con gli inquirenti. Così suor Rita Giaretta, intervistata da Massimiliano Menichetti, del centro Casa-Rut di Caserta, che lotta contro la criminalità sottraendo dalla strada giovani donne abbandonate al proprio destino:RealAudioMP3

R. – E’ fondamentale - non vedo altra via – rompere questo muro dell’omertà. Dall’altra parte, però, comprendo le forti paure che hanno.

 
D. – In che senso? Perché?

 
R. – Perché si sono sentiti soli, nel senso che non hanno mai percepito una presenza delle istituzioni, dello Stato, in maniera forte, vicina, partecipativa.

 
D. – Perché la camorra è ancora così radicata nel territorio, secondo lei?

 
R. – Perché è riuscita, come dire, con le sue reti, ad entrare nei punti strategici: imprenditoria, politica, quindi, in quei settori che per certi aspetti si avvalgono di questa presenza, di questa loro forza, per poi portare avanti anche degli interessi. Combattere la camorra vuol dire anche smascherare tante connivenze, compromessi.

 
D. – La strage di giovedì ha ucciso sette persone, sei immigrati. Si accerterà se si è trattato di un regolamento di conti per droga. Sono seguiti disordini. Gli immigrati hanno paura, lo diceva lei, anche la popolazione ha paura...

 
R. – Adesso è il momento di un forte lavoro di dialogo, di mediazione. Dobbiamo aiutare tutti. Non dobbiamo creare scontri, trovare il nemico, dobbiamo aiutarci anche a comprendere le paure che ognuno vive. E’ insieme che riusciamo a combattere e a vincere anche la criminalità, a vincere la camorra, altrimenti continuiamo a restare frammentati, divisi, ognuno chiuso nella propria paura, non riuscendo ad essere vincenti. Questo è un appello anche allo Stato. Era necessario l’aumento delle forze dell’ordine, di una presenza forte dello Stato, però attenti, in questo momento, a non colpire ancora o unicamente i migranti, quelli che stanno lavorando onestamente a giornata per sopravvivere, perchè con questi controlli adesso si può prendere dentro di tutto. Quindi, presenze e interventi molto mirati.

 
D. – Cosa può fare la Chiesa?

 
R. – La Chiesa ha quel grande compito di offrire speranza, dire che la vita, il valore della vita delle persone è tutto il bene che Dio è venuto a portare su questa terra.

 
D. – Voi in concreto vi occupate poi di vittime della tratta...

 
R. – Vediamo che per noi è fondamentale offrire questi percorsi di liberazione. Vediamo quante ragazze riescono a riprendere con speranza una vita nuova. Capiamo, dall’altra parte, quanto è forte anche la criminalità organizzata.

 
D. – Qual è dunque il suo auspicio nella lotta contro la camorra per riscattare persone che soffrono?

 
R. – Tutti dobbiamo sentirci chiamati in causa: istituzioni, Chiesa, scuola, famiglie, cittadini. Qui è una grande battaglia a livello culturale e formativo. Credo che sia possibile sconfiggere la criminalità e sconfiggere in questo caso specifico la camorra, ma lo dobbiamo volere, con tutte le nostre forze e impegnarci fino in fondo.







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