2008-09-17 15:04:20

India: attaccato un convento carmelitano nel Madhya Pradesh. Un vescovo denuncia: motivi elettorali dietro le violenze anticristiane


In India, dopo l’ondata di violenze contro i cristiani in Orissa, nuovi attacchi sono avvenuti nel Madhya Pradesh: un convento carmelitano è stato attaccato e una chiesa siro-cattolica è stata incendiata. Nei giorni scorsi, altri Stati dell’India sono stati teatro di attacchi: nel Karnataka, radicali indù hanno attaccato, domenica, diverse chiese e luoghi di culto. Un asilo cattolico è stato inoltre assaltato da sconosciuti, nella notte tra domenica e lunedì, in un distretto dello Stato del Kerala. Dietro queste violenze - sostengono vari analisti - c'è la mano di fondamentalisti indù sostenuti da partiti nazionalisti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Sono anche motivazioni politiche ad alimentare, in alcuni Stati dell’India, il dramma delle violenze contro non indù, in particolare cristiani: gli attacchi - sottolineano diversi analisti - sono dettati dal tentativo dei fondamentalisti di rafforzare sentimenti patriottici, soprattutto in alcuni Stati. L’ondata di violenze contro le minoranze si sta concentrando, infatti, in aree dell’India dove il partito nazionalista induista ha maggiore presa sulla popolazione. In queste aree sono maggiormente contrastati gli sforzi per modificare il sistema delle caste. I partiti estremisti, attraverso il richiamo al nazionalismo e il ricorso alle violenze contro comunità non indù, cercano anche di raccogliere consensi in vista delle elezioni generali, che si terranno in India nel maggio del 2009. E’ quanto sostiene mons. Abraham Mar Jiulius, vescovo dei siro malankaresi della diocesi di Muvattupuzha:

 
“In Karnataka, il governo attuale è in gran parte amminnistrato da esponenti del partito politico induista. Tra loro ci sono anche alcuni gruppi fondamentalisti: forse vogliono prendere spunto dalla situazione in Orissa e ripetere l’attacco contro i cristiani. Mi sembra, però, che tutto questo avvenga anche con un obiettivo politico: in India, infatti, sono prossime le elezioni generali in India. L'intenzione è quella di rivolgersi alla popolazione indù per avere maggiori consensi alle elezioni generali”.

In India la Chiesa cattolica, fortemente impegnata nel difendere i diritti di ogni uomo, trova in alcuni Stati e a causa di alcuni gruppi estremisti, diversi ostacoli nel suo cammino per promuovere una società più giusta. In particolare, vengono aspramente criticate dai partiti nazionalisti le conversioni dei dahlit, i cosiddetti fuori casta, dall’induismo al cristianesimo. Secondo i fondamentalisti, sono ottenute con l’inganno, ma in realtà – fanno notare diversi osservatori – sono ostacolate perché minano il sistema delle caste: nel frenare le conversioni, i gruppi delle caste alte mirano, infatti, a mantenere lo status quo di sottomissione sociale ed economica dei dahlit. Ma non è solo la Chiesa ad invocare maggiore libertà: anche la Costituzione indiana difende la libertà di religione e di conversione, come spiega mons. mons. Abraham Mar Jiulius:

“Ci affidiamo alla Costituzione dell’India, secondo la quale l’India è uno Stato laico e davanti alla legge tutte le religioni sono uguali, hanno stessi diritti. Rimarremo tranquilli, domandando che siano rispettati i nostri diritti costituzionali; siamo disposti a rivolgerci anche alla Corte suprema perché siano riconosciuti i nostri diritti. Questi attacchi non ci spaventano”.

 
In base a dati forniti da 'All Union Catholic Union', le vittime nel solo Stato dell'Orissa sono state 45. Sono state distrutte inoltre 56 chiese, 11 scuole e 4 sedi di ONG. Sono stati attaccati 300 villaggi ed incendiate 4 mila case. Le violenze hanno costretto alla fuga più di 50 mila persone. Di queste, almeno 40 mila sono tuttora nascoste nella foresta.







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