2008-09-21 16:13:51

“Ogni volta che ci accostiamo all’altare, apriamo l’animo al perdono e alla riconciliazione fraterna”: così Benedetto XVI, celebrando il rito di dedicazione dell’Altare Maggiore nella cattedrale di Albano


L’altare punto di incontro fra Cielo e terra. Aprite il vostro animo al perdono e alla riconciliazione quando vi accostate alla celebrazione eucaristica: questo il passaggio centrale dell’omelia di Benedetto XVI, pronunciata stamani nella Cattedrale di Albano, recentemente restaurata. Il Papa ha presieduto la Santa Messa con il solenne Rito di dedicazione del nuovo Altare Maggiore. Ad accogliere il Santo Padre, nella Piazza Pia della cittadina laziale, sono stati, tra gli altri, il cardinale Angelo Sodano, titolare della diocesi suburbicaria, e mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3
 
(canto) 
Una cascata di petali bianchi, tanti bambini che gridavano: “Papa! Papa!” e lo striscione “Benvenuto Santo Padre” che svettava tra la folla: la cittadina di Albano ha accolto così Benedetto XVI. Un affetto e una vicinanza non solo spirituale, ma anche geografica, poiché le Ville Pontificie di Castel Gandolfo, residenze estiva del Papa, si affacciano proprio sul centro di Albano, a ridosso della Cattedrale. Una Cattedrale tornata ora al suo antico splendore e in cui Benedetto XVI ha presieduto il solenne Rito di dedicazione del nuovo Altare Maggiore, ricordando che su di esso Cristo “continuerà ad immolarsi, nel sacrificio dell’Eucaristia, per la salvezza nostra e del mondo intero”:
 
“Nel Mistero eucaristico, che in ogni altare si rinnova, Gesù si fa realmente presente. La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé; ci attira con la forza del suo amore facendoci uscire da noi stessi per unirci a Lui, facendo di noi una cosa sola con Lui”. 
La presenza di Cristo, “pietra viva”, “fa di ciascuno di noi la sua ‘casa’ – ha continuato il Papa - e tutti insieme formiamo la sua Chiesa”, edificio spirituale che, saldato dalla carità, non ha paura di cedere: 
“(…) Sant’Agostino osserva che mediante la fede gli uomini sono come legni e pietre presi dai boschi e dai monti per la costruzione; mediante il battesimo, la catechesi e la predicazione vengono poi sgrossati, squadrati e levigati; ma risultano casa del Signore solo quando sono compaginati dalla carità. Quando i credenti sono reciprocamente connessi secondo un determinato ordine, mutuamente e strettamente giustapposti e coesi, quando sono uniti insieme dalla carità diventano davvero casa di Dio che non teme di crollare (cfr Serm., 336)”. 
“È l’amore di Cristo – ha sottolineato dunque Benedetto XVI – quella carità che non avrà mai fine, l’energia spirituale” che unisce i partecipanti all’Eucaristia. Non è possibile, quindi, presentarsi all’altare divisi, poiché esso è “un costante invito all’amore”: 
“Ogni volta quindi che vi accostate all’altare per la Celebrazione eucaristica, si apra il vostro animo al perdono e alla riconciliazione fraterna, pronti ad accettare le scuse di quanti vi hanno ferito e pronti, a vostra volta, a perdonare”. 
“Ogni Celebrazione eucaristica – ha aggiunto poi il Papa – anticipa già il trionfo di Cristo sul peccato e sul mondo, e mostra nel mistero il fulgore della Chiesa”: 
“L’altare del sacrificio diventa, in un certo modo, il punto d’incontro fra Cielo e terra; il centro, potremmo dire, dell’unica Chiesa che è celeste ed al tempo stesso pellegrina sulla terra, dove, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, i discepoli del Signore ne annunziano la passione e la morte di Cristo fino al suo ritorno nella gloria (cfr Lumen gentium, 8)”. 
Di qui, l’invito del Santo Padre a tutta la comunità diocesana perché si impegni a “crescere nella carità e nella dedizione apostolica e missionaria”, poiché “la comunione ecclesiale è anche un compito affidato alla responsabilità di ciascuno”: 
“In concreto, si tratta di testimoniare con la vita la vostra fede in Cristo e la totale fiducia che riponete in Lui. Si tratta pure di coltivare la comunione ecclesiale che è anzitutto un dono, una grazia, frutto dell’amore libero e gratuito di Dio, qualcosa cioè di divinamente efficace, sempre presente e operante nella storia, al di là di ogni apparenza contraria”. 
Infine, Benedetto XVI ha affidato la Cattedrale appena restaurata all’intercessione della Vergine Maria, affinché aiuti la diocesi di Albano a “scrivere in questo nostro tempo un’altra pagina di santità quotidiana e popolare”.







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