Il carisma della carità di Vincenza Maria Poloni: oggi a Verona la beatificazione
della fondatrice delle Suore della Misericordia
Oggi pomeriggio sarà proclamata Beata suor Vincenza Maria Poloni, fondatrice dell’Istituto
delle Suore della Misericordia di Verona. La celebrazione eucaristica sarà presieduta
alle 15.30 nel Palazzetto dello Sport della città scaligera dal vescovo della diocesi
Giuseppe Zenti, mentre a pronunciare a nome del Papa la formula di Beatificazione,
sarà l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Suor Vincenza è vissuta nella prima metà del 1800. Oggi la Congregazione conta oltre
mille religiose impegnate sul fronte della povertà in Europa, America Latina e Africa.
Sulla figura della nuova Beata, Sergio Centofanti ha intervistato l’attuale
superiora delle Sorelle della Misericordia di Verona, madre Teresita Filippi: R.
– Suor Vincenza Maria Poloni, è stata seguita, da giovane, dal Beato Carlo Stebb,
suo direttore spirituale, e quando lei gli ha manifestato il desiderio di farsi suora,
lui l’ha fatta attendere sette anni, ha voluto vedere di che stoffa era. Nel frattempo
ha guardato se era capace, se era adatta, e dopo sette anni le ha chiesto di fondare
un Istituto. Lei ha risposto dicendo che era la più inetta delle creature ma che il
Signore, a volte, si serve anche di strumenti molto deboli per compiere le opere sue. D.
– Qual è stato il suo carisma? R. – Il carisma della misericordia.
Infatti lei, sin dall’inizio, ha praticato la misericordia nel ricovero cittadino
dove venivano ricoverati anziani ed anche ragazzi giovani, orfani, diremmo oggi, ragazzi
di strada. Per cui sia lei che le sue prime suore, hanno assistito questi malati anziani
ed anche i bambini. Poi, più tardi, le suore hanno operato negli ospedali militari,
negli ospedali psichiatrici, nelle scuole - dalla scuola materna alla scuola superiore
– e, attualmente, il carisma viene praticato non soltanto in queste opere tradizionali,
ma anche con i carcerati, con gli immigrati, nei quartieri, nelle parrocchie, in altre
situazioni dove nuove povertà si presentano. D. – Ci può raccontare
un episodio significativo della sua vita? R. – A me sembra che
l’episodio più significativo sia alla fine della sua vita, quando lei, sul letto di
morte, ha dettato il testamento che è tutto incentrato sulla carità e che a noi è
un testamento molto caro. Poi, non ha voluto assolutamente un funerale importante,
ha chiesto di essere vestita con i vestiti più logori, di essere portata al cimitero
con una bara delle più povere perché diceva: “Io sono povera e povera voglio morire
e voglio essere sepolta come i poveri”. Per cui non abbiamo nessuna reliquia: la reliquia
che c’è rimasta è proprio la reliquia della carità che lei ci ha raccomandato nel
testamento. D. – Per voi Figlie di Suor Vincenza, cosa vuol
dire entrare nella misericordia di Dio? R. – Direi che, prima
di tutto, è fare esperienza personalmente, comunitariamente, della misericordia che
il Signore ha per noi. Quindi commuoversi di questa esperienza e credere fortemente
che il Signore è il primo ad usare misericordia. Credo che poi, provato cosa significhi
essere ricolmi di misericordia, vuol dire usarla e praticarla anche verso chi ha bisogno,
in modo particolare verso i poveri e i bisognosi di aiuto.