2008-09-22 15:07:48

La Beatificazione di Vincenza Maria Poloni, apostola della misericordia. Il commento del vescovo di Verona Giuseppe Zenti


“Senza la misericordia la nostra civiltà è più povera. Con la misericordia è più ricca e umana”: con queste parole il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, l’arcivescovo Angelo Amato, ha sintetizzato l’insegnamento di madre Vincenza Maria Poloni proclamata Beata ieri pomeriggio nella celebrazione eucaristica presieduta a Verona dal vescovo Giuseppe Zenti. La nuova Beata, infatti, è la fondatrice dell’Istituto delle Suore della Misericordia di Verona. Il servizio di Fausta Speranza.RealAudioMP3

E’ stata “modello della intramontabile carità cristiana”, ha detto l’arcivescovo Amato ricordando che la nuova Beata è vissuta nella prima metà dell’Ottocento, un secolo in cui “la Chiesa di Verona è stata benedetta da una straordinaria costellazione di santi e sante, la cui opera e il cui nome è ancora vivo e presente tra noi”. “Una quotidianità esemplare”, prima in famiglia poi come fondatrice delle opere per bisognosi, è il punto di forza della comprovata “eroicità delle virtù” di madre Vincenza Maria Poloni che fondò insieme con il Beato Carlo Steeb, le Sorelle della Misericordia di Verona, anche per offrire ricovero a donne anziane o ammalate, che tanto impegno profuse nell’Ospedale cittadino per l’assistenza medica e spirituale agli allora abbastanza frequenti malati di colera. L’arcivescovo Angelo Amato ha voluto sottolineare la sua capacità di “atti concreti di sottomissione e di umiliazione” e poi due tratti caratteristici della sua personalità: a fronte di molti fatti, pochissime parole, tanto che non restano suoi scritti ma tante testimonianze orali delle sue opere; e poi un “atteggiamento di alta professionalità nel lavoro”. La santità, infatti, - ha spiegato mons. Amato – non solo sviluppa le virtù teologali della fede, speranza e carità, ma si manifesta anche mediante virtù umane altamente esemplari, come fortezza, perseveranza, competenza, umiltà, precisione nell’adempimento dei doveri del proprio stato”. Ma qual è stata l’atmosfera alla Beatificazione di ieri e come la cittadinanza sente la figura e l’insegnamento della nuova Beata Vincenza Maria Poloni? Lo abbiamo chiesto al vescovo di Verona, mons Giuseppe Zenti:

 
R. – La Beata era poco conosciuta, è stata fatta conoscere recentissimamente; però, la risposta non soltanto dei veronesi, ma anche delle diocesi in cui le Sorelle sella Misericordia operano, si sono fatte vive più che mai. Si calcola che fossero 8-10 mila persone, in questa Beatificazione, ed è stata conosciuta - proprio in questi tempi – come un carisma che noi vedevamo già attuato dalle sue figlie spirituali, le Sorelle della Misericordia, ma come una donna di altissimo valore, che si è dedicata agli ultimi anima e corpo. Il clima di ieri è stato, direi, una grazia, vissuta insieme, molta serenità, un silenzio profondissimo durante tutto il rito, una vibrazione autentica dell’animo - favorita anche da un bel coro e dall’insieme di chi partecipava.

 
D. – Eccellenza, un’intramontabile carità cristiana, atti concreti di sottomissione e di umiliazione, un atteggiamento di alta professionalità nel lavoro; ecco, è facile, oggi, capire parole come “sottomissione” e “umiliazione”, soprattutto rispettarle e viverle nella propria vita, in una società che tende alla superefficienza?

 
R. – Effettivamente sono parole molto pesanti, che si capiscono soltanto in una generosità di dedizione che non teme neppure le umiliazioni. Quindi, prima dell’umiliazione, ci sta la dedizione, che non si ferma di fronte a nessun ostacolo, affronta tutti i sacrifici; per così dire, quella stessa strada che ha percorso Gesù, che non si è fermato neppure di fronte alla prospettiva della Croce, tanto era dedicato al Padre per la salvezza dell’umanità. Oggi più che mai bisogna proprio insegnarlo alle giovani generazioni, che i motivi del vivere valgono più del vivere, e che se uno abbassa troppo la guardia - anche nella formazione, nel senso della generosità, con tutti i sacrifici e le umiliazioni che sono connessi – non educa di fatto, non si educa.







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