2008-09-18 12:43:19

La Chiesa ricorda San Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti e degli aviatori


La Chiesa celebra oggi la memoria di San Giuseppe da Copertino, sacerdote francescano conventuale vissuto nel 1600, venerato come Patrono degli studenti e degli aviatori. Il Papa ha concesso l’indulgenza plenaria per il mese di settembre a quanti partecipano alle celebrazioni nel Santuario di Osimo, dove riposa il corpo del Santo. Sulla figura di San Giuseppe da Copertino ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti. RealAudioMP3

Giuseppe Maria Desa nasce nel 1603 a Copertino, in provincia di Lecce, in una stalla del paese, come Gesù. Il padre, per aver fatto da garante ad un amico per un affare poi fallito, era caduto in miseria e aveva dovuto vendere la casa. Rimasto presto orfano del papà, Giuseppe vive tempi durissimi con la mamma e i suoi cinque fratelli. Viene avviato ai lavori manuali più vari, ma appare inetto e distratto. Lui vuole diventare sacerdote. E’ accolto da vari conventi che lo cacciano subito perché ignorante e maldestro. “Quando mi hanno tolto la tonaca – disse una volta – è stato come se mi avessero tolto la pelle”. Riesce, aiutato di nascosto da un frate, ad entrare dai francescani conventuali: il suo compito è quello di custodire il mulo. Si fa chiamare “frate asino”. Per diventare sacerdote deve sostenere esami difficilissimi per lui, che è quasi un illetterato. Si affida a Maria che chiama “la Mamma mia”. Li supera miracolosamente. Un teologo dirà che non ha mai sentito ragionamenti tanto profondi. E lui replica: quando predichi ripeti: “Signore, tu sei lo Spirito e io la tromba. Ma senza il tuo fiato, nulla rimbomba”. Durante una Messa va in estasi e resta sospeso per aria, un fenomeno che si ripeterà spesso. Lo definiscono il Santo dei voli. Folle di pellegrini cominciano a seguirlo tanto da destare i sospetti dell’Inquisizione. E’ denunciato come eretico, interrogato e costretto all’isolamento. Subisce tutto con obbedienza e mitezza. Scagionato da ogni accusa gli viene intimato di seguire una vita ritirata. Dirà: “il patire per amore di Dio è un favore singolarissimo, che il Signore concede a coloro che ama”. E poi ancora: “o sei oro o sei ferro: se sei oro, la sofferenza ti purifica; se sei ferro la sofferenza ti toglie la ruggine”. I patimenti e le fatiche lo debilitano. Ma lui dice: “morirò quel giorno che non prenderò ‘lo Pecoriello’, ovvero l’Agnello, l’Eucaristia. E così avvenne ad Osimo, in provincia di Ancona, in seguito ad una malattia, il 18 settembre del 1663, dopo una vita vissuta nella povertà e nella gioia secondo questo suo motto: “Chi ha la carità, è ricco e non lo sa; chi non ha la carità, ha una grande infelicità”.
 
Ma quale messaggio ci lascia San Giuseppe Copertino? Sergio Centofanti lo ha chiesto all’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli: RealAudioMP3
R. – Il messaggio di una santità semplice, di una santità feriale, direi una santità possibile, fatta di una obbedienza piena e nella semplicità del cuore. Due suoi atteggiamenti credo che siano proponibili anche nel mondo di oggi, per recuperare uno stile di santità nel quotidiano: la presenza di Dio e l’amore di Dio che si fa preghiera e la consapevolezza che l’Uomo ha una volontà … lui dice: “L’unico dono che l’uomo possiede è la volontà, ma lo deve correggere perché solo correggendo la volontà si adorna la vita di opere sante”. E questo è un messaggio secondo me molto semplice ma molto attuale nel contesto umano, sociale e religioso in cui viviamo.
 
D. – Tanti studenti si rivolgono a San Giuseppe da Copertino. E’ iniziata in questi giorni la scuola: che augurio vuole rivolgere a tutti gli studenti?
 
R. – Guardi, da anni sono abituato a scrivere un messaggio agli studenti per l’inizio dell’anno scolastico. Quest’anno il messaggio ha un titolo un po’ curioso: “Andare a scuola per disimparare”. Disimparare nel senso di imparare tutte quelle cose che sono contrarie ad una logica del mondo, alla cultura dell’apparenza. Cioè, la scuola deve aiutare i giovani a disimparare ciò che non va imparato! 







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