Tristezza e perplessità nella Chiesa cattolica in Vietnam, dopo la distruzione, ieri,
dell'ex Nunziatura ad Hanoi
“Un atto che soffoca le legittime aspirazioni della comunità cattolica di Hanoi”.
E’ quanto scrive in una lettera indirizzata alle autorità vietnamite mons. Joseph
Ngô Quang Kiêt, arcivescovo di Hanoi. La missiva denuncia la distruzione degli edifici
dell’ex Nunziatura, avvenuta senza alcun preavviso ieri mattina all’alba. Per tutta
la giornata numerosi sacerdoti e laici si sono raccolti in preghiera ai bordi di questo
sito simbolico, confiscato dal regime comunista negli anni Cinquanta. Un gesto che,
dichiara il presule, si pone in contrasto con l’impegno del Governo di restituire
alla Chiesa l’edificio e il terreno circostante. La nostra collega della redazione
francese Helene Destombes ha raggiunto telefonicamente ad Hanoi, l’arcivescovo
mons. Joseph Ngô Quang Kiêt:
R. - Vers
quatre heures du matin, les policiers…. Verso le quattro del mattino, sono
arrivati numerosi poliziotti con alcune barriere per bloccare la strada d’accesso
all’ex Nunziatura. Hanno poi proceduto alla distruzione dei muri dell’edificio e allo
sgombero e subito dopo sono arrivati diversi camion che trasportavano la terra per
costruire un giardino. Gli agenti erano presenti per proteggere gli operai che lavoravano
e che piantavano gli alberi.
D. – Cosa significa
quello che è accaduto rispetto al dialogo avviato con le autorità del Paese?
R.
– C’est très difficile à comprendre... E’ anzitutto molto difficile riuscire
a comprendere il perché. Io non riesco a capirlo. Sono molto triste perché c’era apprezzamento
e stima per il dialogo avviato ma le autorità hanno deciso di fare questo senza informarci.
D.
– Quindi le promesse che erano state fatte lo scorso inverno non sono state mantenute…
R.
– Non, pas du tout! No, assolutamente no!
D.
– Come hanno reagito i cattolici?
R. – Les catholiques sont en colère... I
cattolici sono in collera ma per tutta la mattina sono venuti e hanno pregato.
D.
– Cosa rappresenta per i cattolici di Hanoi ed anche dell’intero Vietnam questa proprietà?
R.
– C’est vraiment un symbole. C’est le symbole de la communion... E’ un vero
simbolo. E’ il simbolo della comunione tra la Chiesa in Vietnam e la Santa Sede.
D.
– Mons. Kiêt, qual è il messaggio che volete trasmettere? Qual è l’appello che intendete
lanciare?
R. – Je voudrais demander la justice! Vorrei
soltanto chiedere giustizia!
Della difficile situazione
dei cristiani in Vietnam, Helene Destombes ha parlato con una suora, raggiunta
telefonicamente ad Hanoi, che per ragioni di sicurezza ha deciso di restare anonima:
R. – L’Etat
a la raison, a la télévision… Lo Stato ha la ragione, ha la televisione, ha i giornali.
Da parte nostra, noi non abbiamo niente, non abbiamo alcun mezzo per far conoscere
la verità al mondo intero. Fortunatamente grazie ai giovani preti che hanno ottime
conoscenze di informatica si riesce a mettere quotidianamente tutto sul Website. Ho
saputo oggi che è stata tagliata qualsiasi comunicazione telefonica o di altro genere
tra l’esterno e l’arcivescovado. Io stessa sono stata convocata dalla polizia e ho
detto che questa era una cosa di una pura e totale ingiustizia. Ho anche detto che
queste sono cose interne alla Chiesa ed hanno riconosciuto che quello che dicevo era
giusto. Per quanto ci riguarda in queste ore stiamo pregando molto; noi religiose,
i preti e i laici preghiamo molto, perché tutto questo non finisca per essere un episodio
estremamente triste tra la Chiesa e il governo. Bisogna pregare, pregare tanto. Noi
crediamo molto nella preghiera.