“Ogni volta che ci accostiamo all’altare, apriamo l’animo al perdono e alla riconciliazione
fraterna”: così Benedetto XVI, celebrando il rito di dedicazione dell’Altare Maggiore
nella cattedrale di Albano
L’altare punto di incontro fra Cielo e terra. Aprite il vostro animo al perdono e
alla riconciliazione quando vi accostate alla celebrazione eucaristica: questo il
passaggio centrale dell’omelia di Benedetto XVI, pronunciata stamani nella Cattedrale
di Albano, recentemente restaurata. Il Papa ha presieduto la Santa Messa con il solenne
Rito di dedicazione del nuovo Altare Maggiore. Ad accogliere il Santo Padre, nella
Piazza Pia della cittadina laziale, sono stati, tra gli altri, il cardinale Angelo
Sodano, titolare della diocesi suburbicaria, e mons. Marcello Semeraro, vescovo di
Albano. Il servizio di Isabella Piro: (canto) Una
cascata di petali bianchi, tanti bambini che gridavano: “Papa! Papa!” e lo striscione
“Benvenuto Santo Padre” che svettava tra la folla: la cittadina di Albano ha accolto
così Benedetto XVI. Un affetto e una vicinanza non solo spirituale, ma anche geografica,
poiché le Ville Pontificie di Castel Gandolfo, residenze estiva del Papa, si affacciano
proprio sul centro di Albano, a ridosso della Cattedrale. Una Cattedrale tornata ora
al suo antico splendore e in cui Benedetto XVI ha presieduto il solenne Rito di dedicazione
del nuovo Altare Maggiore, ricordando che su di esso Cristo “continuerà ad immolarsi,
nel sacrificio dell’Eucaristia, per la salvezza nostra e del mondo intero”: “Nel
Mistero eucaristico, che in ogni altare si rinnova, Gesù si fa realmente presente.
La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé;
ci attira con la forza del suo amore facendoci uscire da noi stessi per unirci a Lui,
facendo di noi una cosa sola con Lui”. La presenza di Cristo, “pietra
viva”, “fa di ciascuno di noi la sua ‘casa’ – ha continuato il Papa - e tutti insieme
formiamo la sua Chiesa”, edificio spirituale che, saldato dalla carità, non ha paura
di cedere: “(…) Sant’Agostino osserva che mediante la fede gli uomini
sono come legni e pietre presi dai boschi e dai monti per la costruzione; mediante
il battesimo, la catechesi e la predicazione vengono poi sgrossati, squadrati e levigati;
ma risultano casa del Signore solo quando sono compaginati dalla carità. Quando i
credenti sono reciprocamente connessi secondo un determinato ordine, mutuamente e
strettamente giustapposti e coesi, quando sono uniti insieme dalla carità diventano
davvero casa di Dio che non teme di crollare (cfr Serm., 336)”. “È
l’amore di Cristo – ha sottolineato dunque Benedetto XVI – quella carità che non avrà
mai fine, l’energia spirituale” che unisce i partecipanti all’Eucaristia. Non è possibile,
quindi, presentarsi all’altare divisi, poiché esso è “un costante invito all’amore”: “Ogni
volta quindi che vi accostate all’altare per la Celebrazione eucaristica, si apra
il vostro animo al perdono e alla riconciliazione fraterna, pronti ad accettare le
scuse di quanti vi hanno ferito e pronti, a vostra volta, a perdonare”. “Ogni
Celebrazione eucaristica – ha aggiunto poi il Papa – anticipa già il trionfo di Cristo
sul peccato e sul mondo, e mostra nel mistero il fulgore della Chiesa”: “L’altare
del sacrificio diventa, in un certo modo, il punto d’incontro fra Cielo e terra; il
centro, potremmo dire, dell’unica Chiesa che è celeste ed al tempo stesso pellegrina
sulla terra, dove, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, i discepoli
del Signore ne annunziano la passione e la morte di Cristo fino al suo ritorno nella
gloria (cfr Lumen gentium, 8)”. Di qui, l’invito del Santo Padre a
tutta la comunità diocesana perché si impegni a “crescere nella carità e nella dedizione
apostolica e missionaria”, poiché “la comunione ecclesiale è anche un compito affidato
alla responsabilità di ciascuno”: “In concreto, si tratta di testimoniare
con la vita la vostra fede in Cristo e la totale fiducia che riponete in Lui. Si tratta
pure di coltivare la comunione ecclesiale che è anzitutto un dono, una grazia, frutto
dell’amore libero e gratuito di Dio, qualcosa cioè di divinamente efficace, sempre
presente e operante nella storia, al di là di ogni apparenza contraria”. Infine,
Benedetto XVI ha affidato la Cattedrale appena restaurata all’intercessione della
Vergine Maria, affinché aiuti la diocesi di Albano a “scrivere in questo nostro tempo
un’altra pagina di santità quotidiana e popolare”.