Incontro mondiale delle famiglie in Messico: intervista con il cardinale Antonelli
"La famiglia, formatrice ai valori umani e cristiani". Su questo tema si articola
il VI Incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Città del Messico dal 16
al 18 gennaio 2009. Diocesi, famiglie, associazioni e movimenti sono già al lavoro
da tempo sia per partecipare direttamente a questa grande festa, che si ripete ogni
tre anni, sia per seguirla nei propri Paesi. A tal fine il Pontificio Consiglio per
la famiglia ha redatto dieci catechesi preparatorie, disponibili per ora in sei lingue,
scaricabili dal sito web ufficiale dell'Incontro: www.emf2009.com. Nel sito si trovano
anche altri sussidi e documentazione, ed è possibile iscriversi alle giornate di Città
del Messico. Tre gli avvenimenti principali: il Congresso teologico-pastorale dal
14 al 15 gennaio; la festa delle Famiglie, sabato 17 gennaio, nell'atrio della Basilica
di Santa Maria di Guadalupe, con la meditazione dei cinque misteri del Rosario e la
testimonianza di cinque famiglie dai diversi continenti; la celebrazione eucaristica
conclusiva domenica 18 gennaio, nella Basilica di Guadalupe. Il cardinale Ennio
Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, parlando con i
giornalisti, ha confermato che il Papa non potrà essere presente a Città del Messico,
ma seguirà da vicino l'evento, come spiega in questa intervista rilasciata a Pietro
Cocco:
R. – La cosa
importante è che si stanno già studiando le modalità di partecipazione del Papa, che
non andrà fisicamente, ma si farà presente al Congresso in maniera molto concreta
e molto forte, perché gli sta molto a cuore.
D. –
Eminenza, questo è il suo primo appuntamento pubblico a livello mondiale come presidente
del dicastero della famiglia. Quali sono le priorità - alla luce anche della sua esperienza
in diocesi - riguardo alla famiglia?
R. – E’ chiaro
che ancora non posso dire quali saranno le priorità che cercherò di portare avanti,
ma d’istinto, in base alla mia esperienza finora mi parrebbe di sottolineare due linee:
anzitutto la consultazione dei vescovi, delle Conferenze episcopali, delle famiglie
stesse e delle loro associazioni, delle istituzioni che si interessano della famiglia,
degli esperti e quindi cercare di attivare una più continua possibile consultazione
e collaborazione con tutte queste realtà; e, l’altra linea di impegno che mi sta particolarmente
a cuore, è quella di stimolare la pastorale ordinaria, affinché la famiglia diventi
non solo oggetto, ma anche soggetto della pastorale ordinaria delle parrocchie e delle
associazioni. Questo, indubbiamente, richiede una conversione ad una pastorale missionaria,
ad una missione permanente. E’ necessario creare delle reti di sostegno alla famiglia,
ma anche delle reti di base a livello di parrocchie.
D.
- Come vede il ruolo dei movimenti laicali, in questo senso?
R.
– I movimenti sono preziosi anzitutto perché sono esemplari dal punto di vista della
formazione delle famiglie cristiane e poi anche per le attività che dispiegano a vantaggio
delle famiglie. Direi, quindi, che i movimenti sono una sorta di grandi correnti che
lo Spirito Santo attiva, trasversali rispetto alle diocesi e alle parrocchie, per
vivificare la realtà pastorale ordinaria.
D. – A
proposito del tema dell’Incontro mondiale:“La famiglia, formatrice ai valori umani
e cristiani”. Oggi purtroppo la famiglia rimane anche argomento di divisione all’interno
della società. Come superare questa contrapposizione e quale può essere il contributo
della Chiesa?
R. – Io penso che dovremmo da una parte
sostenere, aiutare, accompagnare le famiglie che sono sane, perché possano sempre
di più vivere e testimoniare la bellezza della famiglia cristiana e possano, quindi,
diventare un Vangelo vivo. Far vedere che è possibile, che è bello, con la grazia
di Dio essere quello che siamo chiamati a diventare. Dovremmo poi, dall’altra parte,
farci carico delle sofferenze delle famiglie, prima ancora della divisione, per cercare
di ricostruire l’unità, la comunità, non lasciando sole le coppie nelle loro difficoltà.
C’è poi il problema delle famiglie divise e separate, ma anche qui bisogna essere
vicini, additando sempre la verità della famiglia e del matrimonio, ma anche accompagnandole
a fare i passi che possono nella direzione giusta. Non bisogna abbassare la montagna,
ma bisogna aiutare le persone a salirla con il loro passo.